L’originale etichetta romagnola, dopo aver pubblicato un omaggio a Jula De Palma curato da Naddei e Sabrina Rocchi, esce oggi, 27 maggio, con “Camera Oslo” di Cassandra Raffaele
Ma l’amor mio non muore è un film del 1913, diretto dal regista romano Mario Caserini. Drammone sentimentale a tinte tragiche, fu uno dei film muti più importanti della neonata eppure già rampante industria cinematografica italiana negli anni precedenti il primo conflitto mondiale. Protagonista femminile era l’esordiente Lyda Borelli, che diverrà una delle prime “dive” del cinema.
Poco più di un secolo dopo, nel 2015, grazie all’intuizione e al lavoro di Roberto Villa e Alberto Bazzoli, è nato a Forlì uno studio di registrazione analogica e quindi di produzione discografica con strumentazione vintage, che ha inteso battezzarsi col titolo di quell’opera: L’Amor Mio Non Muore. Come si legge sul sito, «la sala è fornita di numerosi registratori a nastro e strumentazione vintage, per lo più made in Italy e nasce dall’esigenza di invertire e dare un’alternativa allo standard odierno delle tecniche di registrazione e produzione musicale. Tutto parte dal registratore Studer A80 8 piste. La filosofia e la modalità di lavoro è imposta dal ridotto numero di piste che porta ad una maggiore attenzione all’arrangiamento e ad evitare di rimandare le varie scelte artistiche al futuro. Negli anni l’attrezzatura viene implementata e con essa aumentano le possibilità, non cambia però l’approccio che resta essenziale e completamente al servizio della musica e del suono». Un modo apparentemente retrò di far musica, ma in realtà vivo e di qualità, che tende a esaltare voci, suoni e talento degli artisti.
Della produzione discografica dello studio forlivese ci siamo già occupati più volte su LucidaMente 3000 con varie recensioni come Melodia e racconto: la World music romagnola dei Supermarket; Collettivo Ginsberg: canzone d’autore, alta poesia dialettale e voglia di ballare; Quando il calypso della Riviera viene dalla montagna. Stavolta intendiamo segnalare ai nostri lettori altre due creazioni dell’etichetta romagnola: Ripensandoci, di Naddei e Sabrina Rocchi, pubblicato lo scorso 21 aprile, e Camera Oslo, di Cassandra Raffaele, in uscita proprio oggi, 27 maggio.
Il primo disco costituisce una vera e propria “chicca”, nonché recupero, nostalgico ma non troppo, di alcune canzoni di un’artista che fu al culmine del successo tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta del secolo scorso, per poi, nel 1974, al culmine del gradimento popolare, trasferirsi con la famiglia in Canada, dove tuttora risiede. Stiamo parlando della milanese Jula De Palma (pseudonimo di Iolanda Maria Palma), la «signora del jazz italiano», interprete raffinata e anticonformista. Di fronte a tale mito della musica Naddei e Sabrina Rocchi hanno avuto un bel coraggio a ricercare, recuperare e reinterpretare le canzoni della De Palma. Del resto, Naddei non è nuovo ad affrontare i Mostri (vedi qui) della musica d’autore italiana. Un gran lavoro, quello della coppia, un’operazione che richiedeva sensibilità, rispetto e doti artistiche notevoli. Tra le undici tracce del bel disco, vi è Tua, un componimento presentato al Festival di Sanremo del 1959, che destò scandalo nell’Italietta bigotta, clericale, postfascista e democristiana dell’epoca per motivi che oggi appaiono del tutto incomprensibili: pare che l’oscenità denunciata, più che legata al testo, già autocensurato, fosse scaturita dalle movenze “fisiche” erotiche della cantante.
Molto emozionante appare il fatto che, in vista della produzione del disco, si sia stabilita una bella corrispondenza epistolare tra i due artisti e la De Palma. Che ha scritto a Sabrina: «Siamo musicalmente affini. Dagli esempi che mi hai mandato sento che la tua emissione, il tuo modo di dividere le parole e valorizzarle, la tua interpretazione, mi sono tanto vicini. Finalmente una cantante che canta e pensa come la penso io. E senza copiature odiose. Sono orgogliosa che dedichiate a me e ad alcune delle mie canzoni preferite questo disco. La nuova veste che avete dato ad ogni pezzo, non ignorando il cosiddetto punto di partenza, mi entusiasma. Gli arrangiamenti sono bellissimi e tu Sabrina sei una splendida interprete». Cosa resta da aggiungere?
Originale il fil rouge che lega i dieci componimenti che costituiscono Camera Oslo della cantautrice di Vittoria (Ragusa) Cassandra Raffaele, nota anche per la sua partecipazione alla quarta edizione di X Factor e per i suoi precedenti dischi La valigia con le scarpe (2014) e Chagall (2015): «In una camera di albergo, una giovane donna si risveglia e si rende conto di non essere più nel 2022. Per riuscire a trovare la giusta chiave temporale e fare ritorno a casa, dovrà affrontare molte prove, tra sogni e ricordi». Sicché ogni brano è un capitolo di questa ricerca interiore, con atmosfere cinematografiche e persino pulp/noir. Suoni e ritmi che alternano memoria a onirismo, malinconia a solarità e gioia di vivere, mentre i testi assurgono speso a cifre poetiche… Insomma, due dischi da non perdere, da ascoltare senza fretta, lasciandosi immergere in atmosfere rarefatte e in voci e musicalità raffinate e tutte da cogliere come adamantine e preziose luminescenze di perle provenienti da altri mondi e altri tempi.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 198, giugno 2022)