La giunta regionale ha deliberato di sospendere ogni decisione sulla ricerca di idrocarburi nel proprio territorio. Ma solo in attesa delle valutazioni di una commissione…
Alessandro Manzoni affermava ne I promessi sposi che, quando giunse la peste nella Lombardia del Seicento, le autorità prima negarono, poi dissero che si trattava di una malattia simile alla peste, infine dovettero ammettere che era proprio peste. Similmente è avvenuto sulla possibilità che vi fosse un collegamento tra il rovinoso terremoto verificatosi in Emilia nel maggio 2012 e le tecniche usate (in sintesi, fracking o fatturazione idraulica) per la ricerca e lo stoccaggio degli idrocarburi (in particolare il gas da argille o shale gas) presenti nelle viscere del territorio colpito dal sisma.
Le autorità soprattutto nazionali (ma anche regionali dell’Emilia-Romagna) prima hanno ritenuto si trattasse di “ipotesi complottiste”, magari irridendole (Terremoto Emilia, stoccaggio gas e fracking: facciamo chiarezza; Fracking e sisma in Emilia, la Procura esclude collegamenti), poi han dichiarato che c’era da pensarci su; infine, nel novembre scorso il governatore emiliano Vasco Errani ha deciso (ordinanza n. 76 del 16 novembre 2012) di istituire una commissione tecnico-scientifica per «la valutazione delle possibili relazioni tra attività di esplorazione per gli idrocarburi e aumento di attività sismica nell’area colpita dal terremoto». Insomma, è probabile vi sia un collegamento tra il sisma e quelle trivellazioni del sottosuolo il cui fracasso, in mezzo a spostamenti notturni di betoniere e boati di cariche esplosive, terrorizzò molti nella Bassa nei giorni immediatamente precedenti le due scosse. Del resto, noi stessi, già nel primo editoriale dopo il sisma (e vedi anche Terremotati), avevamo paventato una connessione tra le perforazioni e l’evento tellurico.
Come sempre, in Italia, quando non si sa che pesci prendere si istituisce una commissione, un comitato, un gruppo di studio. Chi compone la commissione sul terremoto in Emilia? Gli italiani Paolo Gasparini (sismologo dell’Università di Napoli), Paolo Scandone (geologo, Pisa), Franco Terlizzese (ingegnere, Dipartimento governativo all’Energia), il tedesco Ernest Huenges, esperto di tecniche di perforazione, e il polacco Stanislaw Lasocki, dell’Accademia delle Scienze di Varsavia, nonché l’inglese Peter Styles. In particolare quest’ultimo nome ha destato molte perplessità, tanto che il consigliere regionale grillino Andrea Defranceschi ha dichiarato: «Il professor Peter Styles? Una scelta assolutamente impropria: con lui è come avere una risposta già scritta in tasca» (sul perché, vedi M5s contesta la nomina sul «fracking»), caldeggiando come «contropartita» la «chiamata di Maria Rita D’Orsogna, fisico italiano insegnante all’università di Los Angeles, che sul collegamento causa-effetto fracking-sisma non ha alcun dubbio.
Una recente novità è che la Giunta della Regione Emilia-Romagna ha deciso di sospendere ogni decisione in merito alla ricerca e coltivazione di idrocarburi nelle aree colpite dal terremoto fino a quando non saranno noti i risultati della suddetta commissione (delibera ordinaria su proposta GPG/2013/780 del 30 maggio 2013, trasmessa anche al Ministero dello Sviluppo economico). La proposta approvata è stata firmata dall’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli, secondo il quale «è un atto di responsabilità verso il territorio e le popolazioni. Un atto coerente con le decisioni già assunte in passato». Il provvedimento, pertanto, sospende, nel rispetto del principio di precauzione, qualsiasi decisione in merito ai progetti di ricerca e coltivazione degli idrocarburi che riguardino i territori colpiti dal terremoto del maggio scorso e compresi nel cratere del sisma.
Tuttavia, tale sospensione resta in vigore solo fino a quando «non sarà noto l’esito della Commissione tecnico-scientifica istituita per la “valutazione delle possibili relazioni tra attività di esplorazione per gli idrocarburi e aumento di attività sismica nell’area colpita dal terremoto dell’Emilia-Romagna nel mese di maggio 2012”». È facile supporre che i vari comitati sorti nelle zone colpite dal sisma vigileranno sul parere finale degli esperti. E, forse, i componenti di questa nuova commissione farebbero bene a ricordare le traversie toccate ai membri di un altro analogo gruppo di “esperti”, un po’ “superficiali” (Terremoto dell’Aquila, 6 anni di reclusione per i membri della Commissione grandi rischi; Le motivazioni della sentenza sul terremoto dell’Aquila).
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno VIII, n. 90, giugno 2013)