In attesa della nuove, imminenti produzioni letterarie di Isabel Pistore, proponiamo al lettore l’accattivante inizio del suo primo romanzo, “Fidanzati per sesso” (Giraldi Editore)
Un romanzo intenso fin dalle prime pagine, che si sviluppano in un ambito onirico, in un sogno che fa Luna, ventenne vittima di sogni erotici e di incubi. Il tutto dopo aver conosciuto per caso Emma Paradiso, una donna veneta ormai settantenne, ossessionata da una storia vissuta da giovane con un militare, un capitano dei carabinieri, di nome Loris. Una vicenda annotata in un diario, tenuto segreto fino alla fine del libro.
Luna ha un fidanzato di nome Antwan. Entrambi frequentano il liceo e proseguiranno gli studi all’Università: lei presso la Facoltà di Fisioterapia, lui presso quella di Ingegneria genetica. Luna pensa che i suoi sogni siano manipolati non solo da taluni esperimenti del fidanzato, ma anche dalla lettura del diario trovato per caso in casa di Emma e da un uomo che la va a trovare nei sogni stessi e le chiede di risolvere una storia in sospeso. Luna riuscirà a decifrare l’enigma? E, nel frattempo, Emma è riuscita a sposarsi dimenticando il suo amato giovane?
Questa, in breve, la trama di Fidanzati per sesso. Storia di un’ossessione (Giraldi Editore) di Isabel Pistore. Un libro che parla dell’amore nella sua totalità, l’amore di coppia, l’amore diverso, con accenni alla cartomanzia, al buddismo, alla numerologia e alla mitologia greca.
Tuttavia, Fidanzati per sesso è di qualche anno fa. In attesa di leggere le sue novità letterarie che Isabel ci ha rivelato di star preparando e che usciranno a breve, per gentile concessione dell’autrice e della casa editrice, vi proponiamo l’incipit del libro.
Scende lentamente, dolcemente, una luce violetta, a tratti celeste, scende sempre più in basso, come una spirale, verso il mio corpo.
Sono distesa, immobile e tranquilla. All’improvviso si ferma sopra il mio volto, emana un calore che si espande in ogni capillare del viso, da sopra la testa fino alle labbra, quasi a baciarle. Mi accarezza, mi scalda a ogni mio respiro. Sono serena, mi sento protetta, senza alcun problema, cerco di entrare dentro di lei, voglio scoprirla. Sembra sottile, impalpabile, piccola, senza una forma precisa; cambia ripetutamente, assomiglia a un palloncino, a un rombo, a una stella, con molti raggi che mi abbracciano, trasparente e luminosa, accecante, non vuole che la legga. Mi scosto leggermente per non crearle disagio, ma non più di tanto perché sono curiosa e voglio assaporare questa culla mancata.
Rimango lì, come se volessi non finisse mai il momento e come se aspettassi una sua mossa.
Ad un tratto, mentre inconsciamente penso a ciò, si muove e scende. Scende a ogni fremito del cuore, è lei che mi ascolta, cosa sta succedendo?
La seguo con lo sguardo, è l’istinto, non la mente, e lei si ferma di nuovo. La luce mi copre il collo e il seno. Che caldo soave!
Mi avvolge e s’immerge dentro il corpo e cambia colore: ora è verde, forse per precedere ed equilibrare la mia apprensione mentale. Provo uno stato di benessere e un brivido di nuova vitalità. Percepisco una luce quasi elettrica, energizzante. Si spegne un po’ e compare un colore arancio. Si distribuisce in tutto il corpo e sento entusiasmo, allegria, che voglia di spruzzare! La dolce vita!
Un’incredibile eccitazione compare all’improvviso, vedo una mano rossa sopra la mia pancia. Il tocco è leggiadro, poi si inoltra con passione nel ventre e le mani diventano due, è un massaggio circolare; prosegue dall’ombelico fino ai fianchi, attorno alla schiena, sale al petto e poi scende e ricomincia sempre più irruente. Sembra evochi un fuoco.
Ecco il fuoco dentro la mia anima, è piacevole. Vedo una sagoma sopra di me, che si muove forte, mi piace, impazzisco di piacere e vengo.
Voglio svegliarmi, ma non ci riesco. Improvvisamente vedo il filo della luce collegato all’abat-jour del comodino: mi sforzo di afferrarla, è difficile, sfuggente. Eccola, l’ho presa in mano, schiaccio, si accende e poi si spegne da sola. No! Sono ancora nel sogno e lo spettro comanda di nuovo. Non riesco ad aprire gli occhi, gioca ancora con i sentimenti. Aiuto, parlo nel sogno! Borbotto frasi, quand’ecco la luce, la vera luce, la lampadina del cervello. Sento una risata.
Respiro affannosamente, prendo coscienza, vedo la mia stanza, scruto con occhi impauriti e tutto è in ordine, al suo posto. Il lampadario non si muove, sono le 7 precise.
Cos’era successo? Stavolta aveva usato i colori per rapirmi nel suo mondo, ovvero il viola per ipnotizzare lo spirito, il celeste per combattere l’agitazione fisica e mentale, il verde per prevenire le reazioni mentali, l’arancio per favorire l’appetito del sesso, energizzando il fisico con il rosso. Non è possibile, sono ricaduta, il mio corpo astrale aveva ceduto all’ennesima seduzione dello spettro. «Antwan, perché vieni sempre a trovarmi?!». Prigioniero nella mia mente, tormento di passione.
