Risultano allarmanti i dati emersi dal recente sondaggio condotto da Fondazione Libellula per indagare la percezione dell’abuso subito tra i più giovani. Nell’epoca della comunicazione e di numerose battaglie civili al riguardo, la strada da percorrere pare essere ancora lunga. L’intervista a Flavia Brevi
Le cronache degli scorsi giorni sono state sensibilmente occupate dal tragico caso di Giulia Cecchettin e dalle conseguenti manifestazioni femministe di protesta.
Riguardo tali dolorose tematiche, quanto è emerso di recente dal sondaggio Teen Community, voluto e condotto da Fondazione Libellula e incentrato sulla percezione delle molestie di tipo sessuale tra i giovani di età compresa tra 14 e 19 anni, è purtroppo allarmante e scoraggiante. Infatti, quasi un adolescente su due (il 48% degli intervistati) ha dichiarato di aver subito, spesso o a volte, contatti fisici indesiderati da parte di coetanei, mentre il 43% ha ricevuto senza volerlo richieste sessuali e altre attenzioni moleste.
Alcuni dati del sondaggio Teen Community di Fondazione Libellula
Data l’urgenza di educare le nuove generazioni a una cultura del consenso e del rispetto quali strumenti per prevenire e contrastare la violenza di genere e per capire il livello attuale di sensibilità su ciò che è da considerarsi tale, Fondazione Libellula ha appunto organizzato tale sondaggio coinvolgendo nella primavera 2023 quasi 400 adolescenti in tutta Italia.
Prima di entrare nei dettagli, vi snoccioliamo in anticipo alcuni dati: dal sondaggio risulta che le ragazze (vittime per il 55%) hanno una maggiore percezione delle varie forme di violenza e sono più aperte a parlarne; solo il 33% dei ragazzi (vittime per il 25%) ritiene inaccettabile che si diventi aggressivi in seguito, per esempio, a un tradimento; inoltre, appena il 29% degli adolescenti non è d’accordo sul fatto che il controllo non è sinonimo di amore. Infine, il 53% degli intervistati pensa che baciare qualcuno senza il suo consenso sia decisamente una forma di violenza, mentre per il 15% lo è poco o per nulla.
Gli effetti della violenza di genere
Non vanno oltretutto trascurati gli effetti della violenza di genere nella relazione tra pari, che in un rapporto tra adolescenti è detta teen dating violence. Il report La violenza di genere in adolescenza, che raccoglie i dati dell’indagine Teen Community – disponibile, come già segnalato, in versione eBook sul sito della Fondazione – riferisce questo: «Le evidenze scientifiche indicano che sia la violenza subita che quella assistita portano a uguali esiti psicologici e sociali, andando a interferire sullo sviluppo, sul benessere e sulle relazioni. Che l’adolescente ne sia vittima o testimone, l’esposizione a esperienze di violenza si associa a sentimenti e vissuti di paura, insicurezza, bassa autostima, rifiuto, difficoltà empatiche».
Ciò può tradursi, si legge ancora nella sezione introduttiva del report, «in problemi comportamentali a scuola e in difficoltà a costruire o mantenere relazioni positive nel corso del tempo».
L’intervista a Flavia Brevi
Per comprendere meglio il sondaggio, le motivazioni per cui è stato messo in opera, l’elaborazione dei dati e l’obiettivo di Fondazione Libellula, abbiamo intervistato direttamente Flavia Brevi, alla testa della comunicazione dell’ente milanese, il primo network di aziende unite contro la violenza sulle donne.
Intanto partiamo dal sondaggio Teen Community. Di che cosa si tratta? Com’è stato condotto e con quali tempistiche?
«In Fondazione Libellula ci stimola l’idea che per affrontare il fenomeno della violenza di genere sia necessario agire anche su un piano preventivo; di conseguenza, avere dei dati circa la percezione dei e delle giovani rispetto alla violenza di genere nel rapporto tra pari è un primo ed essenziale passo. Questo ci serve per proporre interventi e azioni mirate a prevenire e contrastare il fenomeno. Le compilazioni del questionario, cui hanno partecipato quasi 400 tra ragazze e ragazzi in Italia, sono avvenute tra aprile e giugno 2023».
Parliamo di quanto è venuto alla luce tramite l’indagine.
«Purtroppo i dati allarmanti sono diversi. Nell’area della violenza subita è emerso che un adolescente su due è sottostato a contatti fisici indesiderati da parte di coetanei/e, mentre il 43% ha ricevuto richieste sessuali e attenzioni non desiderate. Queste situazioni sembrano riguardare di più le ragazze, che hanno una maggiore percezione delle forme di violenza e sono anche più disposte a parlarne.
Per quanto riguarda invece la percezione, il 26% ritiene che dire al/alla partner quali vestiti indossare (per esempio per andare a una festa o in palestra) sia poco o per nulla una forma di violenza. Il 33% considera che chiedere al/alla partner con chi e dove è quando è fuori sia poco o per niente una forma di violenza. Uno su tre pensa anche che impedire l’accettazione di nuove amicizie online non lo sia.
Le dinamiche alla base di una relazione affettiva sana non sono sempre chiare: gelosia, possesso, aggressività, invasione, vengono considerate come espressione di interesse e attenzione da parte dell’altro/a. D’altronde, nella nostra cultura spesso i comportamenti molesti e violenti sono normalizzati, un dato di fatto che non necessita di essere messo in discussione».
