Ancora giochi di parole, nonsense e tanto divertimento nel nuovo giallo umoristico-demenziale (edito da PandiLettere) dello spassoso scrittore catanese
S’intitola Sulle trecce dell’assassino (PandiLettere casa editrice, pp. 264, € 16,50) il nuovo libro di Andrea Fiore, brillante narratore nato a Catania. Prosegue così la sua serie di gialli di stampo grottesco-demenziale, iniziata nel 2009 con la pubblicazione di Morte, ricotta e mascarpone e proseguita nel 2011 con L’elettricista suona sempre 220 volt, con cui ha vinto il Premio letterario Akadèmon.
Omicidio da Giuseppy’s
Questa volta la storia prende le mosse da un inquietante omicidio commesso all’interno del locale “da Giuseppy’s”, il più rinomato salone di acconciature uomo donna bambino di Gravetown. L’autore ama i giochi di parole che, in questo caso, vista l’ambientazione del racconto, sono spesso a sfondo tricologico. La vittima dell’omicidio ha infatti delle lunghe trecce nere che gli saranno tagliate e rubate dopo essere stato strozzato con una extension durante un breve blackout.
Sebbene la storia raccontata si caratterizzi per un alto tasso di nonsense, il narratore dimostra tutta la sua abilità nel caratterizzare i propri personaggi. La stessa trama, inoltre, che appare consapevolmente illogica in molti punti, sviluppa il mistero dell’omicidio attraverso indizi coerenti arrivando a un epilogo che, seppur surreale, ha un suo senso, come in ogni romanzo giallo che si rispetti.
Gli incaricati di risolvere il caso sono l’ispettore Peter Haddock e il suo assistente Dan Parrish: «Il sabato pomeriggio Haddock & Parrish lo trascorrevano al cinema, da quando l’ispettore tempo addietro, per una mera svista, aveva acquistato due abbonamenti decennali a Traumi dell’anima, un cineforum di cinquecentoventi noiosissimi film spaccamaroni, stile Anima letale o Il Collezionista di Ossian. Sulla locandina c’era scritto chiaro e tondo cinema d’essai, ma il pingue poliziotto, forse tradito dalla fame, aveva letto dessert». Si unisce a loro Mandy Racco, una recluta affascinante e un po’ vanesia.
Investigatori comici, nonsense ed enigmi
I tre esilaranti investigatori arrivano su quella che l’autore definisce ironicamente la «scena del crine» e iniziano a fare domande ai sospettati perché è stato sicuramente uno dei clienti del salone “da Giuseppy’s” a compiere il delitto. L’assassino però «non ha lasciato trecce» e quindi l’indagine si aggroviglia come una matassa di capelli. Ma alla fine, (il)logicamente, tutti i nodi verranno al pettine.
Tra personaggi grotteschi e dialoghi umoristici, tra situazioni insensate ed enigmi da risolvere, Fiore, grazie al nonsense, ci trasporta dunque in una storia avvincente, basata sull’equilibrio tra ordine e caos, tra il senso compiuto e l’assurdo, tra la realtà logica e il paradossale, esprimendosi mediante originali giochi di parole, accostamenti grotteschi e surreali.
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Emilio Lonardo
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 208, aprile 2023)