In via Beroaldo uno straordinario negozio, dove gli amanti della musica possono perdersi tornando indietro nel tempo… Quattro chiacchiere coi titolari
Passando lungo il marciapiede, su di una vetrina, si nota un quartetto di figure umane coloratissime e con scarmigliate acconciature fine anni Sessanta che attraversano la strada su strisce anch’esse policrome. Lo sguardo indugia, si sofferma sull’interno e scorge elementi che riportano inequivocabilmente alla tipologia degli oggetti venduti.
Discobolandia è un negozio di dischi e si trova a Bologna, in via Filippo Beroaldo 26/b. È una delle tantissime volte che ci passo: la curiosità mi assale, ci entro e comincio a osservare la moltitudine di vinili sistemati per file suddivise per anni e classificate per generi. Anche sulle pareti, le copertine dei 33 giri fungono da arredo colorato insieme ad altri oggetti musicali, quadri e poster a tema.
Dietro al banco, due signori indaffarati nel loro lavoro, un uomo e una donna. L’uomo è alle prese con un cliente dall’aria distinta, un inglese, che ha appena fatto degli acquisti e si congeda nella sua lingua d’origine con la faccia compiaciuta e soddisfatta. La donna, invece, è impegnata a visionare attentamente ciò che il monitor del suo computer le offre alla vista. Mi avvicino e mi presento.
Emanuele si dimostra subito disponibile e mi accoglie con garbo e un sorriso in sintonia con la musica che scorre in sottofondo nell’impianto audio del locale. Comincio col fargli delle domande dettate dal mio interesse.
«Da quanto tempo siete aperti?».
«Da circa una ventina di anni. Abbiamo cominciato come fosse una scommessa e alla fine siamo ancora qua!».
«Ma l’attività ha subito le crisi di questi ultimi anni?».
«Assolutamente no. Abbiamo aperto proprio quando era in voga la musica venduta su cd, ma, a dire il vero, noi non abbiamo mai subito gli effetti negativi del mercato, perché questo è un negozio particolare. Qui si vendono dischi usati per un’utenza altrettanto particolare: gli amanti della musica ascoltata sul vinile. Meglio ancora se si tratta di dischi autentici, originali e magari di copie in numero ridotto. All’inizio abbiamo girato molto per mercatini e fiere, in cerca di rarità e pezzi unici. Ci siamo avvalsi anche di Internet, ma poi abbiamo deciso di aprire e dare un luogo fisico alla nostra attività. Anche perché riteniamo di fondamentale importanza il contatto con chi coltiva la nostra stessa passione»
«Ecco, da dove nasce questa passione?».
A questo punto, la donna che aveva fin lì assistito al nostro dialogo si inserisce e risponde.
«Gliel’ho trasferita io la passione!».
La signora Ivana è la mamma di Emanuele e racconta di avergli insegnato, sin da quando era piccolo, a osservare i dischi e a collezionarli, oltre che ad ascoltarli.
«Avevo undici anni quando ho cominciato a maneggiare i dischi – continua Ivana. Li ascoltavo e accennavo anche qualche passo di danza. Mi è sempre piaciuta la musica. E, poi, per The Beatles, ero pazza!».
La mia attenzione si dirige sulla vetrata della porta di ingresso, dove campeggia la rivisitazione pop della celebre foto della band britannica e penso che ogni cosa abbia un suo perché.
Emanuele, mentre prende, sfila, ispeziona, esamina dischi da 33 giri, mi racconta un aneddoto di quando lui e la mamma andavano in giro per l’Europa in cerca di rarità:
«Eravamo a Londra, a Portobello Road Market, e a un certo punto mi cade l’occhio su una copia di Revolver dei Beatles. La guardo, la analizzo, la valuto e capisco di avere in mano il famoso Remix 11, una copia ritirata dal mercato a causa di un arrangiamento sbagliato. Riesco a comprarlo per poche sterline e a rivenderlo per cifre sostanziose subito dopo il rientro in Italia. Si può dire che sia stato il mio battesimo di fuoco!».
