Il legame vivi-morti trattato con commovente delicatezza nel romanzo “Quando cadrà la pioggia tornerò” (SuperPocket Editrice) del giapponese Takuji Ichikawa
Leggendo la trama del romanzo del narratore giapponese Takuji Ichikawa Quando cadrà la pioggia tornerò (ora in SuperPocket Editrice, pp. 268, € 5,90), si ha l’impressione di venire improvvisamente catapultati in un mondo lontanissimo; in una dimensione sospesa oltre il tempo. Sarà l’ambientazione in una terra – il Giappone – a noi così distante. Sarà perché oggi è sempre più raro desiderare di trovare un Amore che duri tutta la vita. Sarà pure perché difficilmente la letteratura occidentale contemporanea ci propone pari sensibilità e rispetto verso le persone.
Takumi è un giovane vedovo che soffre di ipocondria, di attacchi di panico e di una serie di fobie tanto assurde da sfiorare talvolta l’inverosimile. Lottando più contro queste angosce che contro la solitudine, cerca di allevare come meglio può Yuji, il figlio di sei anni che appena dodici mesi prima ha perso la madre. Mio – mamma dolce e moglie premurosa – è infatti scomparsa a ventotto anni per una malattia tanto misteriosa quanto fulminea. La promessa che la donna, poco prima di morire, aveva fatto al marito è racchiusa nel titolo del romanzo: il primo giorno di pioggia sarebbe scesa da Archivio, il pianeta su cui continuano a vivere le anime di chi non c’è più. Sarebbe riapparsa per rendersi conto se padre e figlio avevano nel frattempo imparato a organizzare la loro vita anche senza di lei.
E incredibilmente, a un anno di distanza, il primo giorno di pioggia, Takumi e Yuji, quasi per caso scorgono una figura a loro familiare: una donna uguale a Mio, accovacciata fra i ruderi di una fabbrica. Stesse sembianze, identica voce, ma nessun ricordo della propria vita terrena. Inizia così un periodo – di sei settimane – durante il quale padre e figlio, pur consapevoli che probabilmente si tratta del fantasma di Mio, che prima o poi tornerà su Archivio, rivivono con lei i momenti passati insieme. Il susseguirsi degli eventi e la nascita della delicata storia d’amore tra Takumi e la moglie, in cui predomina il rispetto dell’uno verso l’altra, vengono svelati poco a poco grazie al racconto che l’uomo rivolge alla donna ritrovata, rinnovando di volta in volta l’incanto del sentimento amoroso.
L’angoscia di perdere nuovamente una persona cara e la curiosità di scoprire chi sia la donna misteriosa permangono per tutta la lettura del libro; ma sono ben calibrate da momenti che sfiorano la comicità, nonché da una ritrovata serenità che talvolta pervade anche il lettore. Dalla prima all’ultima riga del libro, infatti, è espressa l’idea che la morte non sia un evento definitivo che divide le persone. Appare piuttosto come un periodo transitorio di separazione, nel corso del quale a chi non c’è più è addirittura concessa una seconda possibilità: quella di portare a compimento ciò che era rimasto irrisolto nel corso della prima esistenza. Discutibile il finale, con un disvelamento del mistero che lascia esterrefatto tanto il protagonista quanto il lettore.
L’immagine: le copertine delle due edizioni italiane di Quando cadrà la pioggia tornerò.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno VIII, n. 90, giugno 2013)