“La pubblicità è l’anima del commercio”, recita l’adagio. Ma quando uno spot viene trasmesso non per indurci a comprare un tipo di salame, di pasta o di biscotti, quando uno spot arriva a scuoterci la coscienza e farci riflettere su temi di natura sociale ed etica, allora la musica cambia. È proprio questo il messaggio di Pubblicità Progresso, la Fondazione che da anni contribuisce alla soluzione di problemi morali, civili ed educativi che riguardano la comunità, ponendo la comunicazione al servizio della collettività. Rossella Sobrero, consigliere di Pubblicità Progresso, illustra l’impegno della comunicazione.
C’è un messaggio chiave che Pubblicità Progresso si propone di diffondere per l’Expo 2015 di Milano?
«Ancora no, in questo momento la situazione è ancora troppo confusa per capire come si svolgerà l’Expo. Stiamo aspettando di comprendere come verrà affrontato e gestito l’intero progetto. A volte si fa un gran parlare di questa o quella iniziativa, poi non decolla e finisce nel dimenticatoio. Per Expò ci sono alcune criticità che vanno ben valutate e considerate: è recente la notizia delle dimissioni di Letizia Moratti dal progetto. In ogni caso il nostro leit motiv comunicativo resta sicuramente l’attenzione al pianeta, quindi all’ambiente e alla sostenibilità».
Come nasce un vostro spot?
«La creazione di un nostro messaggio è composta di campagne che nel tempo sono diventate sempre più articolate, si riferiscono ad eventi rilevati dall’ufficio stampa; sono campagne di comunicazione integrata. Per quanto riguarda la parte pubblicità, dove lavoriamo tutti gratuitamente, ci avvaliamo dell’apporto di creativi che appartengono a una o più agenzie, con il supporto finale delle case di produzione che contribuiscono al miglior risultato finale della campagna».
C’è un messaggio a cui è particolarmente legata?
«Sì, è stata la campagna realizzata nel 2004/2005. Nata in modo positivo con il prezioso e fondamentale contributo offerto da Lucio Dalla che scrisse la canzone. Lo scopo di quella campagna era diffondere il messaggio nell’opinione pubblica che anche le persone con disabilità mentali, se non sono gravissime, possono essere inserite nel mondo del lavoro e diventare socialmente utili nel Paese. La realizzazione finale la dobbiamo anche a una cooperativa sociale che permise di girare lo spot, mettendoci a disposizione le loro strutture».
Mafalda Bruno