Nello scorso “Diabeteasy” di Bologna si è parlato anche del trapianto di cellule di Langherans
Lo scorso sabato 25 marzo, presso il Mast auditorium di Bologna, a partire dalle ore 14, si è tenuto Diabeteasy. L’importante evento internazionale è così giunto alla sua terza edizione. A organizzarlo l’Agd, Associazione giovani diabetici di Bologna, presieduta da Salvatore Santoro e nata nel 1981 presso la Clinica pediatrica dell’Ospedale Sant’Orsola della città felsinea, ente patrocinante l’iniziativa.
L’associazione ha inteso presentare i risultati della ricerca nel campo del diabete 1 (T1D) in occasione dei 100 anni dalla scoperta del brevetto dell’insulina e dalla nascita del reparto di Diabetologia nel policlinico bolognese, nonché dei 42 anni dalla nascita della stessa Agd di Bologna. Il moderatore del convegno è stato Mauro Malaguti, anchorman radiofonico.
I numerosi intervenuti
Tutti interessanti gli interventi, come quelli dei medici del Policlinico di Sant’Orsola. Giulio Maltoni del reparto di Diabetologia pediatrica, che ha recato i saluti del responsabile di reparto, professor Andrea Pession. Simona Moscatiello del reparto di Endocrinologia, prevenzione e cura del diabete. Pietro Giurdanella, presidente dell’Ordine delle Professioni infermieristiche di Bologna. Pietro Miale, infermiere esperto in Diabetologia pediatrica del Policlinico Sant’Orsola. È da ricordare la presenza pure dei rappresentanti istituzionali della Regione Emilia-Romagna, di Stefano Nervo, presidente di Diabete Italia, e del dottor Federico Bertuzzi, direttore della Diabetologia del Grande Ospedale metropolitano Ca’ Granda di Milano.
Tuttavia, l’aspetto centrale del meeting è stato caratterizzato dagli interventi di illustri ricercatori. Camillo Ricordi, direttore emerito del Diabetes Research Institute (DRI) di Miami, Florida, che ha relazionato su La luce alla fine del tunnel della ricerca per la cura del diabete: missione possibile. James Shapiro Professore di Ricerca in Chirurgia dei Trapianti e Medicina rigenerativa presso l’Università di Alberta, Canada, che ha trattato il tema T1D, stiamo lavorando perché questo rimanga solo un ricordo. Giacomo Lanzoni, ricercatore del summenzionato DRI, che ha parlato di Terapie cellulari per modulare l’immunità e proteggere le cellule beta.
Dall’insulina al trapianto di cellule di Langherans
Shapiro è stato uno dei primi studenti del dottor Ricordi, il quale di lui ha detto: «Ha imparato il metodo per isolare le cellule di Langherans e l’ha portato in Canada. È stato uno dei principali collaboratori del Diabetes Research Institute degli ultimi decenni». E ha puntualizzato: «La scoperta dell’insulina è da attribuire ai canadesi e di questo siamo orgogliosi, pur tuttavia essa da sola non è in grado di controllare i livelli di glicemia in modo accurato. Infatti, i pazienti vanno comunque incontro a complicazioni secondarie e pericolose come cecità, ictus, amputazione, morte precoce, a causa dei cali glicemici. Invece il trapianto di cellule di Langherans fornisce una soluzione biologica a una malattia biologica».
In poche parole, rispetto alle iniezioni di insulina, che, comunque, grazie alle microinfusioni hanno migliorato di gran lunga la vita di un paziente affetto da diabete 1, il trapianto di cellule pancreatiche fa sì che vi sia un controllo più accurato della glicemia dal momento che le isole di Langherans producono oltre a insulina anche glucagone e somatostatina regolanti la glicemia.
La macchina “Ricordi”
Per Shapiro ad apportare un contributo notevole nel settore è stato proprio Ricordi, grazie al quale è stata sviluppata dall’Università di Saint Louis la macchina “Ricordi” in grado di produrre isole pancreatiche da trapiantare. Trapianto che non richiede un intervento chirurgico ma un innesto di cellule in grado di produrre insulina in modo accurato fino a 20 anni dal trattamento. Sebbene il controllo della glicemia sia assicurato per lungo tempo dal trapianto nella fascia di età dei 35-40 anni (si suggerisce il trapianto da questa età in poi e solo qualora non esistano problemi specifici), superiore alla terapia insulinica, resta il problema della tossicità dei farmaci antirigetto e dei costi del trapianto.
