“Che vergogna, che miseria aver detto che le bestie sono macchine prive di conoscenza e di sentimento, che fanno sempre le loro operazioni allo stesso modo, che non imparano nulla, non perfezionano nulla, ecc.! […] Applica allora il medesimo giudizio a quel cane che ha perduto il suo padrone, l’ha cercato per tutte le strade con guaiti dolorosi, torna a casa, agitato, inquieto, sale, scende, va di camera in camera, trova finalmente nello studio il padrone che ama, gli testimonia la sua gioia con la dolcezza dei suoi guaiti, con i suoi salti, le sue carezze. Dei barbari afferrano questo cane, che supera tanto l’uomo in amicizia: lo inchiodano su una tavola, e lo sezionano vivo per mostrarti le vene meseraiche. In lui scopri tutti quegli stessi organi sensori che sono in te. Rispondimi, meccanicista, la natura ha forse sistemato tutte le molle del sentimento in quest’animale perché non senta? Ha dei nervi per essere impassibile? Non supporre tale impertinente contraddizione nella natura”.
(dalla voce Bestie del Dizionario filosofico, Newton Compton, 1991)
François-Marie Arouet, ovvero Voltaire (1694-1778)
LA RILETTURA
Come vivere felici pensando di non avere obblighi morali. Lezione prima: non leggere questo articolo. Sono passati ormai alcuni anni da quando il dottor Judah Folkman, pediatra al Children’s Hospital di Boston, assurse a fama planetaria annunciando di essere sulla buona strada per l’individuazione di una terapia efficace per la cura del cancro, terapia che all’epoca era in fase di sperimentazione sui topi.
Non sappiamo esattamente in che fase sia ora la ricerca, ma temiamo che l’unico risultato che un’indagine di questo tipo possa apportare (oltre ovviamente ai cospicui finanziamenti che sono piovuti sulla struttura nella quale il medico statunitense sperimenta) sia la scoperta di una terapia che agisce su tumori indotti su topi sani, che poco o nulla hanno a che vedere con le patologie umane. Gli stessi medici sostengono che già solo le tipologie dei tumori umani sono centinaia, ed anche molto diverse tra loro.
Ricordiamo che il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, interpellato sul clamore che le ricerche di Folkman avevano destato, argutamente rispose che “occorre rallegrarsi del fatto che attualmente, se si è un topo e si soffre di un tumore alla schiena, ci sono buone possibilità di cavarsela”.
Profitti sullo strazio degli animali – Ricerche di questo tipo, durante le quali si massacrano nelle maniere più impensabili milioni di animali inermi (anche domestici, come cani e gatti) e condotte da schiere di “sperimentatori” in tutto il mondo, non stanno facendo altro che ritardare il vero progresso medico-scientifico, che avrebbe bisogno di un nuovo approccio all’uomo nella sua interezza, alla maniera ippocratica. Occorrerebbe una nuova generazione di scienziati, votata all’analisi clinica ed allo studio dei complessi meccanismi che regolano i processi patologici dell’uomo nell’ambiente in cui vive. Ma siamo purtroppo coscienti del fatto che anni passati con dedizione in una corsia di ospedale non daranno mai i profitti e gli onori che possono derivare dalla sperimentazione biomedica e biochimica praticata tramite la vivisezione; e, se poi i risultati di tali “sforzi” saranno inapplicabili all’uomo, non importa, si chiederanno nuovi finanziamenti e si massacreranno inutilmente altri migliaia di animali. Così, un ente di ricerca italiano come il Mario Negri di Milano ha speso 250.000 euro in una ricerca sulla “neuropatia diabetica dolorosa”, con largo impiego di innocenti animali da laboratorio, per poi alla fine spiegarci candidamente di ritenere “inconclusivi gli studi su possibili interventi terapeutici a tutt’oggi sperimentati”. Vale a dire, due anni di lavoro, di strazio di animali e centinaia di migliaia di euro non hanno condotto ad alcuna conclusione! E tale ammissione è dovuta non certo alla sincerità e alla trasparenza dell’ente, quanto alla necessità giuridica di chiarire in quale fumo si fossero dissolti i denari dei contribuenti…
Per una nuova concezione medico-scientifica – C’è qualche uomo di buon senso che crede davvero che questi “validi ricercatori” troveranno nelle carni martoriate di cani e scimmie la cura per il diabete? Non sarebbe più proficuo, con una parte di quei soldi investita in informazione seria, per esempio, spiegare agli italiani che un’alimentazione più sana ed un po’ di attività fisica riducono sensibilmente, in molti casi, il rischio di contrarre il diabete? Già nella seconda metà del Settecento, quando si cominciavano appena a capire i meccanismi della circolazione sanguigna nel corpo umano, il grande Voltaire era in grado di affermare nel suo Dizionario filosofico (1769), come si è visto nella citazione introduttiva, che cercare la soluzione dei nostri mali e delle nostre debolezze sventrando degli sventurati animali è un grave errore. Ciò è ancor più inaccettabile in quanto richiede che l’uomo ponga arbitrariamente se stesso al centro del sistema naturale, esonerandosi vilmente dai doveri che la sua condizione di essere razionale e sensibile gli imporrebbe. E le ricerche sulla sclerosi multipla e l’ischemia celebrale, condotte vibrando martellate sui crani di esseri che condividono con noi più l’esperienza del dolore che la struttura fisiologica, cosa potranno darci se non una schiera di sperimentatori refrattari ad ogni etica e privati del sentimento dell’empatia? Pensiamo che sia giunto il momento di svegliarci dal nostro torpore e di spingere dal basso per la nascita di un’era nuova nella cultura scientifica.
L’immagine: la copertina de L’imperatrice nuda di Hans Ruesch, l’opera che per prima denunciò l’orrore della vivisezione e gli errori di fondo della medicina ufficiale.
Diego Salimbeni
(LucidaMente, anno I, n. 7, luglio 2006)