C’è un seguito nella storia del papiro, proveniente dall’Egitto, che si fa risalire al I secolo a. C., di cui ci siamo occupati qualche tempo fa sulle pagine di questa stessa rivista (Uno “strano” papiro scatena un giallo, in LucidaMente, n. 24). Ricordiamo che, nel 2006, acquistato dalla Fondazione per l’arte della Compagnia di San Paolo per la cifra considerevole di due milioni e settecentocinquantamila euro, il reperto è stato esposto per qualche tempo a Palazzo Bricherasio di Torino. Sarebbe dovuto poi andare a titolo di prestito al Museo Egizio di Torino, dove però non è mai arrivato.
Contiene la trascrizione di un brano (il secondo libro) di un’opera in undici libri, andata perduta: la Geografia di Artemidoro di Efeso del I secolo a.C., con disegni di carte geografiche, animali e figure umane, che suscitano interesse soprattutto negli studiosi di Antichistica e negli appassionati di Archeologia.
Un’inconsueta querelle – Il papiro di Artemidoro è divenuto, fino ad oggi, il centro di una straordinaria querelle non solo per gli esperti, ma anche per l’opinione pubblica, sia in Italia, sia all’estero. Ben presto, infatti, durante l’esposizione sono sorti dei dubbi sulla sua autenticità che, successivamente, dopo il riscontro di ricerche e confronti, sono stati confermati dal filologo Luciano Canfora, dell’Università di Bari. Egli ha affermato a più riprese, su riviste specializzate e quotidiani nazionali, che il frammento trascritto sul papiro non era assolutamente autentico, ma ricomposto insieme da frammenti già noti attribuiti ad Artemidoro, citati da altri autori in epoche successive. I contendenti – gli acquirenti del reperto coi propri consulenti e gli esperti di Antichistica – hanno divulgato pubblicazioni dettagliate. Dopo un primo testo romanzato, suggerito dalla Fondazione per l’arte della Compagnia di San Paolo di Torino e scritto nel 2006 da Ernesto Ferrero per i tascabili Einaudi col titolo La misteriosa storia del papiro di Artemidoro, è stato poi dato alle stampe da Canfora (per Edizioni di Pagina) il saggio in inglese The True History of the So-called Artemidorus Papyrus, recensito dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Dal 17 gennaio 2008, per la collana Storia e Società della Laterza, è in libreria un più voluminoso testo dal titolo Il papiro d’Artemidoro, cui ha collaborato, sempre sotto la guida di Canfora, un folto gruppo di studiosi, pure sulla scorta di nuove testimonianze documentarie. Queste confermano che i riferimenti al testo di Artemidoro, contenuti nel papiro, sono successivi alla sua presunta data di composizione e che la mappa della Spagna riportata è anacronistica.
Il falsario forse è Costantino Simonidis – A leggere i suddetti testi non dovrebbero esserci dubbi circa la complicata struttura del papiro in questione, ritenuto falso. La sua storia viene così ricostruita da Canfora: il rotolo, alto poco più di 30 centimetri e lungo circa due metri e mezzo, misure inconsuete nella tradizione dei classici, è attribuibile a un falsario dell’Ottocento, Costantino Simonidis, un greco della diaspora, non molto edotto in greco classico (donde gli errori linguistici numerosi nel reperto), nato nel 1824 e morto probabilmente nel 1890 ad Alessandria d’Egitto. Costui, già accusato d’aver più volte falsificato testi per burla nonché per profitto, raccolse parte dei frammenti dell’opera Geografia di Artemidoro e stese l’attuale reperto. Il rotolo, non si sa come, si dice che sia stato rinvenuto nel cavo della maschera d’una mummia per sorreggerne la forma, ma non porta traccia di gesso, colla o altro materiale usato all’occorrenza.
Conteso da Berlino e dall’Egitto per motivi diversi – Come se niente fosse accaduto in questi due ultimi anni e come se nessuna polemica fosse sorta, o forse proprio per sfruttare l’onda di curiosità che si è accesa, l’Altes Museum di Berlino ha esposto, a sua volta, il papiro insieme ad altri reperti, dal 12 marzo fino a giugno del 2008. Per giunta, a rendere incandescente l’iniziativa, s’è fatto avanti l’Egitto per richiedere indietro il suo reperto. E’ stata aperta un’istruttoria dal supremo Consiglio per le Antichità di quest’ultimo paese che si occupa del recupero delle opere trafugate e il noto archeologo egiziano Zahi Havass ha indirizzato un’istanza di restituzione del papiro di Artemidoro e di altri reperti. Non si prevedono dunque giorni tranquilli. Anziché ricomporsi, la questione si accende sempre di più.
L’edizione critica – A complicare il dibattito è giunta la tanto attesa edizione critica, la ricostruzione della forma originale del testo, compilata secondo i codici manoscritti cui esso rimanda e che è come l’atto ufficiale di trasmissione della sua lettura. L’hanno presentata i curatori, Claudio Gallazzi dell’Università di Milano, Barbel Kramer dell’Università di Treviri e Salvatore Settis, direttore della Normale di Pisa. Secondo i loro studi il papiro in questione contiene non l’opera originale di Artemidoro, ma una copia risalente al I sec. d.C. Pure le analisi chimico-fisiche avrebbero confermato che l’involucro esterno del reperto è risalente alla stessa data. Insomma, tutta un’altra storia. Intanto, nel papiro in questione non collima – oltre alle incongruenze linguistiche che rimandano a un’età molto più tarda, sembra bizantina -, la rappresentazione di alcune parti di figure umane, riprodotte nel verso, che sembrerebbe di fattura rinascimentale. Una incuriosisce in particolare, quella che ripropone il profilo d’un volto umano barbuto che potrebbe, addirittura, essere l’autoritratto di Simonidis stesso, quasi una sua firma.
Occorre attendere ancora… – Il dibattito dunque non è chiuso e il mistero che circonda il papiro è sempre più fitto. Forse ci vorranno anni e studi supplementari per fare luce su origini e circostanze della sua composizione, senza dubbio però a vantaggio degli studi delle epoche antiche. Dunque bisognerà aspettare ancora un po’ per sapere se l’attuale polemica ha permesso almeno delle ipotesi definitive. Si auspica un convegno generale in cui tutte le parti interessate alla discussione possano confrontarsi. Lo studio dell’Antichistica e in particolare l’Archeologia, comunque, si rivelano sempre più preziosi itinerari per chiarire i misteri del passato e riservano sorprese inedite agli appassionati.
L’immagine: un’immagine del “papiro di Artemidoro”.
Gaetanina Sicari Ruffo
(LucidaMente, anno III, n. 31, luglio 2008)