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Bologna, come misurare la sostenibilità delle produzioni

Importante incontro presso la Facoltà di Ingegneria dell’ateneo felsineo: dalla fabbrica 4.0 alla misurazione delle emissioni di gas serra

Carmela Carnevale by Carmela Carnevale
12 Aprile 2022
in ECONOMIA-FINANZA-SPESA, SCIENZA-AMBIENTE-ECOLOGIA-CAMBIAMENTI CLIMATICI-INQUINAMENTO
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Bologna, come misurare la sostenibilità delle produzioni
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Importante incontro presso la Facoltà di Ingegneria dell’ateneo felsineo: dalla fabbrica 4.0 alla misurazione delle emissioni di gas serra

Cosa significa per un’azienda perseguire la sostenibilità? È solo questione di immagine o la sostenibilità può essere un mezzo per innovare il proprio business aziendale? Per orientarsi occorre poter disporre di strumenti di misurazione efficaci ed effettivi per realizzare e comunicare all’esterno i risultati raggiunti possibilmente declinati nei diversi ambiti della sostenibilità: economica, ambientale e sociale.

Tale esigenza trova risposta nell’elaborazione di un modello di misurazione presentato per la prima volta a Bologna il 5 aprile scorso presso l’Aula magna della Facoltà di Ingegneria dell’ateneo felsineo in un incontro dal titolo Real data matter. Sustainable packaging valley. Lo strumento – ha spiegato Augusto Bianchini del Dipartimento di Ingegneria Industriale  – può essere esteso a tutta la catena di valore e a livello di distretto, coinvolgendo fornitori e clienti, fino ad arrivare al consumatore finale». Diventa uno strumento importante per tutta la collettività, adatto a favorire collaborazione e condivisione verso nuovi modelli di business. E, tra gli obiettivi di sostenibilità, la quantificazione degli impatti ambientali consentirà scelte di miglioramento effettive proprio grazie dall’utilizzo dei dati. Ed è proprio in questa direzione che si è mossa Andi-Mec, società del Gruppo Dico, azienda bolognese del settore della meccanica di precisione che produce in outsourcing per la filiera del packaging e che, partendo dalla digitalizzazione di tutti i processi produttivi, è passata dalla fabbrica 4.0 alla misurazione della CO2 di ogni singolo prodotto.

«Siamo partiti nel 2017 – ha detto Paolo Venturi, amministratore delegato di Andi-Mec – e, con l’aiuto di un esperto, abbiamo avviato un programma di digitalizzazione volto a ribattezzare l’azienda, da Andi-Mec a Andi-Mec 4.0. Abbiamo adottato il Mes (Manufactoring Execution System) affinché l’interconnessione delle macchine col sistema informativo generasse informazioni utili per tutte le funzioni aziendali. Poi, insieme all’Università di Bologna, da tutti i dati raccolti (i big data) abbiamo ricavato pochi indicatori sintetici (gli smart data) di utilizzo pratico: le KPI (Key Performance Indicators, ovvero un indicatore chiave di prestazione, valore misurabile che dimostra l’efficacia con cui un’azienda sta raggiungendo gli obiettivi aziendali principali, ndr). La disponibilità dei dati fa sì che in azienda i neoassunti imparino molto in fretta e siano incoraggiati al miglioramento grazie al confronto coi colleghi. Ma non solo, diventa possibile fornire ai clienti informazioni sui processi produttivi agevolando il controllo di costi e flussi logistici. Tutto questo nell’ottica di un continuo miglioramento dei prodotti e quindi delle rese. Infine, sempre con il supporto dell’Università di Bologna, Andi-Mec riesce oggi a misurare il Carbon Footprint (parametro che viene utilizzato per stimare le emissioni gas serra causate da un prodotto, da un servizio, da un’organizzazione, da un evento o da un individuo, ndr) di ogni pezzo prodotto, cioè la quantità di CO2 immessa nell’ambiente per realizzare ogni singolo componente, aprendo la via al miglioramento degli impatti ambientali delle produzioni. Dunque il processo di digitalizzazione centra obiettivi di sostenibilità sociale, economica e ambientale. È il passaggio a Data Driven Factory, vale a dire un modello produttivo altamente sostenibile: nelle nostre officine il lavoro è ancora fatto con cura artigianale ma è anche documentato con rigore digitale».

I dati di Andi-Mec per la definizione delle KPI sintetiche di analisi, sono stati elaborati da Turtle, spin off dell’Università di Bologna, che grazie allo sviluppo del software ViVACE è in grado di fornire alle imprese una valutazione quantitativa della loro sostenibilità. In particolare, «la sostenibilità ambientale del prodotto, espressa in CO2 equivalente – ha chiarito Matteo Colamonaco, assegnista di ricerca del Dipartimento di Ingegneria industriale – è frutto di due contributi: consumi specifici della lavorazione, come il consumo della materia prima e i consumi generali di stabilimento riferiti a: consumo di energia, di acqua, produzione di rifiuti e utilizzo di trasporti». Ed è proprio questo il criterio utilizzato per misurare la CO2 emessa per ogni singolo prodotto di Andi-Mec. Il programma si presenta come gestionale della sostenibilità, in grado di produrre indicatori e dashboard di performance chiari e applicabili da subito al management aziendale consentendo di confrontare le scelte per migliorare la sostenibilità delle attività produttive declinata nei vari ambiti. L’Università di Bologna e Andi-Mec hanno dunque realizzato un modello che permette di misurare l’impatto ambientale e sociale dei processi di lavorazione meccanica, contribuendo a sei degli obiettivi SDG’s dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Dalla sintesi tra il Data Driven Factory sviluppato da Andi-Mec e il modello ViVACE di Turtle è nata la soluzione ideale per supportare le aziende della Packaging valley che vogliono intraprendere la transizione verso la sostenibilità sulla base di dati reali.

Camela Carnevale

(LucidaMente, anno XVII, n. 196, aprile 2022)

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Tags: Andi-Mecanidride carbonicabolognadata driven factoryeconomiaindustriasostenibilitàTurtleVivace
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