Giungono come echi indistinti
fra sogni di vetro e
naufragi di fantasmi
discreti turbinii di vita
che del perimetro della coscienza
misurano l’ombra.
Incoerenti grida
senza voce mutano le moviole
dei desideri
e nella sabbia degli anni
si arenano ebbri di quiete
spiragli d’eterno.
(Le parole non dette)
Angela Aniello
Trentatreenne pugliese, laureata in Lettere classiche presso l’Università di Bari, l’autrice è impegnata da tempo nell’attività culturale. Partecipa infatti ad eventi e a reading letterari dal 1997, oltre che ad importanti premi di poesia. Vincitrice del secondo concorso nazionale di poesia “Don Tonino Bello”, ha pubblicato diversi testi in antologie, una raccolta di poesie nel 2004 dal titolo Piccoli sussurri con le Edizioni Libroitaliano di Ragusa e alcuni componimenti nell’e-book Oltre il confine, prodotto da Nuoviautori.org in collaborazione con la commissione nazionale italiana per l’Unesco, nell’ambito della scorsa giornata mondiale della poesia.
IL COMMENTO CRITICO
Dal senario all’endecasillabo la poesia si scioglie in una ritmica disinvolta e naturale, essenziale e diretta. Rari i giochi fonici delle rime e delle assonanze, per lo più disseminate all’interno del verso, permettono di individuare e di seguire con particolare libertà il tema del componimento, mentre il senso del testo è affidato alla semplicità di un lessico piano, frutto di una scelta attenta e ponderata.
Significativi gli abbinamenti marcati dalle figure del suono. Nella coppia “incoerenti/indistinti” dei vv. 1-7 appare chiara la volontà di sottolineare con i prefissi e con la mezza rima la vaghezza del concetto centrale: la potenza comunicativa delle parole non pronunciate.
Altrettanto ben evidente risulta l’idea della trasformazione espressa dall’allitterata sonorità della bilabiale nasale della coppia “mutano/moviole” dell’ottavo verso, mentre è emblematico il contrasto lessicale “perimetro/eterno” dei vv. 5-12.
“Sogni di vetro” – Due sostantivi per una caratteristica: l’eterea trasparenza della realtà impalpabile dell’anima umana. Secoli di riflessione filosofica non sono bastati a spiegarla, eppure questa verità così enigmatica resiste alle provocazioni di una contemporaneità ancora effimera, spesso superficiale. Perché è in questo discreto spazio dell’esistenza, in questo limbo di immaterialità che le parole non dette continuano a vagare, a muoversi come ombre nel “perimetro della coscienza”, quel non luogo di immemore finitudine che spalanca la sua porta di pietra viva semplicemente con la presenza di sé e dei significati che contiene e che non rinuncia ad esprimere e a comunicare. Poesia di sostanza, dunque, più che di forma, eppure leggera, imponente come un’arcata gotica di puro cristallo.
“Le moviole dei desideri” – Un’immagine di movimento, di una dinamicità lenta e costante, danzata, si presenta al lettore attraverso l’idea del ralenti: “le moviole / dei desideri” (si noti l’enjambement) nel tempo finito dell’umana vicenda diventano gli “spiragli d’eterno” dell’ultimo verso. E’ nella sabbia che “le grida / senza voce” (altro enjambement) trovano quiete e si fermano in una stasi di ispirazioni in continuo avvicendamento. Solo là le parole rinvengono il loro senso taciuto e taciturno, nella presenza di una sonorità annullata, ma viva e operante nella storia.
L’immagine: particolare di Nebbia 17 aprile 2006, del nostro fotografo Giordano Villani.
Antonietta De Luca
(LucidaMente, anno II, n. 20, agosto 2007)