Negli anni scorsi alcune località italiane hanno ottenuto un incremento delle presenze turistiche grazie all’ideazione e alla costruzione di centri benessere termali, che non so se posso definire habitat naturali. Si tratta, infatti, in sostanza, di strutture artificiali, e tuttavia, anche nel bel mezzo della natura, è sempre piacevole farsi rinfrancare da tali elementi.
Luoghi concepiti anche per godere di una comodità di cui una famiglia può tranquillamente usufruire, proposta di un servizio e di un comfort per intrattenere le persone, che, invece, forse andrebbero lasciate a un loro libero itinerario fatto di strade note o da conoscere.
Il fatto, però, che tali centri siano congegnati soltanto con lo scopo di valorizzare il territorio per ricavarne un profitto maggiore rischia di rendere sempre più difficile un contatto diretto con il mondo incontaminato.
Il costo del piacere “turistico” – Molti viaggiatori scelgono all’ultimo minuto mete low cost con lo scopo di spendere meno. Al momento della vacanza vera e propria, però, si è disposti a spendere cifre esorbitanti perché si ritiene legittimo farlo, essendo la giusta ricompensa dopo un anno di lavoro. Il costo della vita viene sfruttato, spesso a dismisura, e a danno della libertà delle persone. Percepisco il denaro uscire con forza e peso dalle mie tasche, anche se in vacanza il denaro non ha peso: “Merito certi piaceri, quindi me li prendo, costi quel che costi!”. Ognuno di noi, me compreso, pensa e crede che a guidare il proprio percorso siano certi modi di pensare. In realtà, si dovrebbero rivalutare quei pochi posti incontaminati che resistono e dove l’idea di speculazione economica ancora non è del tutto dominante. Sarebbe bello se si abbandonassero i pacchetti turistici confezionati dalle agenzie di viaggi e ci si preparasse a un contatto con la natura personale, ma soprattutto semplice.
Un auspicio – Io credo e penso che certi luoghi sconosciuti debbano essere da noi esplorati, come fossimo guidati e attirati dalla forza più misteriosa e divina che esiste, vale a dire la natura, cercando di evitare composizioni mosaiche di folle nelle spiagge dove a volte persino muoversi è difficile. Bisognerebbe cercare di riscoprire il territorio dove viviamo e che ci circonda, giorno per giorno, senza cadere nelle tentazioni dei pacchetti viaggio, all’interno dei quali il pensiero di una scaletta dei giorni in vacanza stride nel mio cervello, e con tristezza non riesco più ad avere la mia libertà. Spero, pertanto, che nel campo dell’offerta turistica non si succedano le une alle altre le mode del momento. Un esempio di scelta in controtendenza rispetto a un mercato già sviluppato (vedi villaggi turistici) è quella del turismo “responsabile e di convenienza”, che mira a offrire e promuovere la conoscenza del territorio e della popolazione da parte del viaggiatore. Dunque prego che la gente affronti una vacanza pensando di andare incontro all’unione con la natura, che, per un periodo, lungo o breve che sia, ci accompagnerà con estrema dolcezza e forza nel corso della nostra vita vissuta da esseri umani.
L’immagine: Tiglio 20 aprile 2006, del nostro fotografo Giordano Villani.
Alessandro Nicolis
(Lucidamente, anno II, n. 20, agosto 2007)