Per la prima volta in Italia ammessa un’associazione come parte civile in un processo a tutela della bigenitorialità. La soddisfazione di Adiantum
Presso il Tribunale penale di Caltanissetta si celebra un processo contro una madre che, nel corso degli anni, ha fatto di tutto per estromettere l’ex convivente dalla cura dei figli. Numerosissimi gli episodi di violazione dei provvedimenti giudiziali (art. 388 c.p.), in base ai quali i giudici hanno rinviato a giudizio la signora. Nella prima udienza Adiantum (Associazione di associazioni nazionali per la tutela dei minori, impegnata in particolare per la bigenitorialità, ovvero affinché non sia discriminato uno dei genitori del bambino di coppie separate o divorziate), rappresentata nell’occasione dagli avvocati Lorenzo Lo Cicero e Vincenzo Canzoneri, ha fatto richiesta di ammissione tra le parti civili. Il tribunale accoglie la domanda, rigettando le istanze di inammissibilità degli avvocati difensori dell’imputata.
Così, per la prima volta nel nostro paese un’associazione è stata ammessa come parte civile contro un genitore reo di aver ostacolato continuamente (pare anche in occasione delle vacanze estive) il rapporto dei due minori con l’altro genitore.
«È un precedente che apre una strada efficacemente praticabile» sostiene Alessio Cardinale, segretario nazionale di Adiantum «e che getta le basi per una maggiore tutela preventiva dei bambini dai genitori in malafede. In Italia le associazioni a tutela della bigenitorialità sono tante e ben radicate in tutto il territorio nazionale, adesso avranno uno strumento in più per far valere i diritti dei propri associati. Ai nostri tesserati diciamo di farsi avanti, perché ora disponiamo di maggiori chances rispetto al passato».
L’ammissione tra le parti civili, ricordano da Adiantum, è stata possibile perché l’associazione romana era intervenuta già una volta nella vicenda dei due bambini (che oggi vivono a Caltanissetta ma provengono da altra città della Sicilia), segnalando con una relazione formale del segretario le ‘‘stranezze” del giudice del Tribunale dei minori di Palermo che, sulla base di una audizione effettuata inaudita altera parte e su “presentazione spontanea” della madre con il maggiore dei due figli, emise un provvedimento di affidamento esclusivo senza alcuna seria motivazione («mi piace stare di più con mamma, papà è seccato») e in totale dispregio di quanto previsto dalla legge. 54/2006. In quell’occasione, peraltro, al bambino (di soli 6 anni) fu chiesto dal giudice di apporre una firma sul verbale, sotto la dizione L.C.S. (Letto, Confermato, Sottoscritto)…
Per quella segnalazione, Cardinale pare sia stato oggetto una vera e propria intimidazione (subito segnalata alla Corte di Appello di Palermo quale organo locale di controllo sull’operato dei magistrati), essendo stato chiamato dalla Procura, su segnalazione del giudice che nel frattempo aveva preso in carico la pratica, «per verificare la sussistenza del reato di esercizio abusivo della professione forense».
(r.t.)
(LucidaMente, 31 luglio 2011)
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