Un tempo noti solo come mete turistiche, ora paesi con violenti conflitti interni. Molti esponenti politici laici uccisi dagli islamisti. Anche in Libia
Sono posti cui noi pensiamo con una certa curiosità e chi li ha visitati ne è rimasto senz′altro affascinato. Suggestioni diverse, che prima stordiscono, poi accarezzano la mente e infine cullano dolcemente l′immaginazione. Le moschee, i divani attorno a un basso tavolo imbandito, i tappeti ricamati, i mercati coi loro venditori insistenti, la socievolezza di chi sa molte lingue, le danze e gli abiti particolari, in una combinazione di musiche e colori.
Invece, siamo ancora nel pieno della Primavera araba. O forse no. Ma gli scontri sembrano non avere fine, come quando si dà una spinta a un pezzo del domino e tutti gli altri lo seguono nella rovinosa caduta. Come sappiamo, lo scorso 25 luglio, festa della Repubblica per la Tunisia – un avvertimento forse? – è stato ucciso a Tunisi dal franco-tunisino Boubaker El Hakim un altro oppositore al governo, Mohamed Brahmi, dirigente del Fronte popolare, a soli sei mesi di distanza dall′assassinio di Chokry Belaid. Un omicidio-fotocopia, ancora per mano dei salafiti, addirittura pare con la stessa arma.
Luoghi bellissimi, rimane il problema dell′estremismo religioso. Belaid e Brahmi, oppositori degli islamisti, l′hanno pagata cara e scoppiano in Tunisia rivolte e proteste. Si tratta di un nuovo capitolo nella storia della Tunisia o è sempre lo stesso e ci stiamo solo avviando verso una drammatica conclusione che vede una guerra tra islamisti e sinistra laica? Ennahda (il partito islamico al potere) ha condannato quanto successo e ha dichiarato che gli artefici del delitto altro non vogliono che una guerra fratricida. L′avranno? Ci dobbiamo preparare a un altro “scenario egiziano”? Intanto, anche in Libia un altro esponente laico, l’avvocato Abdessalem al-Mesmary è stato assassinato con conseguenze devastanti (vedi Dopo l’uccisione di al-Mesmary, manifestanti assaltano sede Fratelli Musulmani, in Notizie Geopolitiche).
Il Nord Africa sta subendo una vera e propria scossa. In Egitto continuano le ostilità, dopo che il capo delle Forze armate Abdel Fattah al–Sissi ha chiamato a manifestare contro il terrorismo tutti gli egiziani oppositori di Mohamed Morsi, il presidente eletto deposto (e arrestato con l’accusa di aver fatto spionaggio per conto di Hamas). Per tutta risposta i Fratelli musulmani hanno invitato i loro sostenitori a protestare per ottenere il rilascio di Morsi. Si tratta di una vera e propria chiamata: la guerra prosegue. E, in queste ore, appare tragico al Cairo il bilancio degli scontri islamisti-Forze di sicurezza: si parla di più di sessanta morti.
C′è chi ci vede un colpo di stato, c′è chi attende una rivoluzione, chi storce il naso ritenendo la religione come un problema che fa rimanere questi Paesi nell′arretratezza, chi si lamenta perché ormai non può partire per viaggi verso Monastir o verso Sharm el-Sheik. Ma se ami quei posti, li capisci anche. Tu puoi decidere di andare in quei siti per vacanza, scegliendo le località turistiche, optando per certi itinerari. Loro – i residenti – non possono scegliere niente, sono bloccati lì e basta.
Silvia Lodini
(LucidaMente, anno VIII, n. 91, luglio 2013)
L’islam abbraccia la democrazia allo stesso modo che il lupo abbraccia l’agnello. http://lepersoneeladignita.corriere.it/2013/07/30/arabia-saudita-direttore-di-un-sito-web-condannato-a-7-anni-di-carcere-e-600-frustate/
Intanto, nei pressi del valico di Rafah, al confine con la Striscia di Gaza, ignoti hanno assaltato alcuni posti di blocco. Anche se non è ancora chiaro la natura degli attacchi, l’intelligence egiziana – forse anche in collaborazione con un servizio segreto di un altro Stato della regione – ha fondati sospetti che il raid sia stati opera di islamisti e siann legati alla rimozione del presidente Morsi e al giro di vite contro i Fratelli Musulmani. Un soldato dell’esercito egiziano è rimasto ucciso.
altre informazioni sui sostenitori di morsi:
http://www.amnesty.it/Egitto-i-sostenitori-di-Morsi-hanno-torturato-Le-prove-raccolte-da-Amnesty-International