La manifestazione, che si è sviluppata all’interno della 44a edizione di Artefiera del capoluogo emiliano, si è appena conclusa; ma molte esposizioni sono ancora visitabili
Come ogni anno in occasione di Artefiera, Bologna è diventata più cool, si è messa il vestito delle grandi occasioni e ha accolto gli appassionati d’arte che dal 24 al 26 gennaio hanno fatto tappa in città. Oltre alla manifestazione fieristica, la 44a, rivolta prevalentemente ai professionisti del settore, riscuote sempre particolare successo Art City, il programma istituzionale di iniziative del Comune di Bologna realizzato in collaborazione con Bologna Fiere e giunto all’8a edizione.
Un ricco calendario di mostre, esibizioni, performance, concerti e installazioni ha animato il centro e le prime periferie, raggiungendo l’apice massimo sabato 25 gennaio per l’Art White Night, la Notte bianca dell’Arte. Non solo i luoghi tradizionalmente dedicati a esposizioni, come gallerie, musei o palazzi storici, ma anche spazi inusuali – quali scuole superiori e sedi universitarie, la stazione centrale o l’ospedale Sant’Orsola – sono stati protagonisti di questo intenso weekend. Dei 22 progetti della categoria Main project, 15 sono fruibili fino a primavera inoltrata. Perciò, se siete amanti dell’arte contemporanea e della creatività in tutte le sue forme (pittura, scultura, disegno, proiezioni, installazioni, fumetto, musica e nuove tecnologie), ma vi siete persi la rassegna, avete l’opportunità di recuperare: ecco tutte le mostre visitabili fino a febbraio 2020.
Iniziamo con il progetto espositivo di Donatella Lombardo Partiture mute. Note a margine, appositamente concepito per lo Spazio Mostre temporanee del Museo internazionale e Biblioteca della Musica (Strada Maggiore 34, fino al 23 febbraio): il lavoro è il risultato di un’indagine compiuta ai margini della storiografia musicale per riscoprire e riabilitare le opere di compositrici poco conosciute, o del tutto dimenticate, vissute fra il XII e il XX secolo ed eseguite assai raramente. Continuiamo con Un perenne stato del presente fossile di Nicola Toffolini (Museo di Palazzo Poggi, via Zamboni 33, fino al 23 febbraio): due installazioni e una serie di disegni ci portano avanti e indietro nel tempo, tra visioni di un futuro prossimo e la bellezza immortale di forme classiche.
Antonello Ghezzi e Luigi Mainolfi si sono cimentati in Via Libera per volare (Musei Davia Bargellini e le sedi Palazzo D’Accursio, aeroporto Marconi, Policlinico Sant’Orsola e Casa delle Culture di Casalecchio di Reno, fino al 1o marzo 2020), un omaggio al poeta Gianni Rodari nel centenario dalla nascita, ispirato al racconto Il semaforo blu: installazioni di iconici semafori che diffondono luce blu si trovano in vari punti della città, come esortazione a sognare. Circular view di Silvia Camporesi (spazio Carbonesi, via de’ Carbonesi 11, fino al 24 febbraio), realizzato su commissione del gruppo Hera, raccoglie un anno di documentazione fotografica del lavoro di costruzione dell’impianto di biometano a Sant’Agata Bolognese. La selezione propone un intreccio tra la visione documentale e la dimensione suggestiva del luogo. Infine Le realtà ordinarie, mostra collettiva a cura di Davide Ferri (salone Banca di Bologna, Palazzo De’ Toschi, piazza Minghetti 4/d, fino al 23 febbraio), nella quale i dipinti di 13 artisti, partendo dalla rappresentazione dell’ordinario in pittura, indagano su alcuni aspetti della figurazione.
Inoltre, proseguono per tutto il mese di febbraio anche molte delle esibizioni di artisti emergenti e non del circuito Art City Segnala. Per citarne un paio: NO-W-HERE di Giovanni Costa (Biblioteca Salaborsa, piazza Nettuno 3, fino al 22 febbraio); Not ordinary place di Francesca Pasquali (Ersel sim S.p.A., via d’Azeglio 19, fino al 28 febbraio). Tutte le informazioni e la lista completa degli eventi sono disponibili sul sito www.artcity.bologna.it.
Le immagini: una delle foto di Silvia Camporesi e una delle opere di Donatella Lombardo.
Elena Giuntoli
(LucidaMente, anno XV, n. 170, febbraio 2020)