Nel bicentenario della nascita del compositore italiano, riproponiamo la lettura di un saggio di Isaiah Berlin, contenuto in “Controcorrente” (Adelphi), che ne contrappone la sensibilità artistica a quella di Richard Wagner. E a Bologna un concerto ricorda l’evento
Il 13 ottobre scorso si è celebrato il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi (1813-1901), il cui maggiore estimatore è stato Isaiah Berlin (1909-1997). Il filosofo russo, naturalizzato inglese, ha scritto un breve saggio sul musicista italiano, contenuto nello scritto Controcorrente (Adelphi), una raccolta di testi curata dal suo allievo prediletto Henry Hardy e tradotta in italiano da Giovanni Ferrara degli Uberti.
Nel saggio, che ha per titolo L’“ingenuità” di Verdi, viene precisato che il noto drammaturgo romantico Friedrich Schiller (dal quale Verdi trasse molto materiale per le sue opere) divideva gli artisti in naiv e sentimentalisch: i primi possiedono una capacità espressiva naturale, i secondi scadono nell’artificiosità artistica. Berlin pone Verdi di fronte a Richard Wagner: del secondo – sulla base di testimonianze di comodo, ovvero di gente di cui si fida – evidenzia la costruzione “a tavolino” delle opere, che in Verdi è assente o, al massimo, casuale. L’osservazione è sicuramente suggestiva, anche se pare contenere una sbrigativa sopravvalutazione della naturalezza verdiana.
Il filosofo inglese, infatti, reputa Verdi “naturale” e ne loda la semplicità, insistendo garbatamente nella direzione presa: non si capirebbe tanta simpatica ostinazione, se non si ricordasse che Berlin è uno dei sostenitori della tesi per cui esisterebbero due comportamenti umani, uno buono e uno cattivo: il primo cerca di rispettare maggiormente gli altri e il creato; il secondo non rispetta niente e nessuno, avendo come solo scopo l’affermazione individualistica del “superuomo”. Egli suggerisce che Wagner aderisce al secondo modello, volendo ricostruire il mondo secondo la propria volontà, mentre Verdi al primo, poiché desidera inserirsi nella costruzione già fatta con tutta l’ammirazione e la passione di cui è capace. In buona sostanza, Verdi non è succube del mondo reale, ma ne è “complice”, invece Wagner è condizionato dal desiderio di idealizzare la realtà.
Il musicista tedesco stravolge le saghe dell’Europa del Nord, sostituendone la fantasia tremebonda, quanto fiduciosa, con un eroismo teatrale fatto di sinistri compiacimenti e di esibizionismi formali, cioè intellettualizzando il sentimento secondo canoni ereditati dal “sepolcrismo” romantico. Verdi, invece, “sentimentalizza” l’intelletto secondo schemi eterni relativi alla vita dell’uomo “naturale”. Alla lunga, la “terribilità” wagneriana perde terreno – a causa di una sovradimensione espressiva – di fronte alla semplicità verdiana, che sgorga dal cuore, ma che non è mai svenevole, né artificiosamente impostata. Wagner si propone come l’eroe che vuole applausi per il suo sacrificio; Verdi non è eroico, ma chiede attenzione per le sue sottolineature: è il mondo che conta per lui, mentre è l’individuo che ha importanza per Wagner.
Sorge il sospetto che Berlin mantenga la sua opinione a favore di Verdi per confermare la tesi che pone significative differenze fra chi “è nel tutto” e chi, invece, “tende al tutto”. Berlin suggerisce che “chi è nel tutto” agisca dal di dentro, mentre chi “tende al tutto” operi dall’esterno. La posizione di Verdi non è quella vincente, perché il musicista italiano esprime una condizione provinciale: difficilmente la sua musica va oltre il giardino di casa, mentre quella wagneriana possiede un respiro certamente più universale. Tuttavia, le melodie di Verdi sono sincere e spontanee, quelle di Wagner alquanto contorte: l’uno è felice, l’altro è inquieto. Il compositore italiano, quindi, esce dal saggio con una dignità inaspettata, che ne rilancia l’immagine artistica.
A Bologna, sabato 16 novembre 2013, alle ore 17,30, presso palazzo Grassi (via Marsala 12): Omaggio a Giuseppe Verdi, in occasione del bicentenario della sua nascita. Concerto del soprano Mariangela Rosolen e del pianista Andrea Panieri. L’evento è organizzato dall’Unione nazionale italiana volontari pro ciechi onlus-Sezione provinciale di Bologna e dal Circolo Ufficiali dell’Esercito. Ingresso ad offerta libera.
Le immagini: foto di Giuseppe Verdi e di Richard Wagner.
Dario Lodi
(LucidaMente, anno VIII, n. 95, novembre 2013)