Luci e ombre di un modello sanitario tra i primi in Europa: buone prestazioni, alti costi per i cittadini, lauti premi per i manager
L’Emilia-Romagna è tra le prime in Europa in materia di sanità. I servizi ospedalieri e socio-assistenziali sono tra i migliori nel vecchio continente, almeno secondo le indagini di EuroHealth, l’Osservatorio Ict in sanità e il programma di valutazione Lea (Livelli essenziali di assistenza). La regione italiana si posizionerebbe al terzo posto, alle spalle di Olanda e Svizzera.
Il Servizio sanitario regionale dell’Emilia-Romagna è ritenuto tra i migliori d’Italia e a buon diritto deputato a essere di riferimento o benchmark. I posti letto pubblici nel 2012 erano 15.359, mentre le unità di personale dipendente 61.877. Inoltre, ben 30.161 posti letto erano convenzionati per anziani e case di cura, di cui 21.822 residenziali e 8.339 semiresidenziali. Tra il 2007 e il 2011 l’Emilia-Romagna ha registrato dei saldi attivi tra ricavi e costi sanitari. Nel 2012 l’avanzo sanitario era di 35 milioni di euro, cioè pari a +8 euro pro-capite, a fronte di una media nazionale di -29 euro. L’attivo cumulativo era pari al 19,5% dei 710 milioni di avanzi prodotti dalle regioni più virtuose. Tuttavia la spesa sanitaria regionale è cresciuta più velocemente (+11,4%) che nel resto del Paese (+8%). La spesa pro capite, pari a 1.883 euro, si collocava nel 2011 appena sopra la media nazionale (1.881 euro).
Secondo la ricerca del Centro Studi di Sintesi, il grado di “autofinanziamento sanitario” emiliano romagnolo, è tra i più elevati con circa il 47,8% delle risorse derivanti da entrate proprie, come l’Irap, l’addizionale Irpef e i ticket. Le entrate proprie sanitarie in Emilia-Romagna ammontano a 899 euro per abitante, a fronte di una media nazionale di 708 euro pro capite. Nonostante i buoni dati, e gli ingenti tributi, i cittadini dell’Emilia-Romagna pagano ticket sanitari tra i più alti d’Europa. Farmaci, visite specialistiche, prestazioni di chirurgia ambulatoriale, risonanze magnetiche, tac e pronto soccorso sono tutti, o quasi, a pagamento.
I nuovi ticket sanitari, in vigore dal 29 agosto 2011, sono modulati per fasce di redito e in base all’autocertificazione presentata dai contribuenti. Ogni assistito perciò deve autocertificare la fascia di reddito familiare lordo fiscale di appartenenza. La prima fascia (codice RE1) va da 0 euro a 36.152, la seconda fascia (codice RE2) da 36.153 a 70 mila euro, mentre la terza fascia (RE3) da 70 mila a 100 mila euro. Coloro che non autocertificano la propria fascia di reddito sono costretti a pagare il ticket massimo previsto per i redditi familiari superiori a 100 mila euro. Situazione simile per il pronto soccorso ospedaliero. Tuttavia le cure del ps sono gratuite nei casi di accesso considerati appropriati, cioè quando sopraggiunge un immediato ricovero. L’accesso non appropriato al pronto soccorso comporta il pagamento di un ticket fisso di 25 euro, cui si aggiungono eventuali tariffe in base alla prestazione ricevuta.
La decisione della nuova giunta regionale guidata da Stefano Bonaccini ha deliberato compensi extra a tutti i 17 super manager delle Ausl per il lavoro svolto nel 2013. I bonus assegnati ammonterebbero a circa 22 mila euro per ogni dirigente, tra cui spicca il nome di Sergio Venturi. L’attuale assessore regionale alla Sanità era il numero uno dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna. I manager guadagnano circa 150 mila euro lordi l’anno, cui si aggiungono premi erogati per le loro prestazioni e obiettivi raggiunti. Con la spending review, inaugurata dal governo Monti, sono stati operati tagli significativi a posti letto e al personale sanitario. I vincoli di bilancio da rispettare e le riduzioni della spesa sul personale non riguardano però i super premi ai manager. L’Emilia-Romagna è così prima in Italia e in Europa per qualità dei servizi sanitari erogati e prima nella classifica dei dirigenti nazionali più retribuiti facenti capo all’Assessorato alla Sanità regionale.
Manuele Franzoso
(LucidaMente, anno X, n. 111, marzo 2015)