Ricordi ha informato che in molte zone del mondo, «come Europa (dove un trapianto ha un costo di 30mila euro), Australia, Canada, Asia, il trapianto di isole di Langherans è stato approvato ed è rimborsabile», ma non negli Stati Uniti, dove il costo di un trapianto rimane elevato. Altri traguardi raggiunti sono l’aumento del livello di ossigeno nella fase post trapianto, per evitare ipossia, e il miglioramento nella vascolarizzazione sottocutanea per favorire il trapianto.
La problematica del rigetto
Per Ricordi «restano dei problemi da risolvere per migliorare la qualità della vita. Il DRI sta diventando un centro nevralgico per testare cellule staminali provenienti da tutto il mondo al fine di migliorare la tolleranza nei trapianti, evitando così l’assunzione di farmaci antirigetto che possono provocare effetti collaterali. Si sta infatti cercando di sostituire farmaci immunosoppressori tossici come il Prograf».
Eliminare completamente farmaci antirigetto sarebbe dunque una possibile soluzione per far sì che il trapianto di isole pancreatiche possa rappresentare una cura qualora la terapia insulinica a lungo andare creasse problemi di ipoglicemia. Ha spiegato ancora Ricordi: «Stiamo studiando nuovi siti per il trapianto di staminali che non siano il fegato. Difatti, qualora qualcosa andasse male, non possiamo certo togliere il fegato».
Si cerca quindi una strada per indurre tolleranza immunologica e ridurre per ora almeno di un quarto la necessità di farmaci antirigetto. Si attendono ulteriori sviluppi nella ricerca anche in una nuova frontiera che, secondo vari esperti, è da ricercarsi nelle cellule staminali.
L’intervento di Massimo Lanzoni
In collegamento da Miami Lanzoni ha parlato delle cellule staminali derivate dal cordone ombelicale di neonati nati sani. Ai fini preventivi risultano utili anche un buon livello di vitamina D, di omega 3, di polifenoli attivatori delle sirtuine. Una vita sedentaria, cibo processato ricco di carboidrati, bassi livelli di vitamina D e omega 3, sono infatti fattori che predispongono al diabete.
Ha spiegato inoltre: «Ci sono cellule immunitarie che distruggono le cellule beta che producono insulina causando diabete di tipo 1. Se trapiantiamo isole pancreatiche rischiamo la stessa risposta, in tal caso detta alloimmunità. Stiamo cercando una terapia cellulare in grado di inibire questa risposta e proteggere le cellule beta. Le cellule staminali mesenchimali (MSC) hanno un grande potenziale per il trattamento del diabete 1. Queste cellule hanno attività antiinfiammatoria, immunomodulatrice e paracrina (stimolatrice della riparazione). Abbiamo generato colture UC-MSC clinical grade da cordone ombelicale ottenute da gravidanze sane e parto a termine. Durante la pandemia da Covid-19 abbiamo condotto un trial clinico di trattamento in pazienti con Covid-19 severo la cui metà era affetta da diabete».
L’azione delle cellule staminali mesenchimali
Questi i risultati del trial clinico: «Abbiamo osservato nei trapiantati con cellule MSC un’azione antiinfiammatoria, mentre nei gruppi di controllo sono stati osservati eventi avversi». In pratica, i pazienti trattati con cellule staminali da cordone ombelicale sono guariti grazie all’attività antiinfiammatoria di tali cellule. Altro importante meccanismo di azione delle cellule staminali mesenchimali è la stimolazione dei linfociti regolatori (Tregs) per il trattamento dell’alloimmunità, per evitare il rigetto dopo il trapianto di cellule beta. Stiamo sviluppando un protocollo che potenzi la capacità di queste cellule di stimolare la produzione di cellule Tregs».
L’ente statunitense preposto alla tutela di alimenti e medicinali (il Fda, Food and drug administration) ha autorizzato il trial clinico di infusione di cellule derivate da tessuti perinatali (CELZ-201) per il trattamento del diabete 1. Investigatore principale sarà appunto Camillo Ricordi. Lo studio si svolgerà nel DRI di Miami e lo sponsor sarà Creative Medical Technology Holdings, Inc.
Dora Anna Rocca
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n.209, aprile 2023)
Formidabile articolo. La ricerca ha fatto passi da gigante e finalmente si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel. Grazie a tutti i ricercatori, in primis al Prof. Camillo Ricordi che da anni si occupa di questo argomento.