In mezzo alle straripanti banalità sentimentali e spazzature pseudomusicali, la primavera ci ha regalato qualche opera che vale davvero la pena di ascoltare. Come il raffinato cantautorato di Luca Spaggiari e Laura Vittoria, le ancestrali ricerche etnico-musicali di Massimiliano Di Carlo e il coinvolgente post-punk degli al/paca
È da qualche tempo che non recensiamo qualche bel disco. Del resto, è difficile trovarne e ascoltarne. Ma non perché non esistano, ma perché siamo sommersi da Sanscemo e musica spazzatura (ma è musica il rap, trap o altra immondizia?). I media mainstream non offrono e non lasciano neppure uno spiraglio di visibilità a bravissimi artisti. Che, però – si fa per dire – hanno una grandissima colpa. Quella di collocarsi fuori dagli schemi musicali e contenutistici di moda oggi, tra lagne sentimentali e falsi impegni sociali e trasgressioni, tra melasse progressiste e vittimismi autoreferenziali.
Santa Miseria di Luca Spaggiari
Per fortuna è arrivata la primavera – perlomeno astronomica, se non climatica – che ha recato con sé alcune valide produzioni, tra l’altro diversissime le une dalle altre come genere e stile, segnalateci dai nostri amici. A nostra volta le segnaliamo noi, in stretto ordine di uscita.
Cominciamo quindi da Santa Miseria (etichetta Private Stanze), uscito lo scorso 4 aprile, nuovo album del cantautore, musicista, scrittore e produttore emiliano Luca Spaggiari, fondatore della stessa label Private Stanze e leader della band Fargas. Dopo la pubblicazione di Eravamo Occidente (2016), si tratta del suo secondo lavoro discografico.
Otto componimenti intimisti, poetici, sussurrati o arrabbiati. Ma non si tratta solo di cantautorato, ma di un sound a volte rockeggiante, a volte persino misterioso e al limite della sperimentazione. E la roca voce di Luca è unica nell’interpretare liriche ricche di suggestioni e impenetrabili significati. Un viaggio entro metafisici frammenti di luce intervallati da tumulti accecanti.
Kein Traum di Laura Vittoria
Data invece allo scorso 11 aprile l’album d’esordio di Laura Vittoria [Recanati], poeta, cantautrice e producer lombarda (è nata a Milano ma vive in provincia di Bergamo). Il suo titolo è Kein Traum ed è stato prodotto in digitale e in formato vinile da La Tempesta Dischi e dalla label statunitense Manimal Vinyl, con la coproduzione artistica di Marco Fasolo.
Anticipato dal singolo Non dico niente, il disco si compone di undici tracce tra canzoni e intermezzi semistrumentali. Ma a far da protagonista è la splendida, intensa, duttile voce dell’artista. Sebbene il titolo del disco significhi in lingua tedesca “Nessun sogno”, le composizioni che lo costituiscono rappresentano «una sorta di viaggio onirico, un dormiveglia sonoro in bilico tra atmosfere sospese, ambientazioni dreamy e canzone d’autore raffinata». E, difatti, tra le tematiche ricorrenti vi sono quelle, perturbanti in senso freudiano, dell’incomunicabilità e del doppio. E, seguendo le bizzarrie dell’immaginazione onirica, il percorso compiuto è circolare: l’album si apre con una voce che canta sillabe casuali, parole che sembrano inventate e insensate, e si chiude con una voce che fa altrettanto.
Dal punto di vista formale e musicale, sebbene la maggior parte dei brani siano nati, secondo le peculiarità di Laura Vittoria, in una forma strettamente cantautorale (solo chitarra e voce), essi sono successivamente stati plasmati nel lavoro di coproduzione insieme a Fasolo. Sicché la chitarra ha spesso lasciato il posto a sintetizzatori, strings e pads; sono comparse linee di basso e beat minimali; le incursioni elettroniche hanno trovato un proprio spazio all’interno delle composizioni.
Antro di Massimiliano Di Carlo
Passiamo a un altro disco d’esordio (datato 25 aprile), ma certamente insolito e originale, per palati fini. Il titolo è Antro (distribuzione Metropolitan Groove Merchants; anticipato dal doppio singolo Maitinata), di Massimiliano Di Carlo, trombettista, cantante e polistrumentista; ma è soprattutto ricercatore vocale, infatti insegna Canto difonico e sperimentazione vocale presso il Conservatorio statale di musica “L. D’Annunzio” di Pescara, e dal 2021 è docente di Musiche di tradizione orale presso lo stesso conservatorio abruzzese.
Con la sua quasi archeologica ricerca musicale ci immergiamo in un altro mondo e in un’altra era. Infatti l’artista, che è anche uno studioso (tra i suoi riferimenti saggistico-letterari, Giorgio Colli, Allain Danielou ed Ernesto de Martino), sperimenta e va alla ricerca da più di un decennio dei ponti culturali tra Oriente e Occidente e del mito dell’Antro sibillino, «luogo archetipico della metamorfosi ancora sentito nell’immaginario popolare dell’Italia centromeridionale».
Alle origini dei risultati artistici conseguiti vi è una lunga e profonda ricerca etnomusicologica sul campo, in particolare nei suoi luoghi di infanzia, attraverso il contatto con gli anziani e la partecipazione attiva alla ritualità tradizionale delle feste, che conserva ancora quel patrimonio vocale e strumentale che oggi è parte integrante del suo linguaggio artistico (ad esempio, la poesia popolare cantata in endecasillabi con flussi melismatici e microtonali).
Ascoltando Antro (nove incredibili tracce di pietra) riscopriamo ciò che di arcano e di ancestrale è ancora vivo in noi, in particolare il retaggio greco-italico. Un ascolto ipnotico nel tempo e nello spazio che dà i brividi.
Laughter degli al/paca
Trascinanti, avvincenti, inquietanti, dark, con continui, imprevedibili, cambiamenti di ritmo e suoni, sono i ben undici brani – alcuni brevissimi – di Laughter (uscito il 16 maggio e prodotto dall’italiana Dischi Sotterranei, dalla tedesca Sulatron e dalla britannica Sour Grapes) dei mantovani al/paca.
Come si evince dalle tre etichette che hanno prodotto il disco e soprattutto dalle centinaia di performance della band tra festival e locali europei, inglesi e persino statunitensi (Austin, Texas), il disco si muove in un ambito “internazionale”, prevalentemente germanico e britannico, tra post-punk e kraut-rock, e persino con echi Pink Floyd del periodo Syd Barrett.
Rispetto al loro esordio (Make It Better, 2021) gli al/paca ora si proiettano verso sonorità più elettroniche, ma restano e aumentano le provocazioni iconoclaste, le distorsioni, la furia abbagliante, i brividi elettrici, le lacerazioni della realtà, le schegge taglienti, le vicende strozzate. Tutto questo e molto altro è Laughter.
Rino Tripodi
(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)