Fabio Ghioni, pirata informatico di fama mondiale al servizio della Telecom all’epoca di Tronchetti Provera, ci parla del suo ex lavoro e dei rischi del web, dai dati sensibili incancellabili ai trafficanti di organi
Il quarantottenne Fabio Ghioni, ex hacker (in arte “ombra divina”) al servizio della Telecom dell’era Tronchetti Provera, ha preso parte al secondo appuntamento del Sabato del Villaggio, dal titolo La Repubblica degli Hacker fa paura, tenutosi lo scorso 25 febbraio al teatro Grandinetti di Lamezia Terme. Ghioni è noto per aver usato la sua squadra di hacker per attaccare il gruppo Rcs e il suo manager Vittorio Colao, per l’aggressione informatica ai server del Corriere della Sera, ma soprattutto per aver prelevato, quando era responsabile del Tiger Teamdella Telecom, tutti i dati dall’agenzia di investigazione più famosa al mondo, la Kroll International, al fine di preservarela Telecom dai suoi attacchi. Accusato di associazione a delinquere finalizzata a incursioni informatiche, è stato per cinque mesi in isolamento per custodia cautelare ed è uscito dal processo Telecom il 28 maggio 2010, una volta caduta l’accusa di appropriazione indebita e patteggiata la pena per associazione a delinquere a tre anni e quattro mesi di reclusione. Gli abbiamo posto alcune domande.

«Il termine non ha un’accezione negativa; si tratta di una persona curiosa che pensa fuori dagli schemi. In informatica l’hacker cerca di smontare un sistema tecnologico per cercare elementi deficitarii del sistema e portarli allo scoperto. Ad esempio, la vulnerabilità di Windows è stata scoperta dagli hacker. Ma il termine ha un’accezione universale non prettamente rivolta alla tecnologia. L’hacker è una figura che dovrebbe essere presente in tutti i sistemi».
Accusato di associazione a delinquere finalizzata a incursioni informatiche, lei è stato per cinque mesi in isolamento per custodia cautelare. Questo periodo di tempo vissuto in isolamento quanto l’ha segnata?«Chiunque nelle mie condizioni sarebbe andato fuori di testa. Ho utilizzato tutto il tempo facendo yoga e arti marziali e scrivendo il romanzo La nona emanazione».

«L’utilizzazione di tutte le strumentazioni informatiche in grado di operare un sistema di controllo globale. Ed è la ragione per cui è stato creato internet, che in fondo è un po’ come il Gps (Global Position System), usato nel settore militare per esercitare una sorta di controllo».
Lavorerebbe ancora per la Telecom?«Sì, ma non mi interessa più di tanto. Non c’è un luogo ideale per monitorare il fenomeno del controllo».
Cosa pensa dei social network, ad esempio di “facebook”?«La rete può essere uno strumento manipolatore di un sistema in grado di entrare nelle case per scoprire usi e pensieri intimi delle persone. Nel mio profilo di facebook ho appositamente inserito dati falsi per sviare qualsiasi incursione. Facebook è un sistema di schedatura di massa volontaria. Bisognerebbe farne un uso molto parsimonioso. È necessario tener sempre presenti due questioni: la prima è che ci può essere chiunque dall’altra parte della rete, la seconda è che ciò che si mette su internet rimane in memoria e non viene mai cancellato».

«Il più grave problema è il traffico di organi di bambini. Esistono liste on line e pericolosissime organizzazioni criminali dietro questa attività».
E come ci si può difendere da queste organizzazioni?«Purtroppo è un ambito molto pericoloso ed è meglio starne lontani».
Altri due articoli già pubblicati sul numero 74 del febbraio 2012 di LucidaMente, anno VII, n. 74, febbraio 2012, si sono occupati del problema della libertà di navigazione sul web e dei tentativi di sottoporre a controllo i siti della rete: Giuseppe Licandro, Salvata la libertà d’informazione sul web e Gianvito Piscitiello, La guerra Fbi-pirati informatici.
L’immagine: Paolo Ghioni intervistato dalla nostra redattrice.
Dora Anna Rocca
(LucidaMente, anno VII, n. 75, marzo 2012)
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