La raccolta degli interventi del direttore nel terzo trimestre del sedicesimo anno di pubblicazione di “LucidaMente”
Settembre-ottobre (nn. 189-190) – Successo dei referendum: evviva! (Ma con qualche dubbio)
Grazie anche alla firma digitale, le numerose e lodevoli iniziative referendarie dovrebbero raggiungere l’obiettivo fissato. Ma tutti i firmatari sono stati mossi da nobili intenzioni?
Chi scrive questo editoriale è al di sopra di ogni sospetto. Come affermato nel nostro articolo dello scorso giugno (Un’estate di referendum da firmare), abbiamo consigliato di aderire a «tutti i quesiti referendari, sia quelli sulla Giustizia, sia quelli sull’eutanasia, sia quelli sulla caccia. E anche se non siete d’accordo o nutrite perplessità di qualunque genere. Perché? In prima istanza per stimolare l’iniziativa legislativa di un Parlamento immobile su certe tematiche che ci riguardano tutti; in seconda istanza, per far decidere comunque al popolo, il che è sempre positivo. Ancor di più in tempi di esautorazione della volontà popolare (con l’invenzione del populismo come minaccia) e di restringimento degli spazi democratici».
Alle tre richieste referendarie di cui parlavamo, se n’è aggiunta una quarta, quella sulla cannabis, e poi quella sull’abolizione del green pass. Anche grazie alla nuova possibilità di firmare on line, almeno le iniziative su Giustizia, eutanasia e cannabis hanno oltrepassato la soglia delle 500.000 firme valide richieste affinché sia tenuta la consultazione referendaria. Bravissimi i promotori, in particolare i radicali e l’Associazione Coscioni, in grado, ancora una volta, di impegnarsi su alcune tematiche fondamentali, al contempo innovando le forme della politica e della partecipazione popolare. Tuttavia, il nostro spirito critico qualche domanda se la pone sempre, soprattutto oggi, visto che viviamo in un’epoca nella quale qualsiasi dubbio è proibito (leggi Autoritarismo pandemico). In primis: la partecipazione da remoto è un reale progresso o un ulteriore passo verso la crisi della democrazia, la sua ulteriore virtualizzazione e la prevaricazione della telematica (leggi Il controllo sociale attraverso la web-sorveglianza di Giuseppe Licandro)?
Poi altre perplessità scaturiscono – può apparire strano – non dai temi e dai quesiti, quanto dalla volontà e dall’atteggiamento dei cittadini firmatari. Chi ha firmato per la giustizia lo ha fatto perché desidera che in Italia funzioni meglio la macchina giudiziaria e spariscano gli scandali che hanno riguardato la magistratura o intende punire i giudici e delegittimare la stessa Giustizia? Chi ha firmato per l’eutanasia ha avuto in mente la dignità del malato, la sua autodeterminazione e la libertà terapeutica o pensa che vi siano “vite da scartare” (leggi Maurizio Tortorella, Il referendum che dice sì all’eutanasia ma non risolve il vuoto di legge, in Panorama, n. 36, 31 agosto 2021)? Chi ha firmato per abolire/limitare la caccia lo ha fatto nell’ottica di un maggiore rispetto dell’ambiente e degli habitat animali o per un generico amore per le “bestioline”, che, talvolta, possono anche essere dannose per lo stesso ambiente?
Chi ha firmato per la liberalizzazione della cannabis lo ha fatto per rispetto dei malati che hanno difficoltà ad accedere alle cure con quella sostanza o per poter esserne consumatori senza alcun limite? Certo, sbagliamo: non si giudica dalle intenzioni, ma dai risultati che si otterranno (sperando che non si corra il rischio di una eterogenesi dei fini). In altre parole, è da accogliere con entusiasmo tutto ciò che va in direzione della libertà, della dignità e dell’emancipazione umane. Ma poco di positivo ci sarebbe se la logica prevalente fosse quella neoliberista, neocapitalista, consumista, per cui le molle che hanno spinto tanti alla firma sarebbero state l’odio per l’ordine e per la certezza della pena, la volontà di liberarsi dei malati o degli anziani, considerati un peso, o dei depressi (vedi L’eutanasia di Alessandra), un ecologismo senza conoscenza dei meccanismi della Natura, o l’edonismo dello sballo perpetuo, in un’ottica di eterna condizione adolescenziale. Senz’altro molto, molto, molto preoccupante per le sorti della democrazia italiana è, invece, la scarsa partecipazione dei cittadini alle elezioni amministrative dello scorso 3-4 ottobre. E ci sono partiti che gioiscono!
