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Home SOTTO I RIFLETTORI

Attenti a «Lui»… Anzi, a «Lei»

Dai sondaggi sembra che Giorgia Meloni e il centrodestra vinceranno nettamente le prossime elezioni politiche del prossimo 25 settembre. Agli avversari non resta che agitare il solito, stantìo, spettro antifascista. In ogni caso, potrebbe cambiare poco per gli italiani

Rino Tripodi by Rino Tripodi
3 Settembre 2022
in DALL'ITALIA, SOTTO I RIFLETTORI, TEMATICHE CIVILI
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Dai sondaggi sembra che Giorgia Meloni e il centrodestra vinceranno nettamente le prossime elezioni politiche del prossimo 25 settembre. Agli avversari non resta che agitare il solito, stantìo, spettro antifascista. In ogni caso, potrebbe cambiare poco per gli italiani

Elettori, attenti! Ascoltate! Se le elezioni politiche del prossimo 25 settembre saranno vinte dal centrodestra, riprenderanno i farneticanti discorsi dai balconi di palazzo Venezia, le distruzioni delle redazioni dei quotidiani, le aggressioni all’Etiopia, le leggi razziali, con contorno di camicie nere, fez, manganello e olio di ricino. Il pericolo è sempre «Lui»… Anzi, visto che Giorgia Meloni, presunta neodittatrice alla Mussolini, è una donna (e ci tiene a ribadirlo: altro scandaloso outing in tempi nei quali si plaude al conformismo di dichiararsi gay o, almeno, bisessuali), attenti a «Lei»!

State ridendo? Dovreste piuttosto piangere. Siamo l’unica nazione al mondo nella quale da 77 anni le sinistre, sempre minoritarie alle urne, usano lo spauracchio del fascismo (in assenza assoluta del rischio di un ritorno alla dittatura mussoliniana) per raccogliere i propri cocci, spingere a votare i riluttanti proseliti ed evitare risultati peggiori, nonché il libero voto degli italiani. Gli avversari vengono sistematicamente insultati. Mario Scelba? Massacratore di manifestanti rossi. Amintore Fanfani? Fanfascista. Bettino Craxi? In orbace. Silvio Berlusconi? Fascista violentatore di minorenni. E, ovviamente, non stiamo neppure a nominare Giorgio Almirante (segretario del defunto Movimento sociale italiano), effettivamente repubblichino e accusato quale “massacratore di partigiani”. Ora gli insulti calunniosi sono rivolti alla presidente di Fratelli d’Italia (Fdi), partito che potrebbe ottenere la maggioranza relativa dei consensi: circa il 25% (peraltro numeri non plebiscitari). Tuttavia, l’alleanza di centrodestra Fdi-Lega-Forza Italia e alleati minori dovrebbe raggiungere quasi il 50% come voti e ancor di più, in percentuale, come seggi.

Infatti, grazie al sistema elettorale denominato Rosatellum (ideato da Ettore Rosato, Italia viva, ed esaltato proprio dalle sinistre per sfruttare la precedente situazione elettorale), il terzo di deputati e senatori eletti col sistema maggioritario rischia di essere appannaggio quasi interamente del centrodestra che, così, potrebbe addirittura arrivare al 75% dei seggi complessivi. Tale maggioranza consentirebbe di cambiare la stessa Costituzione senza referendum popolare. Le accuse becere verso la Meloni provengono, oltre che dagli avversari politici del Partito democratico, cespugli vari di estrema sinistra e agit-prop dei centri sociali, dal fior fiore dell’intellighenzia “progressista” – si fa per dire – come Chiara Ferragni o Loredana Bertè, interessata non alla sorte degli italiani, ma a battaglie ideologiche quali lo ius scholae, le teorie gender e lgbtqia+, il nazifemminismo, l’invasione migratoria di massa, la liberalizzazione delle droghe.

Ovviamente, il fatto (femminista) che per la prima volta nella storia italiana una donna possa diventare presidente del Consiglio non vale se tale personaggio non è allineato al (non)pensiero dominante politicamente corrotto. Ed è significativo che siano state proprio altre donne ad attaccare la Meloni, oltre che l’ineffabile Enrico Letta con la sua misogina “cipria”. Il problema è che le sinistre non hanno ancora superato il “complesso del dittatore”, ma, soprattutto, non hanno introiettato le regole elementari di una competizione politico-elettorale democratica: il rispetto (e non la criminalizzazione) degli avversari (non “nemici”), il libero dibattito sulle idee (e non la loro ridicolizzazione), l’accettazione del risultato delle urne. Ora, o si chiarisce che Fdi è un partito neofascista, e allora lo si mette fuori legge (XII norma transitoria e finale della Costituzione) e non lo si fa partecipare alle urne, o lo si affronta lealmente. La vera questione è se il nuovo governo, con Fdi frenata da Fi e molti settori della Lega, sarà diverso dai precedenti. Intanto, su atlantismo, Nato, Unione europea, ecc., la stessa Meloni ha voluto rassicurare i potentati esteri. Inoltre, nessuno (tranne i partitini “antisistema”; vedi qui) si espone su guerra ucraina e autolesionistiche sanzioni alla Russia (ma su vaccini, lockdown, green pass, repressione sanitaria, negli ultimi giorni Fdi e Lega sembrano essersi ormai schierati su posizioni meno oltranziste di Fi e le sinistre).

Il pericolo, pertanto, non è quello che, se vince la Meloni, arriverà il fascismo, ma che non cambi nulla rispetto ai governi a “maggioranza Ursula” (è l’auspicio di Carlo Calenda, leader di Azione). Inoltre, c’è chi dice che Pd e compagni diano già per perse le elezioni, in attesa e augurandosi che il nuovo governo sarà ben presto messo in difficoltà dagli enormi problemi autunnali (caro bollette in primis) e dagli attacchi esterni dei poteri finanziari sovranazionali (leggi Certo della sconfitta, il Pd preferisce sedere in riva al fiume convinto che il governo di cdx non durerà). Vale a dire, secondo il noto adagio de Il gattopardo: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». In ogni caso, in Italia da 77 anni non si muove foglia che l’America (gli Stati uniti) non voglia. Ancor più oggi, con gli Usa che stanno sfruttando la guerra in Ucraina per farsi i propri interessi geopolitici ed economici e rianimare l’Alleanza atlantica, da decenni in crisi e dappertutto perdente negli innumerevoli interventi bellici sul pianeta. Lo scopo è pure quello di cancellare definitivamente il sogno geopolitico dell’Eurasia, vale a dire i logici compattamento e armonizzazione economica dei territori da Lisbona agli Urali, secondo lo slogan di Charles De Gaulle, ma terribile ipotesi per lo zio Sam, che si vedrebbe ancora più isolato sul pianeta.

Rino Tripodi

(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 201, settembre 2022)

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Tags: antifascismoelezionifocusMelonivoto
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