«Vent’anni di attività non sono sicuramente frutto dell’improvvisazione. Al contrario, ci vuole una certa preparazione. Dove l’hai acquisita?»
«Sostanzialmente mi sono formato sul campo. Per anni e anni ho cercato, ho girato tanto per trovare pezzi rari che potessero rappresentare un valore importante per il collezionismo. Contemporaneamente, però, ho fatto molta ricerca su riviste del settore, su internet, su testi specialistici. Ho letto molto e ho anche studiato per poter avere una conoscenza che andasse oltre ciò che mi potevano suggerire l’occhio e l’esperienza pratica».
A questo punto, Emanuele m’invita a entrare nel box dietro al banco e comincia a sottopormi decine e decine di copertine, dischi da 33 e da 45 giri, e per ognuno mi spiega tutte le particolarità e le caratteristiche che fanno di una copia un pezzo pregiato. Un profluvio di parole tese a informarmi il più possibile sulla materia. A ogni mio piccolo “perché”, le sue spiegazioni aumentano di pari passo col suo travolgente entusiasmo corredato da un’irresistibile inflessione romana. E ancora a spiegarmi in che cosa consiste l’“orecchio”, cioè il marchio di chi stampa per l’etichetta Blue Note, negli Stati Uniti. In pratica, una sorta di firma. Come fare a riconoscere le edizioni e, soprattutto, le loro peculiarità. Avanti ancora su come si incidevano i campioni (lacche o acetati) prima che venisse dato il via alla produzione.
Curiosità e particolari che fanno la differenza: etichette e copertine
Il mio stupore raggiunge il massimo quando apre il capitolo delle Labelographies:
«La diversità dell’etichetta fa la differenza. Lo stesso disco può avere etichette differenti, ciò che conta sono le stampe originali, diverse dalle ristampe. Anche tra le stampe originali, poi, possono esserci delle tirature ridotte. Queste differenze fanno attribuire valori economici diversi. Proprio per questo, ho diverse copie dello stesso disco dai prezzi molto differenti tra di loro!».
E vai con altre decine di esemplari da farmi scrutare. Emanuele, oramai divertito dalla mia meraviglia e gasatissimo per il clima di dialogo confidenziale venutosi a creare, mi introduce in un ulteriore ambito, quello delle copertine. Un settore, al pari di quello delle etichette, molto rilevante per la valutazione economica di un vinile. È davvero sorprendente ascoltarlo mentre snocciola fatti, aneddoti, motivi e casi che, per esempio, hanno influito, nella storia della musica, sul ritiro di alcune edizioni:
«Ho delle edizioni di dischi che furono ritirate dal mercato subito dopo la loro uscita ad opera della censura per via di immagini di nudo – continua il titolare di Discobolandia – oppure per degli errori materiali, anche impercettibili, come la correzione di un numero sulla data di pubblicazione. Alcuni dischi hanno un valore enorme, perché la casa discografica cambiò l’immagine di copertina per dei “capricci” dell’artista. Oppure perché una semplice raccolta di brani fu pubblicata con un’immagine in copertina di un concerto dal vivo. O per degli arrangiamenti sbagliati, come dicevo poc’anzi. Le motivazioni, in quest’ambito, sono le più disparate e anche le più curiose. Spesso legate ad aneddoti, nati per caso, ma che hanno fatto la fortuna di quel disco e di quell’artista e oggi rappresentano delle vere e proprie rarità!».
La signora Ivana, con fare delicato e discreto, mi allunga un testo, aprendolo alla prima pagina e mostrandomi una dedica autografa. L’autore è un esperto internazionale della storia del vinile. Emanuele si schermisce, dicendo che non ama mostrarlo, perché non gli importa di vantarsene.
«Lo hanno pure contattato da alcune scuole per fare delle lezioni in materia ai ragazzi – chiosa la madre – ma poi non se n’è fatto niente per questioni meramente burocratiche».
Davvero un peccato! Almeno per ora…
Nicola Marzo
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 216, dicembre 2023)