«Un insolito caso di buona sanità si è verificato ieri in un ospedale della Morturia. Un malato, dopo essere entrato in sala operatoria per una normale operazione di appendicite, non è deceduto durante l’intervento a causa di un grossolano errore commesso dal celebre chirurgo dott. Macellaio. Il medico, considerato da tutti un luminare, dopo aver aperto il paziente, invece di asportare il cuore al posto dell’appendicite come aveva sempre fatto nel corso della sua lunga e brillante carriera, ha asportato l’organo malato compromettendo irrimediabilmente la mancata riuscita dell’intervento.
La notizia, appena diffusasi, ha suscitato scalpore e incredulità nell’ambiente medico. Lo stesso chirurgo che ha eseguito l’intervento si è detto sconcertato per l’imprevisto esito dell’operazione.
“Non ci posso credere” sono state le prime parole che il dott. Macellaio ha pronunciato all’uscita della sala operatoria. “Anni e anni di sacrifici buttati via” ha proseguito tra le lacrime lo sfortunato protagonista della vicenda. “Avevo fatto tanto per farmi un nome e adesso è finito tutto. Chi si fiderà più di me?” è stata la sua amara conclusione.
“Ho capito subito che qualcosa non andava come doveva” ha dichiarato un medico che era in sala operatoria con lui rincarando la dose. “Quello che ho visto operare il paziente non era il dott. Macellaio che conosco io. Era troppo concentrato. Non una barzelletta, non una risata. Nel tentativo di riportarlo in sé gli ho chiesto della sua ultima avventura con la nuova infermiera del primo piano e lui, invece di sciorinarci, con dovizia di particolari piccanti, il consueto racconto scandalistico della sua ultima conquista erotica, mi ha detto che la sala operatoria non era il luogo adatto per certe conversazioni. Dopo quella risposta ci siamo guardati in faccia e abbiamo capito che non era più lui. Abbiamo proseguito l’intervento nel timore che il peggio potesse accadere e, purtroppo, l’ irreparabile è accaduto. Ora è inutile star qui a piangere lacrime di coccodrillo perché c’è scappato il vivo”.
A fine intervento, i familiari della mancata vittima hanno manifestato tutta la loro rabbia e la loro indignazione. “Ora tornerà a casa e dovrò dividere di nuovo con lui la macchina” ha gridato nei corridoio il figlio. “E adesso, chi glielo dice al mio amante che mio marito non è morto?” ripeteva distrutta tra sé sua moglie.
Sul fronte dei provvedimenti c’è da registrare la sospensione del chirurgo dall’esercizio della professione medica disposta dalla direzione dell’azienda sanitaria. “Abbiamo adottato questa misura prevista dalla legge, in tempi brevissimi, per salvaguardare il buon nome dell’ospedale e per dare la possibilità al nostro chirurgo di prendersi un periodo di riposo necessario per smaltire le stress che forse aveva accumulato negli ultimi tempi” ha spiegato con molta calma il direttore dell’ospedale dott. Mattatoio. Sono sicuro della buona fede del dott. Macellaio, e sono convinto che presto tornerà ad operare. Bisogna dare una seconda chance a chi ha errato senza volerlo. In qualità di ente, abbiamo disposto un’indagine interna per accertare cosa è realmente accaduto” ha precisato il dott. Mattatoio.
L’avvocato del paziente vivo per errore ha già comunicato che, di concerto con i familiari del suo assistito, sta valutando la possibilità di adire le vie legali. “Ottenere giustizia sarà comunque una sterile consolazione che non potrà ripagare la madre e il figlio dell’incalcolabile danno che gli è stato inferto” ha sottolineato sempre lo stesso legale.
Solo a tarda sera il dott. Macellaio ha potuto far rientro a casa scortato da un’auto delle forze dell’ordine resasi necessaria per sottrarlo al linciaggio di una folla inferocita che, scossa da questo insolito caso di buona sanità, aveva assediato l’ospedale.
Su quanto accaduto la magistratura ha aperto un’inchiesta».
(tratto da Sul filo di lama, Editrice Nuovi Autori, 2009).
Marcellino Lombardi
LA RILETTURA
Un libro che sembra far trasparire tutta la rabbia e il disgusto dell’autore verso lo squallore che avvolge quotidianamente la nostra società. Una rabbia e un disgusto magistralmente velati da un sottile senso dello humour che rende ulteriormente piacevole la lettura: Sul filo di lama di Marcellino Lombardi (Editrice Nuovi Autori, pp. 52, € 9,00) è una raccolta di racconti ironici e pungenti allo stesso tempo, che riflettono impietosamente le tristi problematiche del nostro Paese.
Così, nel brano sopra riportato, un chirurgo che salva un paziente diventa un vergognoso caso di… buona sanità e suscita la rabbia di amici e familiari.
Poi è la volta della trasmissione “Realizza un sogno”, che aiuta i bambini malati a esaudire, per un solo giorno, i loro desideri. E così si presenta un ragazzino che aspira a essere criminale, il quale viene immediatamente accontentato dalla trasmissione, sempre ligia alle regole dello show-carità-business: «Niente carneficine, genocidi, o fame nel mondo = niente telespettatori. Niente telespettatori = niente audience. Niente audience = niente pubblicità per gli sponsor. Niente pubblicità per gli sponsor = niente trasmissione. Niente trasmissione = niente encomi solenni per i personaggi famosi a prescindere dall’efficacia del loro aiuto. Niente encomi solenni a prescindere dall’efficacia del loro aiuto = niente aiuti». Si prosegue con la grottesca storia di un uomo comune adescato dal Kgb per sfidare James Bond e l’equivoca dichiarazione del presidente di una squadra di calcio «L’allenatore non si tocca» che scatena la dura reazione del ct: «Che vuol dire l’allenatore non si tocca? Che ne sa lei delle mie masturbazioni? […] Per norma sua, dei lettori e di tutti gli appassionati di calcio, mi masturbo. In fin dei conti non c’è nulla di male. D’accordo, sono sposato e certe cose dovrei farle con mia moglie ma una sana masturbazione estemporanea non ha mai fatto male a nessuno. […] Se poi il verbo toccare da lei usato deve essere inteso come scongiuri contro la malasorte, mi sento ancora più offeso. Se non sbaglio lei mi ha assunto per le mie qualità tattico pallonare e non per le mie virtù tattili testicolari».
Infine due “drammatici” racconti: un cercatore di lavoro finito per diventare una prostituta e un’analisi della guerra fatta da un soldato “fortunato” che, tra peripezie e trasferimenti vari, riesce a scampare tutti i pericoli e vivere una farsa, una finta guerra, rendendosi conto di essere vittima dell’assurdità della storia, capace di scegliere i suoi protagonisti a seconda della loro capacità di odiare il prossimo: «Sarebbe stato antistorico farmi vivere la tragedia. Non solo il mio temperamento mite non era adatto a quella parte, ma la mia presenza avrebbe finito col mettere in difficoltà i futuri insegnanti. Come avrebbero potuto un giorno appassionare i loro studenti descrivendogli […] personaggi come me? E delle mie vicende, poi, più degne di una commedia che non di un conflitto. Se gliele narrassero potrebbero concludere pomposamente le loro lezioni con l’abusata frase “La storia è maestra di vita”? Certo che no».
L’immagine: la copertina del libro di Marcellino Lombardi.
Simone Jacca
(LucidaMente, anno IV, n. 45, settembre 2009)