“È il cielo di Napoli. Davanti a noi centinaia di enormi bombardieri su più piani oscurano il cielo come uno sciame di cavallette con la scorta che le ronza intorno incessantemente. Dalla nostra radio parte l’ordine di assalto. Ci dividiamo subito i compiti: il primo scaglione ingaggia la scorta, mentre noi del secondo attacchiamo quell’altra massa di metallo che in un sol momento vomita tutto il fuoco del mondo”.
Carlo Saggiomo, valente medico di prima linea, biologo, attivo al 118, con la passione del volo e pilota egli stesso, ha voluto raccontare la storia sconosciuta di quegli eroi dell’aria che difesero la città di Napoli durante i cento e uno bombardamenti che la città subì nel corso della Seconda guerra mondiale. Nel saggio I cacciatori del Vesuvio. Trenta eroici piloti a difesa del cielo di Napoli contro cinquecento bombardieri anglo-americani (Controcorrente Edizioni, pp. 198, € 10,00), ha condensato quattro anni di appassionate e rigorose ricerche negli archivi dell’Aeronautica Militare, a Roma, e dell’aeroporto napoletano di Capodichino. Con il rigore dello storico, libero da condizionamenti di parte, ci fa rivivere l’epopea dei cacciatori della Regia Aeronautica che quotidianamente vegliavano sulla città martire.
Un combattimento impari – Sono pagine piene di pathos e, anche se l’autore, attingendo agli scarni rapporti di volo dei piloti che hanno vissuto quell’epopea, non indulge alla retorica, la passione emerge prepotentemente dall’atmosfera che si leva a poco a poco dalla mitica realtà dei rapporti e dalle cifre iperboliche delle fortezze volanti scaraventate su Napoli. Si rimane avvinti da questi combattenti che affrontano la morte ben coscienti dell’inferiorità dei mezzi con cui si battono contro un nemico prepotentemente armato e animato da volontà distruttrice, bombardando e persino abbassandosi a mitragliare con feroce protervia le squadre di soccorso che scavavano i feriti tra le macerie. In questa lotta impari molti, troppi generosi piloti da caccia non sono tornati, ma gli altri, i superstiti, sempre più ridotti di numero e, sia pure con nuovi aerei man a mano potenziati e perfezionati – i MC 200, i MC 202 e infine i mitici MC 205, i caccia Reggiane -, continuarono a battersi indomiti, ma sempre più svantaggiati, contro nugoli continuamente crescenti di nemici armati grazie allo strapotere dei mezzi finanziari.
Cavalleria dei piloti napoletani e viltà degli anglo-americani – Eppure i nostri eroici piloti del XXI e del XXII Gruppo da Caccia Terrestre continuavano a combattere cavallerescamente; non infierivano mitragliando il nemico sconfitto se si salvava col paracadute. Il tenente pilota Riccardo Monaco ricevette in omaggio, da un pilota americano che aveva abbattuto, un pugnale d’argento. Il pilota americano era rimasto sbalordito dalla magnanimità del pilota italiano, che, infatti, non si era accanito a mitragliarlo mentre si stava salvando col paracadute. E già, perché loro, invece, “i civilizzatori”, i fanatici dell’Apocalisse, i bacchettoni americani che presumevano di essere protetti e missionari del Creatore dell’Universo, quando riuscivano ad abbattere i nostri, li perseguitavano vigliaccamente fino ad assassinarli appesi al paracadute. Era la norma anche per gli inglesi. Ma tant’è, gli anglo-americani non si vergognavano neanche di attaccare i bianchi idrovolanti di soccorso con ben visibili i contrassegni della Croce Rossa, quando ammaravano per soccorrere i naufraghi, e non esitavano neppure ad attaccare e affondare, quando potevano, anche le navi ospedale. D’altronde nei bombardamenti non risparmiavano certo chiese e ospedali, per quanto grandi e visibilissimi contrassegni avessero sui tetti.
Combattere “dalla parte sbagliata” – E’ stata “la lotta del sangue contro l’oro”. Quello slogan, che ebbe all’epoca tanta fortuna, non è rimasto uno slogan retorico: è stato invece una fotografica, tangibile sintesi di una lotta epica che ha coinvolto i continenti. I vincitori, e tutti gli altri, che son corsi ad arrembare il carro dei vincitori per mettersi al servizio del nuovo ricchissimo padrone, si sono affrettati a bollare i vinti con ogni mistificatorio oltraggio e solo in seguito, con larvata benevolenza, hanno loro consentito un po’ di buona fede, sentenziando, però, che avevano combattuto dalla parte sbagliata. Pur tuttavia, “la parte giusta” oggi opprime e invia soldati a combattere dappertutto, finanziando i partiti di governo nonché quelli di opposizione addomesticata. In questo sistema mistificatorio, la democrazia dei partiti è utile mezzo di asservimento dei popoli alla schiavitù del sistema capitalistico, che ne sfrutta il lavoro servile, lucrando cifre iperboliche attraverso le smisurate speculazioni mondiali delle multinazionali.
I liberatori oggi dominano il mondo – I giganteschi, armatissimi bombardieri Liberator, le fortezze volanti, cui fu imposto tracotantemente tale nome, sono venuti a “liberare” beffando Napoli e le altre nostre città, arandole con migliaia di bombe di grosso calibro per imporre ai sopravvissuti una classe dirigente, una casta di cui il popolo finalmente sta comprendendo la vacuità. Intanto i bombardamenti liberatori continuano ancora oggi nel mondo, sempre per imporre una democrazia arrendevole e facilmente influenzabile ai fini, come detto poco sopra, dell’asservimento inavvertito delle masse distratte.
L’immagine: la copertina del volume.
Francesco Fatica
(LucidaMente, anno III, n. 27, marzo 2008)