Giovanna Iurato, prefetto della città abruzzese colpita dal terremoto, rideva con un altro funzionario dello stato, coinvolto nel massacro alla Diaz di Genova, della propria capacità di fingere le lacrime di fronte alla tragedia degli studenti sepolti dalle macerie. Un Paese cinico, incapace di commuoversi. Ed educato da “Scherzi a parte” e “Paperissima”
Evidentemente non erano bastate le gioiose risate degli imprenditori Francesco Maria De Vito Piscicelli ed accoliti, all’idea dei loro futuri profitti derivanti dalla ricostruzione de L’Aquila, colpita dal disastroso sisma del 6 aprile 2009. Oggi si scopre che anche il prefetto de L’Aquila, la ragusana Giovanna Iurato (in carica dal 26 maggio 2010 al 4 novembre 2012), rideva, pensando a quanto fosse stata furba nell’ingannare l’opinione pubblica fingendo commozione nel corso della deposizione di una corona di fiori davanti alla Casa dello Studente, avvenuta in memoria degli otto giovani morti nel crollo dell’edificio (video da Repubblica.it). La cerimonia, su suggerimento del padre della funzionaria di Stato, si era svolta il giorno stesso dell’insediamento della “signora prefetto” (vedi, a proposito della scomposta reazione di un altro prefetto, Andrea De Martino, di Napoli, i nostri servizi: Umiliato il prete anticlan: «Dica “signor prefetto”!»; La solita arroganza del potere italiano; I poliziotti stanno con don Patriciello).
La cinica gioia nell’aver saputo ingannare i cittadini de L’Aquila, invece, la si è scoperta grazie a un’intercettazione telefonica del 28 maggio 2010, da parte dei pm di Napoli, che indagano su una turbativa d’asta nell’inchiesta sugli appalti per la sicurezza nel capoluogo partenopeo. Gli indagati protagonisti della telefonata sono la stessa Iurato e un altro prefetto, Francesco Gratteri, presente e complice del massacro operato dalle forze di polizia all’interno della scuola Diaz di Genova al termine del tragico G8 del 2001. La prima – riportano inorriditi dal cinismo i magistrati napoletani – «scoppiava a ridere ricordando come si era falsamente commossa davanti alle macerie e ai bimbi rimasti orfani» (alla faccia della presunta sensibilità femminile e della altrettanto immaginaria diversità dei comportamenti uomo/donna…).
Che paese è l’Italia? Come si può avere fiducia nello Stato, nei suoi rappresentanti e nel tessuto civile? Altro che casta! Una miriade di funzionari che si sentono in diritto di rubare dalle casse statali, di far picchiare chi manifesta pacificamente e di schernire i morti! Ma chi li nomina? E con cittadini (?) da anni abituati a ridere in tv di beffe spesso di cattivo gusto (Scherzi a parte) o di incidenti e infortuni dalle conseguenze non sempre innocue (Paperissima e le varie Real Tv). Si è ormai in grado di distinguere realtà e finzione, strazio umano e finte lacrime? Intanto, nel corso dell’infausta puntata del 10 gennaio 2013 di Servizio Pubblico condotta da Michele Santoro, Silvio Berlusconi ha del tutto trasformato la politica in cabaret, anche imitando Peppino De Filippo-Pappagone nel gesto di pulire la sedia dove era seduto Marco Travaglio. Per denunciare storture e scandali ormai resta quasi solo Striscia la notizia, nel corso della quale si presenta tutto in modo leggero (e con finte risate di sottofondo). E, una risata, infine, seppellirà l’Italia, le sue macerie civili e culturali. Con gli stessi italiani che ridacchieranno e scherzeranno fino all’ultimo…
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno VIII, n. 85, gennaio 2013)
Caro Rino, a suo tempo, dissi in pubblico e scrissi su alcuni giornali che, dopo il terremoto, a L’Aquila e in Abruzzo rideva il 70 per cento delle persone. Tutte con la certezza di fare affari con la disgrazia. Dagli imprenditori, ai politici, alle persone comuni che pensavano di riempirsi le tasche e di rifarsi la casa nuova con i soldi dello stato. Il tempo, purtroppo, mi sta dando ragione. Questa è l’Italia. Non tutta evidentemente e fortunatamente. La vostra Emilia, per esempio, mi sembra ben diversa.
Caro direttore, non dovresti almeno sentire di persona la registrazione prima di accoltellare? E poi, i comportamenti non debbono essere sufficientemente ambigui tanto da permetterci di convivere? Pensa se si fosse come dei bambini cioè assolutamente sinceri: sarebbe un mondo invivibile.
Conosco almeno 10 buone motivazioni per ridere con rispetto di una disgrazia come quella dell’Aquila. Naturalmente ne conosco altrettante per irridere. Siamo sicuri che rientrassero nelle 10 irridenti? Noi socialisti non siamo mai stati forcaioli. E’ un tratto che ci ha sempre distinto dai cugini del Pci. Chiaro che in una fase elettorale come questa, tutto fa brodo. Ma il brodo “a tutti i costi” fa schifo.
Nenni, ricordo diceva: i puri trovano sempre qualcuno più puro che li epura…
Rimango stupito del fatto che in Italia ci siano ancora persone disposte a credere in questo Stato predone, corrotto fino all’ultima cellula, assassino e carnefice di intere generazioni, torturatore di cittadini e animato da 151 anni da una politica che ha fatto sempre e solo gli interessi di benestanti in genere e di una parte fisica del paese:il centro nord. Uno Stato da smembrare e ridurre ai minimi termini perché totalmente irrecuperabile, dove anche i partiti politici ormai sono morti da tempo (credo già dagli anni 80) e non garantiscono più nulla se non loro stessi. A l’Aquila tutti hanno fallito: Stato, Comune, Provincia, Regione, istituzioni e partiti. Hanno interposto i loro interessi a quelli della popolazione se è vero che tutto era stato previsto e scritto in un tomo corposo scritto dagli stessi esperti di vulcanologia e sismologia che non hanno provveduto a mettere in allarme le persone dai rischi dello sciame sismico che scuoteva tutti le case degli aquilani. Ma davvero pensate che qualche partito ci salverà? Dubito e medito.