In una mostra a palazzo Albergati, la Collezione Gelman propone una vasta serie di dipinti, tra i quali vengono messi in risalto, all’interno della mostra, quelli creati da Frida Kahlo e Diego Rivera
Una vita travagliata, piena di amore, passione, sentimento, ma anche di odio e rifiuti, quella dell’artista Frida Kahlo. Nata in Messico nel 1907, nella sua lunga vita è riuscita a sviluppare un’idea di arte del tutto unica e, in gran parte, legata al contesto politico del proprio paese natale.
Simbolo dell’arte messicana del Novecento, è riuscita ad affermarsi, attraverso pittura e poesie, grazie a un modo di esprimersi profondo e provocatorio. A fare da protagonisti, a Bologna, presso palazzo Albergati (via Saragozza 28), della bella mostra La Collezione Gelman: Arte messicana del XX secolo, autoritratti e ritratti, dell’artista e dell’amore della sua vita, il marito Diego Rivera. L’esposizione, con inaugurazione sabato 19 novembre alle ore 10 e conclusione domenica 26 marzo 2017, sarà visibile al pubblico ogni giorno, dalle ore 10 alle ore 20. A organizzarla è Arthemisia Group, in collaborazione con il Comune di Bologna e l’Assessorato alla Cultura. Il biglietto si può acquistare direttamente alla cassa oppure online sul sito www.palazzoalbergati.com/eventi-2. Attenzione: la biglietteria chiuderà alle ore 19.
La maggior parte delle opere in esposizione sono della Kahlo e di Rivera. La mostra sarà divisa in due sezioni principali. Nella prima possiamo ammirare la pittura del marito, con opere come L’ultima ora (1915), che fanno parte della sua fase cubista e parigina, il Ritratto di Cristina Kahlo (1943), sorella della moglie Frida, e dipinti di Rufino Tamayo, María Izquierdo, David Alfaro Siqueiros e Ángel Zárraga.
La seconda sezione, inserita nel piano superiore di palazzo Albergati, presenta il racconto delle opere e della vita della Kahlo. Oltre ai capolavori della pittrice, è inserita una ricostruzione minuziosa della stanza da letto dove è stata bloccata per mesi, e dove, grazie all’aiuto di uno specchio appeso al soffitto, ha iniziato a dipingere. Infine, forte testimonianza del contributo che l’artista ha dato alla moda, tanto da diventare un’icona fashion di quegli anni, a chiudere la sequenza espositiva troviamo una stanza dedicata. All’interno abiti ispirati a lei, creati da stilisti quali Gianfranco Ferrè, Antonio Marras e Valentino, mentre Jean-Paul Gaultier ha concesso il video del 1997, Tribute to Frida Kahlo. A conclusione del meraviglioso viaggio attraverso le vie dell’arte messicana del Novecento, entra in scena la tormentata storia d’amore tra i due grandi artisti che, sposatisi nel 1929, hanno condotto una vita matrimoniale molto sofferta.
«Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera» affermava Frida. L’ossimoro di ironia e tragicità che la citazione riesce a creare è esplicativo del rapporto singolare che ha unito le vite dei due amanti. Rapporto che si prova a mettere in luce nella stanza dedicata alla loro unione, nella quale sono esposti i dipinti Ritratto di Diego del 1937 e L’amoroso abbraccio dell’universo, la terra (Messico), Diego, io e il signor Xolotl, del 1949.
All’interno di quest’ultima area è inserita la proiezione del video di Nickolas Muray, del 1939, che racconta le esperienze di Frida e Diego nella Casa Azul. Si tratta della casa tutta dipinta di blu, al centro di Coyoacan, un sobborgo di Città del Messico, dove era nata l’artista, casa che, alla morte della moglie, nel 1954, il marito decise di rendere di pubblico accesso. Purtroppo Rivera morì il 24 settembre 1957, quindi quasi un anno prima della sua inaugurazione, avvenuta il 30 luglio 1958. Oggi è il Museo Frida Kahlo. Al termine del percorso niente di meno di una serie di autoritratti diventati vere e proprie icone: Autoritratto con treccia (1941), Autoritratto MCMXLI (1941) e Autoritratto come Tehuana (o Diego nei miei pensieri o Pensando a Diego), del 1943. Tutte le opere interne alla mostra fanno parte della Collezione Gelman; raccolta di dipinti di vari autori messicani, nata nel 1941 per mano di Jacques Gelman e Natasha Zahalkaha, due emigrati dall’Est Europa che, dopo essersi incontrati, decisero di sposarsi a Città del Messico.
Costanza Tosi
(LM MAGAZINE n. 29, 16 dicembre 2016, Speciale Eventi culturali, supplemento a LucidaMente, anno XI, n. 132, dicembre 2016)
Nel video introduttivo alla mostra sono evidenti alcuni passaggi, spesso rimossi nella storia dell’arte versione italiana, nella vita di Frida e Diego, che diventano un filo rosso con l’Europa e soprattutto con la Rivoluzione Russa.
In particolare si cita l’ospitalità più che affettuosa della coppia alla coppia Trockij, mentre lungo il percorso espositivo emerge la figura dell’artista che attentò alla vita di Trockij: il suo attentato non riuscì, ma riuscì poco dopo a un altro rivoluzionario dello stesso gruppo.
Altro aspetto molto interessante: Diego (probabilmente più amato e più noto come artista in Messico) restò vicino alla Kahlo dopo i gravi sintomi depressivi, su richiesta del medico curante, dopo il divorzio, e collaborò, perché lei riuscisse, se pur costretta a letto per i forti dolori, a fare e a partecipare alla sua importantissima ultima mostra. Così come ottenne che alla sua morte i funerali fossero con tutti gli onori pubblici nel museo della città. Così avvenne, anche se il direttore in seguito venne rimosso.
Oggi possiamo chiederci: a Bologna, il Direttore del Museo della Musica, si sarebbe potuto impegnare in prima persona al rischio di una memoria pubblica per Abbado, alla sua morte?
Conclusioni: le passioni hanno valori diversi nei diversi paesi, più sono intense più hanno conseguenze forti, ma la palude di una bassa empatia e lo scarso senso di responsabilità civica pagano?
mt