Le conseguenze di un’esistenza contro natura magistralmente esposte nel film “Adaline. L’eterna giovinezza” di Lee Toland Krieger. Harrison Ford arricchisce ulteriormente un cast già vincente
Qualsiasi processo vitale condotto contro natura risulta doloroso per chi ne è coinvolto, anche se ciò significa vivere in eterno. Questo l’assunto di Adaline. L’eterna giovinezza, pellicola drammatico-romantica diretta da Lee Toland Krieger. Un’alternanza di emozioni – che talvolta rasentano la tragicità – magnificamente trasmessa dai protagonisti, unita anche alla comicità nel vedere una signora anziana che si rivolge alla propria madre trentenne.
Adaline Bowman – interpretata da Blake Lively – nasce nel 1908 e fino a 29 anni conduce un’esistenza come tante altre: balli e feste dell’epoca; innamoramenti di gioventù; un matrimonio terminato prematuramente per la morte del marito; l’emozione della nascita della figlia. E, proprio tornando dalla propria bimba, in una notte tempestata da tuoni e saette, la donna rimane vittima di un incidente automobilistico. Cade in un lago e – appena prima di morire – il suo corpo viene colpito da un fulmine che, inspiegabilmente, le regala un’esistenza immortale. Passano gli anni e l’unica a conoscere la verità, oltre lei, è la figlia, che nel frattempo diviene adulta. Al fine di non svelare questa sua prerogativa alle persone con cui interagisce nella propria vita, Adaline è costretta a darsi un obiettivo: ogni dieci anni deve fuggire dalla realtà vissuta, cambiando look e trasferendosi in una città diversa, nella quale troverà un nuovo lavoro.
L’apparente euforia di non avere rughe e capelli imbiancati cede presto il passo a un’inquietudine che lei sopporta sempre meno: quella di non potersi più far coinvolgere sentimentalmente. Non potendo rivelare ad alcuno il proprio segreto, la donna si vede infatti costretta a interrompere le relazioni via via instaurate con gli uomini dei quali si innamora con sincerità e dedizione,. Così un giorno, quando vede da lontano il proprio compagno stringere fra le mani un anello di fidanzamento, prende una decisione molto difficile: fuggire da lui e trasferirsi in un’altra città.
La svolta avviene quando incontra Ellis, un coetaneo del quale s’innamora – ricambiata – a prima vista. Pur nella titubanza di affrontare un’ennesima relazione destinata a non avere futuro, Adaline decide di assecondare i propri sentimenti. Ma, quando conosce i genitori di lui, al loro trentesimo anniversario di nozze, la sua esistenza subisce un ulteriore duro colpo. Comprende allora che ciò che prova per Ellis è frutto di un amore ancestrale, rimasto sopito in lei per interi decenni. E appena dopo essersi pentita per essere nuovamente fuggita dal proprio devastante presente, Adaline è vittima di un altro incidente. Per effetto dello stesso misterioso meccanismo avvenuto nella prima sciagura automobilistica, la donna perde improvvisamente l’immortalità. Un sentimento di liberazione si impadronisce finalmente di lei, che ha già vissuto numerose perdite affettive e dovrà presumibilmente sopportare anche il distacco da una figlia divenuta piuttosto anziana.
La bellezza e la delicatezza dell’attrice protagonista ricordano quelle di Gwyneth Paltrow in Sliding doors. Nel film Blake Lively è affiancata da un Harrison Ford che recita con grande bravura un ruolo di notevole importanza, quello del primo grande amore giovanile di Adaline, arricchendo un cast già vincente. Attori secondari, ma altrettanto capaci, sono Michiel Huisman – il fidanzato di Adaline – ed Ellen Burstyn, l’“anziana” figlia. Nella pellicola vengono rievocati frammenti importanti di storia: le due Guerre mondiali, gli anni Sessanta e Settanta, i giorni nostri. E di certo non mancano spunti di riflessione sul fatto che la vita è simile a una ruota che gira continuamente. E che di essa devono essere apprezzati anche momenti apparentemente devastanti come la perdita delle persone care.
Le immagini: la locandina e una scena della pellicola Adaline. L’eterna giovinezza.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno X, n. 114, giugno 2015)