Un libro per i piccini ma anche per gli adulti che desiderano far volare la propria fantasia bambina. Il racconto di Claudia Rizzi ed Emanuela Susmel (edito da Persiani) è la storia di un colombo cui il destino offre una seconda vita, con un finale aperto che ciascuno può immaginare a suo modo
Poche settimane fa è stato pubblicato il libro Timotèo cerca casa. Le avventure di un piccione bolognese alla ricerca della felicità (Casa Editrice Persiani, Bologna 2025, pp. 94, € 14,90 versione cartacea) di Claudia Rizzi ed Emanuela Susmel: una favola rivolta non soltanto a bambine e bambini ma anche a chi desidera fare un tuffo nel passato e immergersi in una lettura ricca di delicatezza. Scopriamo insieme la trama e come sono nati la collaborazione fra le due autrici e il soggetto del libro da loro scritto.

Un’amicizia di lunga data e una proposta fruttuosa
La conoscenza fra Rizzi e Susmel risale al 1993: frequentatesi inizialmente in circostanze professionali e poi divenute amiche, le loro strade si dividono involontariamente negli anni Duemila. Qualche tempo fa riprendono i contatti ed è come se non si fossero mai perse di vista.
Durante una serata trascorsa insieme, Claudia chiede aiuto a Emanuela per trasformare in un libro la favola che il proprio padre, Alberto, aveva inventato e che le raccontava quando lei aveva cinque anni. L’idea viene accolta con entusiasmo da Emanuela: scrivere è infatti da sempre la sua passione (ha già pubblicato Un sogno chiamato Vittoria, L’Alba di un nuovo domani, Mistero a Pigalle e Matricola 4030. Per non dimenticare).
Nasce così una collaborazione letteraria che porta alla realizzazione di Timotèo cerca casa. Per le due autrici è l’occasione per tuffarsi nel rispettivo passato; per confrontarsi sullo stile da conferire alla storia, che via via prende corpo in un libro; per rinsaldare ulteriormente la loro amicizia.

di Sara Trentin
La trama del libro
Timotèo è un piccione che vive nel centro di Bologna nei primi anni Settanta dello scorso secolo. Un’improvvisa trasformazione architettonica che interessa piazza Maggiore, sede della sua principale dimora, gli fa perdere ogni certezza. In più, si interrompono inspiegabilmente i contatti con Gemma, un’anziana signora con cui si intendeva perfettamente pur non parlando la stessa lingua.
Fino a quel triste giorno, infatti, il piccione poteva contare sul cibo che lei gli faceva trovare sul davanzale della propria finestra. A malincuore Timotèo decide di lasciare il capoluogo emiliano e di dirigersi altrove, senza una meta precisa.
Giunto a Castello d’Argile (sempre in provincia di Bologna) è colpito da uno sparo e viene soccorso da Ornella, una bambina dal cuore sensibile che decide di portarlo a casa per curarlo insieme alla sua famiglia. Inizia quindi un’amicizia speciale tra i due, con lei che lo tiene sempre con sé, anche sul cestino della sua inseparabile bicicletta Graziella.

Il finale aperto e i personaggi
Ma la natura di un uccello è quella di volare e la vita in casa di Ornella inizia a stargli stretta. Timotèo decide così di tornare a Bologna, nella speranza di ritrovare la “sua” piazza, Gemma e gli amici pennuti di un tempo. Ciò però non avviene e Timotèo sceglie di ricercare la propria felicità dove non pensava di averla raggiunta.
Il finale non è scritto nero su bianco ma lasciato all’immaginazione di chi, indipendentemente dall’età, legge la storia. Le autrici sono infatti convinte che non esista un limite dettato dal tempo per tornare fanciulli e per far volare la propria fantasia bambina a fianco del protagonista che invece viaggia con le sue ali.
Oltre Timotèo, umanizzato e dotato di sentimenti, e Ornella, il lettore conosce Giacomina e Giacinto, i genitori della bimba, e Matilde, la veterinaria di paese che regala una seconda vita al piccione, ed entra in contatto con la loro umanità.
Ultima, ma non per importanza, ricordiamo Gemma: l’anziana signora bolognese che accoglie quotidianamente il protagonista sul suo davanzale con una ciotola piena di semi e che misteriosamente sparisce.

Il messaggio delle autrici attraverso Timotèo
Il messaggio della favola è quello di goderci la vita in ogni momento; il “meglio” che spesso attendiamo nel futuro potrebbe invece già essere nei giorni che stiamo vivendo, perciò dobbiamo saperlo riconoscere, cogliendo quotidianamente l’affetto delle persone a noi vicine e identificando la nostra casa come il luogo in cui ci sentiamo davvero noi stessi. Questi sono gli inviti rivolti a tutti i lettori dalle autrici, tramite un messaggio personalizzato di Timotèo.
La quotidianità ci porta infatti troppo spesso ad affrettare le nostre scelte e a optare per le soluzioni apparentemente più facili; questo potrebbe però far trascurare i sentimenti, nostri e di chi ci sta accanto provando un affetto che, talvolta, non sappiamo davvero cogliere.
Le immagini: la copertina di Timotèo cerca casa e un disegno di Sara Trentin, tratto dall’interno del libro; le autrici Emanuela Susmel e Claudia Rizzi.
Maria Daniela Zavaroni
(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)