Il gruppo Wienerberger, leader mondiale nello sviluppo di soluzioni in laterizio, ha incontrato la stampa nel proprio stabilimento di Mordano (Bologna) per fare il punto sui vantaggi di un approccio attento alla scelta dei materiali e ai consumi. C’era anche “LucidaMente”: ecco la prima parte del nostro resoconto
Risparmio energetico, sicurezza, basso impatto ambientale. Tre obiettivi che una tecnologia del mattone fondata su elevati standard di qualità è in grado di soddisfare per gli anni a venire, nel rispetto delle indicazioni europee. È questo il messaggio che il colosso edile Wienerberger, rappresentato dal vicepresidente Atila Gülnaz, ha inteso fornire ai giornalisti di settore riuniti a Mordano (Bologna), principale sede italiana dell’azienda.
Durante l’incontro, si sono raccolte le riflessioni di due addetti ai lavori nel campo dell’edilizia sostenibile: Mario Zoccatelli, presidente del Green building council Italia (Gbc Italia), e l’ingegnere Fausto Savoretti, impegnato nella realizzazione di progetti a energia quasi zero. Alla conferenza ha fatto seguito un press tour nello stabilimento vero e proprio, con relativa spiegazione delle varie fasi lavorative dei materiali. Per il marchio austriaco è stata l’occasione di dare voce alla propria strategia commerciale, in un periodo in cui, in Italia, il mercato delle costruzioni vede un importante calo di investimenti. Una sorta di sfida, lanciata a un anno esatto dal terremoto in Emilia, per dimostrare che il laterizio costituisce una risorsa affidabile e flessibile.
Già da alcuni anni, a livello europeo, si è preso coscienza delle ricadute positive che una riqualificazione di edifici e aree urbane può garantire in termini di flusso di capitali nel settore e di crescita della competitività. Per questo motivo, sono stati introdotti alcuni criteri di valutazione sull’efficienza dei materiali in uso, a partire dai protocolli certificati Leed (Leadership in energy and environmental design), che prendono in esame l’impatto ecologico e la sicurezza abitativa. Rispetto a queste linee guida, Wienerberger si è mostrata addirittura in anticipo, riuscendo a soddisfare appieno gli obiettivi comunitari del 2020, in tema di progettazione e ambiente.
In particolare, la scelta di realizzare blocchi di laterizio porizzati ha garantito ottime prestazioni per l’isolamento termoacustico, che si traducono in bassi consumi giornalieri. A ciò si accompagna un’alta resistenza strutturale, resa possibile da una particolare disposizione delle facce dei blocchi, che limita l’impiego della malta e i rischi di fessurazione. Grazie a questo accorgimento, le conseguenze di fenomeni sismici sulla muratura portante risultano assai contenute: è il caso di una villetta di Finale Emilia, costruita secondo le soluzioni dell’azienda, che non ha riportato danni, pur trovandosi nell’epicentro del terremoto della scorsa primavera.
L’affidabilità delle prestazioni ha fatto sì che molti professionisti siano ricorsi a questi materiali per la messa in opera di progetti di largo respiro, come testimonia la case history della Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato) di Faenza, illustrata da Savoretti. Tuttavia, ad oggi, quello di Wienerberger resta un esempio virtuoso abbastanza isolato nel panorama del mercato italiano, che sembra ancora ignorare le direttive europee in materia di soluzioni biocompatibili. Come ha chiarito Zoccatelli, i rischi economici di questa condotta sono riassumibili in un preoccupante no plan, no money.
In altre parole, senza un piano di investimenti volto ad allineare, su certe misure qualitative, un vasto parco di edifici, il nostro mercato non sarà ritenuto appetibile e non riceverà aiuti. Per scongiurare questo scenario, i tempi sono stretti: entro aprile 2014 ogni stato membro dell’Unione europea dovrà presentare una propria strategia di intervento sul patrimonio immobiliare. Possiamo sperare che l’approccio di Wienerberger non rimanga un’eccezione, ma, anzi, sia adottato come paradigma. O è più facile che ci cada un mattone in testa?
Le immagini: lo stabilimento di Mordano (foto scattata dall’autore dell’articolo); la villetta antisismica di Finale Emilia.
Giulio Azzoguidi
(LucidaMente, anno VIII, n. 90, giugno 2013)