Nell’ultimo libro di Giovanni Nebuloni, “L’umile forma dell’immortalità”, edito da I libri di Emil, un intrigo internazionale alimentato da fanatismo e pazzia si interseca con le vite degli investigatori
La settima fatica dell’autore milanese Giovanni Nebuloni, fondatore della corrente letteraria Fact-Finding Writing, è un thriller internazionale che presenta un turbine di eventi nei quali si intrecciano misteri, torture e fissazioni. Sviluppato in diversi luoghi tra Italia, Ungheria, Romania, Stati Uniti, Egitto, Israele e Kashmir, L’umile forma dell’immortalità (I libri di Emil, pp. 336, € 16,00) presenterà il conto nel finale e ogni cosa andrà al suo posto, trovando il proprio logico perché.
In un contesto grigio e cupo – dove Interpol romana e ungherese, rom, organizzazioni segrete e transumanisti che inseguono l’obiettivo dell’eternità la fanno da protagonisti – il libro coinvolge chi ama i colpi di scena propri dei generi “giallo” e “rosa” alternati a quelli a tinte nere, passando da fratelli ritrovati a morti cruente, da vispe tredicenni che catturano il cuore di super poliziotte a esplosioni di teste e pazzi che si credono Cristo. In particolare, la storia subisce importanti scossoni da un «Principe delle tenebre» – così denominato niente meno che dagli agenti dell’Interpol – una figura inquietante che lascia trasparire presto la sua vera natura, bilanciata e combattuta dalla positività di una giovane agente. La trama è densa e fa rimbalzare il lettore da Roma a New York a Marradi a Tel Aviv e in svariati luoghi dove compaiono nomi e accadono eventi da tenere a mente per il momento clou, un finale che tira le fila di ogni discorso apparentemente in sospeso. Una conclusione dilatata, che regala un’emozione rassicurante sotto il cielo stellato della Transilvania e mantiene sia il carattere descrittivo sia il ritmo corposo dei passi fondamentali del romanzo.
La storia, che dura sette giorni come la creazione del mondo, si dipana su uno sfondo poliziesco ma in essa spuntano scienza (con tecnicismi di genetica e biologia), fede (Cristianesimo, Ebraismo e un’oscura «Nuova Religione» da perseguire attraverso forme di tortura) e digressioni storico-linguistiche sull’etnia rom. Tali punti si inerpicano uno sull’altro, radicandosi nella missione di torbidi fanatici di ricercare in ogni modo l’immortalità. Come? Facendo esperimenti su cavie «zingare», con la costante ossessione della figura e dei messaggi di un Cristo stravolto. Nelle pagine di Nebuloni, inoltre, si trovano anche vocaboli e canzoni romani, citazioni dalle Sacre Scritture e il mistero della creazione di meduse letali.
La Fact-Finding Writing, alla quale, come le precedenti opere dello scrittore, è riconducibile e improntato il romanzo L’umile forma dell’immortalità, è una corrente letteraria ideata dal traduttore e narratore milanese. In quanto scrittura conoscitiva, essa si prefigge di chiarire i numerosi e innumerevoli “perché” sull’esistenza umana; segue poi la curiosità di tentare un’impresa – diciamolo – impossibile ma, in particolare, predomina il desiderio fiducioso di farcela, alimentando la sete di mistero e la voglia di risposte, interpretando l’esigenza comune di apprendimento e consapevolezza. «Tutti noi vogliamo capire il motivo per il quale siamo qui, sappiamo che non ci riusciremo mai eppure speriamo sempre di arrivarci o di acquisire ulteriore conoscenza», dice Nebuloni, spiegando così le ragioni e le origini della sua invenzione.
La nostra rivista si è spesso occupata della produzione narrativa di Giovanni Nebuloni. Ecco un elenco degli articoli già pubblicati, a firma di vari redattori: La Fact-Finding Writing come forma conoscitiva «…i luoghi dove più si addensava l’energia dell’universo» «La testa era collegata a fili che pendevano dall’alto» Realtà e finzione nel “fact-finding writing” Una tela di mistero tessuta da religioni, servizi segreti e amore Nel ventre profondo della divinità Dalla metropolitana alla steppa mongola Un oscuro enigma di 3500 anni fa Un rapido succedersi di abili e sorprendenti colpi di scena «Il “doppio” può essere la morte» La polvere eterna di Giovanni Nebuloni«È una ”kippot”, non devi toccarla!»
Le immagini: la copertina del libro di Nebuloni e una medusa.
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente, anno IX, n. 108, dicembre 2014)