L’opzione “A” per la scuola pubblica stravince il referendum di Bologna. Una affermazione dei cittadini liberi, laici e onesti, ma anche per la nostra rivista. Il nervosismo degli sconfitti e i loro insulti fascistoidi
Ora possiamo ben dirlo. Non ce l’aspettavamo. Non riuscivamo neanche a immaginare e sperare nella possibilità che un piccolo gruppo di cittadini, senza mezzi né alcun potere politico, economico, massmediatico, potesse vincere contro una soverchiante forza costituita da un’ammucchiata informe e tenuta assieme solo da interessi molto “concreti” quale quella Pd-Curia-Pdl-Sc-Lega Nord-Coop-Cl-neofascisti-il Carlino-maggiorenti bolognesi-industriali-artigiani e chi più ne ha, più ne metta.
Da pochi minuti appare evidente che circa il 60% dei cittadini bolognesi ha optato per l’opzione “A” nella consultazione referendaria tenuta domenica 26 maggio. Vale a dire che essi desiderano che i soldi pubblici vadano alle scuole pubbliche e non alle “paritarie” private, ovvero cattoliche. Vale a dire che respingono il mostruoso intreccio di interessi finanziari che sta alla base del cosiddetto “sistema integrato”. Vale a dire che essi vogliono un sistema educativo e formativo libero, aperto, pluralista, laico. E lo hanno fatto recandosi numerosi ai seggi referendari, diversi dai consueti, e peraltro disposti in un modo che non sempre favoriva l’affluenza. Sono infatti andati alle urne quasi 90.000 cittadini. E di questi tempi non è poco.
Un piccolo merito ce lo prendiamo anche noi di LucidaMente, tra i fondatori di Rete laica Bologna, che solo tre anni fa si formava avendo come primi obiettivi il registro comunale dei testamenti biologici (vedi gli articoli linkati in fondo a Per un’eutanasia legale) e rivedere il finanziamento comunale alle scuole private. Da allora, coi nostri piccoli mezzi, non abbiamo mai cessato di diffondere e appoggiare con la nostra testata le battaglie di laicità. Nelle settimane precedenti la data della consultazione referendaria e soprattutto nella sua imminenza, abbiamo inviato decine di migliaia di inviti per la “A” agli iscritti bolognesi alle nostre mailing list. Sempre, com’è nostra abitudine, informando correttamente.
Dalla folta schiera degli sconfitti emergono prima sorpresa, poi nervosismo, quindi arroganza. Incredibilmente scandalose alcune dichiarazioni di esponenti del Partito democratico (Edoardo Patriarca, Francesca Puglisi e altri), che hanno minimizzato la vittoria della “A”, per la scarsa – a dir loro – partecipazione al voto. Argomentazione molto strana per chi in Sicilia, considerando l’astensione del 50%, ha vinto le elezioni col 15% dei voti. Ancor peggio chi ha affermato pubblicamente che, nonostante il voto, nulla cambierà nel sistema scolastico bolognese. Un “me ne frego” di stampa fascistoide. Ma in consonanza con gli insulti gratuiti rivolti alla rivista e a chi la dirige per la presa di posizione in favore della “A”. E si chiamano “democratici”…
Grazie. Al Comitato referendario. A Sinistra ecologia libertà. Al Movimento cinque stelle. Al Partito socialista italiano. Ai radicali bolognesi. Alla Fiom. A CasaPound. Senza distinzioni e senza che nessuno possa permettersi di appropriarsi di una vittoria che appartiene soltanto ai buoni cittadini, bolognesi e italiani, quelli che votano per l’onestà, la trasparenza, gli ideali, la tolleranza, il pluralismo democratico. Da questo voto può nascere la speranza per una nuova Italia, liberata dai grandi interessi. Forse, ancora una volta, Bologna traccerà la strada della libertà e del progresso civile, dimenticati da una forza politica che ne era pur stata a lungo protagonista.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno VIII, n. 89, maggio 2013)
Come fai a scrivere queste cose? Ti rendi conto che è l’ennesima mistificazione? I cittadini sanno leggere benissimo i dati e valutare il risultato della consultazione senza essere addomesticati da versioni ancora più strumentali del referendum stesso. 71 cittadini su cento non hanno votato. Dei restanti 29, 17 hanno scelto l’opzione da voi auspicata, 12 no. E Voi che fate, parlate di Vittoria? Scommetto che ora vorreste cambiare tutto, magari dicendo ai quattro venti che avete vinto … Siamo seri!
Gentilissimo lettore, grazie per averci scritto. Secondo democrazia, ogni competizione si vince secondo le regole del gioco e anche con un voto in più. Prodi vinse per lo 0,1% in più (20.000 voti); la Repubblica vinse 52 a 48 sulla Monarchia; Crocetta si è affermato in Sicilia col 15%. O si accettano le regole, o si chiamano Mussolini o Stalin…
Il soccorso rosso cerca di sminuire il referendum, ma un suo valore comunque lo conserva, si tratta di un ulteriore campanello d’allarme per il PD, che però continua a ignorarli, di questo passo interverrà il WWF a salvare un partito in via d’estinzione come altri della sinistra sinistroide.
In un paese civile, l’esistenza di una scuola diversa da quella pubblica non sarebbe un male, forse un bene. Significherebbe pluralismo. In un paese incivile, quale è l’Italia, sappiamo cosa significherebbe: smantellamento dell’istruzione, abolizione del senso critico, in favore di un indottrinamento cattolico/fascista. E allora ben venga la vittoria della scuola pubblica.
Possibilmente tante scuole… ma senza oneri per lo stato! Grazie!!!