Mi alzo dal letto, calzo le ciabatte, sollevo la persiana, apro la finestra e respiro. È un giorno nuvoloso. Chiudo e spengo la luce. Mi vesto, vado in bagno e mi risciacquo il viso con l’acqua gelida per accertarmi di essere sveglia. Mi guardo allo specchio, ho un brivido, sono io che mi osservo? Mi sento sdoppiata. Percorro il corridoio ancora buio, accendo la luce e la lascio accesa. Raggiungo la cucina, metto la caffettiera sul fornello e mi preparo lo zaino che ho lasciato sul divano del salotto, e mentre sento la moka del caffè bollire vedo la luce del corridoio accendersi e spegnersi velocemente, mi pare d’essere in una discoteca. Ho di nuovo i brividi. Mi affretto a concludere, indosso il giubbotto e lo zaino a tracolla, e scendo le scale.
Chiudo la porta a chiave. In giardino c’è Bubu, il mio cane. Mi aspetta. Mi guarda, sembra spaventato. Il suo vero nome è Tommy ed è un alano, un bestione bonaccione. Sdrammatizzo chiamandolo “spia” perché si intrufola in casa, fa finta di dormire sul tappeto e ascolta ogni discorso con gli occhi chiusi e le orecchie come due antenne. Lo saluto, inforco la mia bici e vado a scuola.
Odio l’ultimo anno, è il più duro. La notte sogno di frequente che agli esami non ci arrivo. Mi sto arrendendo, cosa mi succede? “Luna, non perdere il coraggio!”, mi dico.
Quinta liceo, uno strazio. La scuola non si trova molto distante da casa mia ed è per questo che, anche se patentata, uso la bici. La strada è diritta, ma pericolosa per i ciclisti un po’ distratti come me. Quando arrivo dinanzi al cancello nero e ruggine di via Lanzi, faccio una smorfia, alzo le spalle ed esclamo: “Pazienza! Vada come vada!”
L’edificio è grigio, senza nessun colore, circondato da querce invecchiate, secolari. Meno male che i professori sono simpatici e comprensivi. Mi sono sempre impegnata, a parte in Latino, che non è il mio forte. Il professore mi ha dato la sufficienza.
L’estate è alle porte, non vedo l’ora perché a fine settembre frequenterò la Facoltà di Fisioterapia a Verona.
La mia classe è composta di 26 alunni, 13 femmine e 13 maschi, tra cui Antwan Viktor, il mio fidanzato. Stiamo insieme da tre anni. Non sono particolarmente gelosa di lui, è un ragazzo serio e calmo, ama ascoltare e mi dà ottimi consigli. A volte mi chiedo se siamo più fratelli che innamorati. Tuttavia, le nostre vite prima o poi si divideranno a causa degli studi universitari. Antwan ambisce a laurearsi in Ingegneria genetica.
[…]
Ho 19 anni, il mio nome di battesimo è Luna. Sono nata il 13 marzo, trenta minuti dopo la mezzanotte. Mia madre scelse questo nome perché sono nata in una notte di luna piena. Tredici, ossia il numero del cambiamento, la morte e la rinascita.
[…]
Il telefono squilla. È Antwan.
«Luna, cosa ti succede? Non vieni alle lezioni?» mi chiede.
«Non posso, ho la febbre e mi sento strana» balbetto desolata.
Suona la campanella, bisogna entrare in classe.
«Senti, Luna, devo andare. Vengo a casa tua dopo pranzo. Stai tranquilla e rilassati. Ci vediamo più tardi. Ciao, un bacio».
Già. Ma vorrei vederlo al mio posto: se la farebbe sotto, fifone com’è!
Decido di coricarmi. Mi dirigo verso la mia stanza dopo aver preso lo smeraldo magico, che altro non è che una piccola pietra verde chiamata Esmeralda. Rappresenta i sette colori del Buddismo e il segreto della saggezza. Ho sempre dato credito alle pietre come segno di protezione, quasi fossero un angelo custode, il mio angelo custode.
Recito la mia parola magica allo smeraldo, e mi addormento.
Din don dan! Il suono delle campane mi sveglia: battono le dodici. I miei genitori sarebbero rientrati a momenti. Ho troppo sonno addosso, sebbene non abbia inghiottito nessun sonnifero. Percepisco un ronzio alle orecchie.
Il ronzio? Ma da dove sbuca? Chi fa questo rumore, è per caso la mia mente?
Cado in un sonno profondo. Sento una zanzara girare intorno alla testa, davanti al viso, a destra e a sinistra come una lancetta dell’orologio. Tic-tac, tic-tac, e ricompare il vento freddo. Mi solletica il naso, la zanzara, e vi entra. Adesso la sento in ogni orifizio. Il freddo gelido si tramuta improvvisamente in caldo. Il cuore batte forte. Ho sete. Apro la bocca, intravedo la sagoma grigia di fianco al letto: mi parla attraverso la mia gola, ma non afferro granché di ciò che dice. Cerco il coraggio per riprendere in mano la situazione. Ma sono troppo debole, non ci riesco.
Scorgo una luce da lontano: «Luna, Luna, svegliati!» sento dire, e una mano si posa sulla spalla. Spalanco gli occhi: è Antwan.
«Come hai fatto ad entrare nel sogno?»
«Entrare nel sogno? Entrare in casa tua! Siamo appena arrivati insieme, io e tuo padre. Stavi sognando profondamente, ho notato che parlavi…».
Lo fisso spaventata.
«Mi sembra d’essere svenuta e qualcuno, o qualcosa, ha preso il posto mio, dentro di me».
(Da Isabel Pistore, Fidanzati per sesso. Storia di un’ossessione, Giraldi Editore, pp. 7-10)
Emilio Lonardo
(LucidaMente 3000, anno XIX, n. 219, marzo 2024)