Un paese intimamente conservatore che ha sempre combattuto i progetti civili di “modernizzazione”: è la tesi espressa nel libro “Elogio delle minoranze” (Marsilio) di Massimiliano Panarari e Franco Motta
Che l’Italia sia un paese per molti versi lontano dagli standard di comportamento che regolano la vita collettiva nelle democrazie mature è ormai acquisito presso una quota significativa di nostri concittadini. La lista è lunga e non è necessario attardarvisi più di tanto: familismo, prevalenza dell’interesse particolare su quello comune, diffidenza verso il merito e, tratto macroscopico che distingue soprattutto il ceto politico, subordinazione dell’eguaglianza dei diritti all’opportunità di parte. La questione è annosa ed è stata affrontata da schiere di intellettuali già all’indomani dell’Unità, a partire dal dibattito intorno alla questione meridionale.
Il recente saggio di Massimiliano Panarari e Franco Motta (Elogio delle minoranze. Le occasioni mancate dell’Italia, Marsilio, pp. 224, € 16,00) riprende questi temi per interpretarli alla luce di una lettura di lungo periodo della «mancata modernizzazione» italiana che affonda le radici all’alba dell’Età moderna, nel XVI secolo. È questa applicazione del modello braudeliano della longue durée all’analisi del ritratto politico e civile dell’Italia contemporanea la specificità probabilmente più marcata del volume.
Gli eretici italiani del Cinquecento nelle loro differenti declinazioni religiose, e poi gli scienziati sperimentalisti della scuola galileiana nel XVII secolo, i giacobini degli anni del Triennio rivoluzionario 1796-99, gli igienisti della stagione positivista tardo-ottocentesca, i social-riformisti del movimento cooperativo e i liberali di sinistra che, come Piero Gobetti e Carlo Rosselli, guardavano alle energie progressiste del movimento operaio. Tali sono le minoranze «virtuose» che gli autori – senza pretendere di esaurirne l’elenco – descrivono nei sei capitoli del volume: minoranze che avrebbero potuto mutare il corso della storia nazionale nella cultura, nella religione, nella scienza, nella politica, ma i cui progetti sono finiti sconfitti, ora per intima debolezza, ora, e più spesso, in ragione di lotte senza quartiere (oggi spesso dimenticate) combattute contro di loro dai fautori della conservazione.
Per il dibattito seguito all’uscita del libro e la replica di Franco Motta, cfr. Se la stampa “moderata” non legge con attenzione…
(e.s.)
(LucidaMente, anno VII, n. 81, settembre 2012)
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