Nel marzo 2013 la scomparsa del poliedrico uomo di spettacolo e artista di grande sensibilità. Il ricordo della sua carriera lunga più di mezzo secolo ma anche di un medico responsabile verso i propri pazienti
Dieci anni fa, il 29 marzo 2013, moriva Enzo Jannacci, uno dei principali protagonisti della scena musicale italiana; un uomo di grande sensibilità. Dietro alla comicità che esprimeva nella propria arte, infatti, si celava un abile medico chirurgo, che mai aveva rinunciato alla professione, svolta dapprima al Policlinico di Milano, quindi all’Ospedale Sacco. A dieci anni dalla sua scomparsa desideriamo ricordarlo come artista e come persona.
Medico, musicista, cabarettista
Vincenzo Jannacci nasce il 3 giugno 1935 nel capoluogo lombardo. Consegue dapprima il diploma al liceo scientifico, quindi la laurea in Medicina. Dopo essersi specializzato in Chirurgia generale, si trasferisce in Sud Africa, ove entra nel team di Christiaan Barnard, primo chirurgo al mondo che realizza un trapianto cardiaco.
Parallelamente Jannacci sviluppa la propria passione per il jazz e il rock and roll. Nel 1954 si diploma in Armonia, Composizione e Direzione d’orchestra al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Risalgono agli anni Cinquanta i suoi esordi presso i locali milanesi del cabaret, nei quali si dimostra immediatamente abile intrattenitore. Si costruisce così le basi per la successiva carriera al fianco di Adriano Celentano, Luigi Tenco, Little Tony e Giorgio Gaber (vedi anche Vent’anni senza Giorgio Gaber). Con quest’ultimo fonda il duo I Due Corsari; suona poi con Celentano nei Rock Boys, embrione del gruppo I Ribelli. Nel 1964 pubblica il primo album da solista – La Milano di Enzo Jannacci – che contiene la celebre El purtava i scarp del tennis.
Il successo popolare
La reale popolarità dell’artista arriva nel 1968 con la pubblicazione del brano tormentone Vengo anch’io. No, tu no, scritto in collaborazione con Dario Fo e Fiorenzo Fiorentini. La canzone – balzata in testa alle classifiche discografiche del tempo – partecipa a svariati show televisivi, uno su tutti Quelli della domenica. Nonostante il successo ottenuto, seguono anni di scarso riscontro da parte del pubblico. Nel 1975, assieme a Tullio De Piscopo e Bruno De Filippi, registra Quelli che…; tuttavia, si dovrà attendere il 1979 prima di vederlo nuovamente esibirsi dal vivo. L’anno successivo torna alla ribalta con la celebre Ci vuole orecchio.
La musica di qualità e l’impegno umano
Nella sua carriera lunga più di mezzo secolo, Jannacci partecipa anche a più edizioni del Festival di Sanremo. La prima – senza particolare successo – nel 1989 con Se me lo dicevi prima, che affronta la tematica della droga. Seguono: nel 1991 la canzone La fotografia, interpretata con Ute Lemper, che gli vale il Premio per la Critica; nel 1994, I soliti accordi, arrangiata dal figlio Paolo; nel 1998, Quando un musicista ride. Nel 2013 Jannacci pubblica il suo ultimo brano – L’artista – prima di morire a causa di una lunga malattia.
Accanto al comico, cantautore e autore di svariate colonne sonore e di canzoni, desideriamo ricordare la persona che è stato: marito di Giuliana e padre di Paolo, anche lui musicista e compositore. Ma soprattutto cardiologo e medico di famiglia, professione che ha svolto responsabilmente fino all’età del pensionamento (1° gennaio 2003, giorno in cui morì l’amico Gaber); tanto da limitare il numero dei pazienti – compresi Massimo Boldi, Renato Pozzetto e Teo Teocoli – per poter loro garantire la giusta assistenza. E, soprattutto, sentendosi sempre prima medico e poi artista.
Le immagini: la copertina del disco hit Vengo anch’io. No, tu no.
Emanuela Susmel
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 207, marzo 2023)