Oltre a quelli già linkati, segnaliamo di seguito alcuni altri interessanti articoli apparsi in questo periodo su LucidaMente 3000. Purtroppo una tematica costante è quella dell’invadenza dei poteri di ogni tipo ai danni della democrazia, dei cittadini, delle masse popolari. Sulla base dell’intrinseco statuto problematico della Scienza, Christian Corsi ha contestato l’attuale scientismo galoppante (L’esperienza storica smentisce le attuali, arroganti élite della comunità scientifica). Vi è un collegamento tra la prepotenza dei medici-star televisive e Il misterioso caso del dottor De Donno? Perché si sarebbe dovuto suicidare il primario mantovano che riusciva a guarire i malati di Covid con una terapia dal costo irrisorio? E che dire de Gli inganni dell’Unione europea? Edoardo Anziano ha indirizzato la propria attenzione sulle responsabilità de Lo stato maltese ritenuto colpevole dell’assassinio di Daphne Caruana Galizia e sull’invadenza degli Istituti di cultura cinese negli atenei occidentali (Il grande balzo in avanti di Confucio). Non più tranquillizzante è la situazione prospettata da Isabella Parutto se si dovessero estinguere gli insetti più preziosi per l’umanità (Il futuro delle api dipende da noi).
Ci sollevano un po’ l’umore due articoli di Emanuela Susmel. Il primo ci fa conoscere Una “biblioteca umana” per abbattere diffidenze e pregiudizi. Il secondo ci porta a zonzo per San Marino, la più antica repubblica del mondo, e tuttora esistente. In occasione dei 700 anni esatti dalla sua morte, Angelo Avignone ci ha spiegato L’eterna attualità di Dante. Infine, l’antologia Storie felsinee, edita da Il Foglio, che raccoglie ben 34 testi inediti di narratori contemporanei, di vario genere letterario, ambientati nel capoluogo emiliano (Racconti bolognesi). E chiedendo venia per la piccola autocitazione, informiamo i nostri lettori che al suo interno è ospitato anche un nostro breve racconto, Corte 9, orrore alla Cirenaica, ambientato in un noto rione bolognese: un “horror” intriso di ironia e citazioni cinematografiche…
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 190, ottobre 2021)
Luglio-Agosto 2021 (nn. 187-188) – Olimpiadi: la meglio gioventù italiana
Oltre all’ottimo risultato sportivo, nei nostri atleti sono emersi princìpi e valori morali e umani. Però, che brutte le telecronache Rai…
Tanto per non affaticare la memoria futura, i numeri sono pari e tondi: 10, 10, 20. Rispettivamente, ori, argenti e bronzi. La somma è 40. Sono le medaglie complessive vinte dall’Italia alle Olimpiadi 2020 (o 2021?) di Tokyo, prime dell’Era Covid. Mai se ne erano conquistate tante. Come numero totale di podi e di vittorie assolute, gli azzurri si collocano al 7° posto, dietro giganti come Stati uniti, Cina, Giappone, Gran Bretagna, Russia e Australia, ma affiancando le nazioni più vicine e simili a noi, quali Francia e Germania. In particolare, c’è da evidenziare il miracolo dell’atletica, con cinque sorprendenti ori, secondi solo agli Usa.
