Esce oggi il terzo concept album della band sarda: “Human Codec” (etichetta Irma Records) è un assortito, variegato, interessante, creativo impasto di antico jazz-rock con una misurata e piacevole musica elettronica
Calde e sudate estati con altri folli “kompagni” (che, chi più, chi meno, “sbagliavano”), a inseguire lungo tutta la penisola i concerti all’aperto di gruppi poco conosciuti persino dagli amanti della musica alternativa e antagonista rispetto alla tradizionale “leggera”. Magari cercando di non pagare il biglietto per una forma, che oggi appare pretestuosa e/o scioccamente ideologica, di “democrazia della gratuita fruizione dell’arte” o di “legittimo esproprio proletario”…
Tra passato e presente
Per chi, come noi, ha una certa età e ha vissuto forse la stagione migliore della musica alternativa italiana e non, vale a dire gli anni Settanta, quelli del progressive-rock, della fusion, di altre ibridazioni nelle quali, comunque, prevaleva la creatività, l’immaginazione, la ricerca di suoni mai ascoltati prima, di improvvise variazioni e passaggi inattesi, il disco che andiamo a recensire è allo stesso tempo una delizia e un tuffo in un ormai lontano passato.
Un progetto musicale, quello della band sarda Freak Motel, che si avvicina a ciò che veniva definito jazz-rock o fusion o con altre decine di etichette. Tra i rappresentanti di quei miracoli sonori vi erano gli Agorà, Area, Arti e Mestieri, Perigeo e qualche altro gruppo che sfidava non solo il tradizionale establishment italico costituito da struggenti storie d’amore, ma anche gli intoccabili “cantautori” e persino i rockettari più proiettati sul versante anglo-americano.
È stato pertanto emozionante ascoltare il terzo concept album dei Freak Motel. Prodotto dalla ormai celebre e meritoria etichetta Irma Records di Bologna, esce oggi, 13 giugno 2025, Human Codec. Nove tracce varie, imprevedibili, come fanno presagire i loro titoli (1. Bantu Biko; 2. Yelly; 3. Môlalüña; 4. Rauh; 5. Noir; 6. Sudo Updated; 7. Human Codec; 8. Beef Heart Tomato; 9. Mr. Wizoo).
Sonorità inattese
Oltre ai “vecchi” generi già citati, in Human Codec si riscontrano elementi Nujazz e Post-rock arricchiti dall’uso misurato e non dominante della musica elettronica. Non a caso, Matteo Sedda alterna la tromba al sampler. Gli altri membri della band sono Andrea Sanna (Fender Rhodes e synth), Andrea Parodo al basso e Nicola Vacca alla batteria. E Notrasa (aka Alessio Atzori) interviene nella traccia 6, Sudo Updated.
La variazione è la costante del disco. Ad esempio nel componimento d’apertura, Bantu Biko, si passa da un incipit elettronico, ad assonanze kraut-rock, finché interviene la tromba fusion di Sedda, per poi trasfondersi nell’ambient, e concludere nel Nujazz. In Yelly si parte con intime e dolci sonorità via via più vivaci e allegre, per terminare in ampie e ariose atmosfere. Più ritmato e con un progressivo andamento jazzistico è Rauh. Quasi cacofonico e sperimentalistico risulta Beef Heart Tomato.
Insomma, ogni brano presenta profili inaspettati e diversi dai precedenti. E si va avanti così, pure nelle restanti tracce, con sorprendenti cambiamenti di musicalità, ma sempre sofisticate e in grado di trascinare l’ascoltatore entro alieni pianeti sonori, fino allo splendido finale di Mr. Wizoo.
Rino Tripodi
(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)