Idee e soluzioni da attuare contro le molestie
Secondo voi che cosa è importante rilevare in tutto questo? Pare quasi impossibile che nell’epoca della comunicazione a tutti i livelli, in cui si sdoganano tematiche anche delicate, si sia ancora qui a parlare di violenze subite…
«Il problema è che a scuola non si fa educazione al consenso, all’affettività e alla sessualità e men che meno all’equità di genere. Ed è lì e in famiglia che dovrebbero sdoganarsi queste tematiche, che invece sembrano relegate appena in qualche account social».
A vostro avviso esistono tabù che ostacolano il prevenire di determinati episodi o situazioni?
«Come dicevamo prima, nei posti in cui si dovrebbe affrontare l’argomento non se ne discute. E i ragazzi non parlano nemmeno quando subiscono violenza, preferendo gestire tutto da soli, probabilmente influenzati dagli stereotipi di genere che li obbligano a non mostrare vulnerabilità in quanto uomini. Le sfide maggiori sono la creazione di un dialogo attivo tra adolescenti e mondo adulto e l’ingaggio dei ragazzi sul tema della violenza. Come adulti educanti, nei nostri diversi ruoli, siamo dunque chiamati a interrogarci e a identificare supporti, progetti e iniziative volti a favorire una crescita armonica ed equilibrata, basata sul rispetto di sé, sulla comprensione delle proprie emozioni e sul rispetto dell’altrui diversità».
Esiste quindi una soluzione alla piaga della violenza di genere?
«A un problema complesso non possono corrispondere soluzioni semplici; per questo dobbiamo lavorare per un cambiamento culturale su più livelli e nei differenti contesti. Dobbiamo portare l’equità di genere nelle scuole, nei posti di lavoro, nelle comunità e responsabilizzarci collettivamente: ogni violenza di genere è un nostro fallimento».
Il ruolo degli adolescenti: vittime di oggi, adulti di domani
Oggi gli adolescenti sembrano avere tutto, compresi gli strumenti per comprendere ed evitare certe dinamiche o situazioni, ma è davvero così? Conta vivere nel 2023 o su certi temi siamo ancora indietro?
«Gli e le adolescenti sono cresciuti/e assimilando ciò che noi abbiamo trasmesso loro, soprattutto involontariamente. Prima parlavamo di come gelosia e possesso ancora non siano percepite quali forme di violenza. Ma sono i film, le canzoni e i libri in circolazione già alla loro nascita che veicolano il messaggio che la gelosia è la misura dell’amore. La cultura contribuisce all’ideologia dell’amore romantico basata su una pulsione alla fusione, all’annullamento dei confini tra partner e al possesso come cifra della passione e dell’intensità della relazione. Questa visione è strumentale alla costruzione di rapporti di potere ben codificati e alla definizione dei generi come speculari, complementari».
Che cosa bisogna fare per tenere alta l’attenzione sul tema? I genitori devono preoccuparsi?
«I genitori e non solo, perché tutte e tutti facciamo parte di una comunità educante. Quindi partiamo da noi, da cosa possiamo fare per cambiare e dare l’esempio: riflettere sui nostri stereotipi ed evitare che si trasformino in pregiudizi e discriminazioni; portare la questione in azienda e promuovere momenti di riflessione e formazione; chiedere una consigliera di fiducia per gestire le segnalazioni di molestia o discriminazione; portare l’educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole; invitare i media a usare un linguaggio rispettoso e preparato quando devono affrontare la tematica. Per “fortuna” sono così tante le cose che si possono fare che di certo ce n’è almeno una che ognuno di noi può mettere in atto».
Nascita, obiettivi e azioni di Fondazione Libellula
Qual è la mission di Libellula? Come e quando siete nati?
«Fondazione Libellula nasce nel 2017 come progetto di responsabilità sociale di Zeta Service e diventa Fondazione nel 2020. Agiamo con azioni concrete per prevenire e contrastare la violenza sulle donne e promuovere culture inclusive. Tutto è partito dopo che Debora Moretti, fondatrice e presidente della Fondazione, ha incontrato un uomo detenuto nel carcere di Opera (Milano) proprio perché aveva compiuto un femminicidio; era rimasta colpita dal modo in cui normalizzasse il fatto, parlando di raptus, come ancora oggi alcuni fanno.
Si era anche chiesta come fosse la vita di quella donna uccisa, se lavorava e se magari c’era la maniera, per i colleghi che le erano a fianco, di captare che in casa viveva una situazione di soprusi e di aiutarla a uscire dal ciclo della violenza. Da qui l’idea di cominciare dalle imprese per formare le persone adulte.
Partendo dalle prime aziende pioniere è nato quindi il network Libellula, che attualmente ne conta quasi 90 impegnate per prevenire la violenza di genere. Oggi la Fondazione ha anche un Osservatorio che conduce i sondaggi – come quello sull’adolescenza – e diversi progetti di cura: per formare il personale sociosanitario a riconoscere i segni invisibili della violenza, per aiutare le donne a rischio o in uscita dal ciclo di situazioni di crisi a ricollocarsi nel mondo del lavoro e per intercettare casi di vulnerabilità sul territorio».
Le immagini: in apertura foto a uso gratuito da Pexels (autrice: Alycia Fung); il logo di Fondazione Libellula e la copertina del report La violenza di genere in adolescenza, con i dati del sondaggio Teen Community, disponibile in versione eBook.
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 216, dicembre 2023)