In Venezuela migliaia di donatori aderiscono al Progetto Sirena per un salvataggio ecosostenibile dell’enorme bacino, riserva d’acqua e fonte di turismo e di pesca, ma anche molto inquinato
I capelli possono costituire un’arma gratuita e sostenibile contro l’inquinamento. Così la pensa Selene Estrach, esponente dell’associazione ambientalista Proyecto Sirena (in italiano Progetto Sirena, ndr; per ascoltarne l’intervista in lingua originale clicca qui).
Lo scopo della donazione
Singolare l’iniziativa dell’ecologista: partendo dai saloni di bellezza di Maracaibo, in Venezuela, e arrivando fino a quelli delle periferie, ha invitato a donare i propri capelli per salvare l’omonimo lago. Grazie al web la sua richiesta è arrivata a tutto il Paese, riscuotendo un larghissimo consenso.
Infatti, nell’ambito del Progetto Sirena sono stati ideati e realizzati dei bracci – costruiti con reti a maglie – atti a bloccare le chiazze di petrolio greggio. Più nello specifico, si tratta di bracci galleggianti in quanto il sito che deve essere liberato dalla sostanza inquinante è il lago Maracaibo.
Premesso ciò, i capelli vengono utilizzati per riempirne le maglie, secondo uno schema simile a quello dei collant. Il problema è che il lago in questione è uno dei più vasti al mondo, avendo una superficie di più di 13.000 km2. Ma la sua primaria funzione di riserva d’acqua – e fonte di turismo e di pesca per l’intero Venezuela – è duramente compromessa dall’inquinamento; con conseguenti ripercussioni anche sul piano economico.
Perché i capelli
L’elemento principale di cui sono costituiti i capelli è la cheratina: una proteina formata da lunghe catene di aminoacidi associati a vitamine e a oligoelementi. Grazie a questo importantissimo componente, i capelli sono in grado di assorbire le sostanze oleose. Non soltanto: lo studio effettuato nell’ambito del progetto ha dimostrato che 1 kg di capelli potrebbe neutralizzare addirittura 5-7 kg di sostanza inquinante.
Collocando i bracci nelle aree lacustri con le maggiori chiazze di petrolio la diffusione di queste ultime si arresta. Oltre a essere efficaci, i capelli hanno un altro importantissimo pregio: sono completamente gratuiti oltre che di facile reperimento.
Rispondendo all’appello della Estrach migliaia di venezuelani hanno finora donato la loro chioma; chi qualche ciocca, chi l’intera capigliatura. Vi è anche chi ha pensato di devolvere il pelo del proprio cane dopo averlo portato dal toelettatore.
L’idea ispiratrice e lo stato di avanzamento del progetto
L’idea di utilizzare i capelli non nasce con il Progetto Sirena: tempo prima, l’organizzazione no profit statunitense Matter of Trust li aveva impiegati per assorbire uno sversamento di petrolio al largo delle Isole Galápagos.
Sulla base di questa sperimentazione la Estrach e i suoi collaboratori hanno pensato alla costruzione dei bracci. Avendo raccolto un quantitativo di capelli sufficiente ad avviare l’impresa, oggi questa iniziativa ecosostenibile e a impatto zero è in fase di sperimentazione.
Tuttavia, i primi risultati sono già molto promettenti: i bracci si sono infatti dimostrati in grado di assorbire grosse quantità di greggio
Se la sperimentazione del Progetto Sirena continuasse positivamente costituirebbe un valido modello da replicare in altre realtà del mondo gravemente inquinate dal petrolio. Un modello basato esclusivamente sull’impegno e sulla creatività di persone che si battono per la salvaguardia dell’ecosistema, oltre che di generosi donatori.
Le immagini: il lago di Maracaibo dai satelliti (Nasa, di pubblico dominio, da it.Wikipedia.org); capelli blu (a titolo gratuito da Pexels; autore Luis Quintero).
Emanuela Susmel
(LucidaMente 3000, anno XIX, n. 220, aprile 2024)