Lettera aperta del presidente della Fondazione Perini, Christian Iosa, figlio di Antonio, “gambizzato” il 1° aprile 1980 dalle Brigate rosse, in merito alla trasmissione “In onda” dello scorso 2 ottobre
Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta di Christian Iosa, presidente della Fondazione Perini di Milano, nonché figlio di Antonio (1933-2019), esponente della Democrazia cristiana “gambizzato” il 1° aprile 1980 dalle Brigate rosse (per i dettagli sul vile attentato, leggi qui). Poiché le esternazioni della giornalista Concita De Gregorio e dei suoi ospiti dello scorso sabato 2 ottobre, nel corso della trasmissione In onda su La7, condotta insieme a David Parenzo, alle quali fa riferimento Iosa nel testo che riportiamo, potrebbero sembrare incredibili ai nostri lettori, linkiamo altri articoli che ne hanno parlato, anche riportando il brano della puntata: In Onda e le discusse parole sui terroristi delle Br (video); Concita De Gregorio choc “Brigatisti meglio della Bestia”/“Almeno quando sparavano…”; In Onda, Morisi e Salvini peggio delle Brigate rosse? «Loro almeno…». Concita De Gregorio e Parenzo sconvolgenti; Delirio della De Gregorio: Morisi peggio dei brigatisti. Infine, ricordiamo ai più giovani che le criminali Brigate rosse e altri gruppi terroristici sparavano a gente disarmata, innocente, inerme. Nulla di eroico e rischioso…
Esprimo il mio sdegno nei confronti di quanto scaturito, lo scorso 2 ottobre, nella trasmissione di La7 In Onda che, tramite la sua conduttrice Concita De Gregorio e i suoi ospiti Umberto Galimberti e Marianna Aprile, ha dato voce e spazio a una breve ma vergognosa ricostruzione storica sugli anni di piombo erigendo i terroristi ad eroi armati «che rischiavano la vita […]. Nel corpo a corpo il terrorista che spara rischia di morire. È una battaglia in cui i corpi si fronteggiano». Si tratta di una lettura distorta, superficiale, grottesca e pericolosa di quegli anni e di una vergognosa strumentalizzazione del dolore delle vittime del terrorismo che denota nello specifico un vuoto culturale colmo di ignoranza della memoria storica e del dolore dei parenti delle vittime, molti dei quali, me compreso, erano soltanto bambini.
Bambini che hanno visto il proprio padre soffrire e portare i segni della gambizzazione per il resto della vita, bambini che non hanno più visto il proprio padre tornare a casa. Mogli e madri vere eroine di quegli anni rimaste sole a crescere i propri figli. Condanno, incondizionatamente, ogni forma di violenza, anche quella verbale dei social network, qualunque ne sia la motivazione, ma è inaccettabile la legittimazione storica alla lotta armata del terrorismo degli spietati anni Settanta, in cui, secondo la De Gregorio, ci furono una sorta di «duelli e corpo a corpo». Il tutto affermato con una naturalezza che certamente fa riflettere così come le considerazioni di alcuni suoi ospiti illustri che non hanno fatto altro che aggravarne i contenuti con una farneticante giustificazione della violenza politica e della lotta armata, che si legge nelle loro parole.
Affermazioni tese unicamente a fare emergere come la violenza verbale dei social sia peggio del terrorismo o come certi personaggi politici di oggi siano peggiori dei terroristi di allora. Una sorta di provocazione che sminuisce e ridicolizza la violenza e la lotta armata di ieri e rischia semmai di fomentare la violenza di oggi. Affermazioni che rappresentano in modo distorto e fazioso la realtà tragica del terrorismo, che ha ucciso la speranza, ha seminato morte di cittadini innocenti, ha portato alla rovina e alla sconfitta la classe operaia e tutte le forze democratiche impegnate in un processo di profondo cambiamento della società italiana con il Governo di solidarietà nazionale, voluto da Aldo Moro ed Enrico Berlinguer.
Le immagini: foto relative all’attentato del 1980 ad Antonio Iosa di proprietà di Christian Iosa.
Christian Iosa
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 190, ottobre 2021)