Oltre alle imprese sportive, ciò che ci ha più colpito sono stati i volti, i gesti e le parole dei nostri atleti. Una gioventù pulita, ricca di princìpi e valori morali e umani, che conosce la fatica, l’impegno, la sofferenza, l’onestà. Sorrisi che solo noi italiani abbiamo. E dietro di loro tante storie commoventi e socialmente significative. Fossero tutti i giovani così… Che differenza coi viziatissimi e ultramilionari divi di sport tutt’altro che olimpici! C’è chi non ha perso l’occasione per calcare la mano sull’ideologia multietnica. Ma la stragrande maggioranza dei tifosi sente come veri italiani tutti gli sportivi che hanno gareggiato indossando l’azzurro e hanno cantato commossi l’Inno di Mameli. Questo conta. Perché fare propaganda divisiva quando esistono solo italiani? A chi può importare la provenienza o la gradazione del colore della pelle? Un discorso a parte, invece, va fatto per i radio e telecronisti della Rai che hanno seguito e commentato le Olimpiadi. A parte l’abbastanza recente moda (americanata) dei due telecronisti in contemporanea, che rischiano di sovrapporsi e distrarre lo spettatore, risultano inaccettabili nelle cronache in diretta il tifo da stadio (o da bar), la faziosità, la retorica, l’esaltazione acritica, le urla nevrotiche, il continuo parossismo. E, poi, nelle trasmissioni di contorno, ecco l’altra faccia della rettorica (con due “t”): sorrisi e bonarietà (falsi), sdolcinatezze, mielosità, buonismi vari. Insomma, sempre sopra le righe. Dov’è il senso della misura?
Nelle scuole di giornalismo s’insegna (o s’insegnava) che il cronista deve essere/sembrare obiettivo, distaccato, aderente ai fatti. È evidente che chi appartiene a una parte politica ne accolga e faccia trapelare le idee e i progetti o, nel caso sportivo, tifi per la propria squadra o nazione, ma deve farlo notare il meno possibile, avere misura e buon gusto. È persino comprensibile che, in vista del traguardo, della vittoria finale, del gol o del rigore parato all’ultimo istante, ci si lasci andare, ma risultano inascoltabili cronache che dal primo all’ultimo minuto di un evento risuonino di urlacci, incoraggiamenti assordanti, esaltazioni enfatiche di semplici gesti tecnici o atletici. Per essere più chiari, è ovvio che in una gara-lampo come i 100 metri piani trapeli la tensione e il tifo, ma come si fa in partite lunghissime come quelle di pallacanestro, pallavolo, pallanuoto, a schiamazzare e sbraitare per circa due ore? Il tifoso vorrebbe gustarsi gli incontri, non essere stordito. È possibile che il tutto sia partito dai commenti nel canottaggio di Giampiero Galeazzi… O si tratta di un altro segno del dilagare del cattivo gusto e dell’eccessivo? Che gli urlacci li facciano i telecronisti di calcio di Mediaset, ma i giornalisti della Rai pagati dai contribuenti…
E andiamo al consueto, sintetico, riepilogo di alcuni dei contributi più interessanti pubblicati su LucidaMente negli ultimi due mesi. Edoardo Anziano in Perché l’accordo Huawei-UniBo sull’IA desta molte perplessità ha sottoposto ad analisi critica il Memorandum of Understanding tra l’Ateneo bolognese e la nota multinazionale cinese dell’elettronica sui temi dell’Intelligenza Artificiale. Isabella Parutto, attraverso la lettura del volume Bubble democracy di Damiano Palano, ha riflettuto sul senso della sfera pubblica ai tempi di internet e social: sembra di essere pervenuti a una collettività anticomunitaria, costituita da individui isolati e autoreferenziali (La società polverizzata). La stessa Parutto ha celebrato l’anniversario di Amnesty International: 60 anni dalla parte della giustizia e della libertà. Due articoli di denuncia sociale sono stati Immigrati da sfruttare e I giovani non vogliono lavorare? Falso: da leggere, perché vi si sfatano tante bugie imperversanti. Così come occorre ragionare e capire Perché il Ddl Zan è liberticida e impone uno Stato etico. Poiché crediamo nella democrazia e nel voto popolare, abbiamo invitato a firmare le richieste di referendum in tema di giustizia, eutanasia e caccia (Un’estate di referendum da firmare). Infine, abbiamo ospitato la Lettera aperta dei docenti del Liceo Copernico di Bologna, che, oltre a evidenziare le drammatiche difficoltà dovute a pandemia e Dad, denuncia le nuove spinte verso una scuola tecnocratica, omologante e acritica. Buone vacanze agostane!
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 188, agosto 2021)