Nel 2009, in un capitolo del suo “VerdiRossiNeri” (Lindau), Alexandre Del Valle aveva delineato il quadro geopolitico attuale
Vi sono libri che risultano ben presto superati dai fatti successivi e, quindi, datati. Altri che, invece, delineano le situazioni future. Se, poi, tale anticipazione non rientra neppure negli argomenti centrali della pubblicazione, c’è davvero da gridare al miracolo. È il caso di VerdiRossiNeri. La convergenza degli estremismi antioccidentali: islamismo, comunismo, neonazismo (Prefazione di Magdi Cristiano Allam, Lindau, Torino 2009, pp. 496, € 32,00) di Alexandre Del Valle.
L’autore, infatti, offre in uno dei capitoli finali del suo volume (esattamente l’11°, dal titolo L’OCS o l’alleanza antiegemonica russo-cinese contro l’Occidente e gli Stati Uniti) una perfetta analisi e, quindi, previsione di ciò che oggi sta avvenendo geopoliticamente tra Ucraina-Russia-Occidente e non solo. Come abbiamo scritto all’inizio, il libro di Del Valle, politologo e docente universitario francese di origini italiane, non si occupa specificamente di Russia e dei suoi rapporti geopolitici; piuttosto, è quasi un pamphlet che denuncia, con precisi e puntuali riferimenti ad avvenimenti vicini e lontani nel tempo, l’odio verso Occidente e Usa, nonché l’antisionismo e la giudeofobia, che spesso compattano oltre ogni ragionevolezza islamisti (i verdi del titolo), comunisti e neonazisti. Impressionanti sono alcuni fatti riportati a sostegno della propria tesi: l’accordo (1941) tra Adolf Hitler e il Gran muftì di Gerusalemme, il palestinese Haj Hamin Al-Husseini, alleanza dalla quale sorsero le legioni SS musulmane, che durante la seconda guerra mondiale si macchiarono di atroci crimini contro gli ebrei, anche bambini; il rifugio e l’accoglienza presso i Paesi arabi di nazisti ricercati per i crimini commessi; i legami tra terroristi islamici e rossi; i rapporti a tutto tondo del celebre terrorista venezuelano noto come Carlos, convertitosi all’islam; le Conferenze delle Nazioni unite di Durban del 2001 e del 2009, trasformatesi in una cieca condanna dell’Occidente e di Israele e in un’esaltazione dell’islam, nonché i molteplici documenti Onu sulla loro falsariga.
Ci sono, inoltre, le ideologie: l’ammirazione per l’islam da parte di molti politici e pensatori di estrema destra; il nazimaoismo in Italia; certi movimenti terzomondisti e no-global, nonché le Ong; il nazionalbolscevismo in Russia; l’eurasiatismo; la sostituzione degli islamici al proletariato quale categoria anticapitalista; i Black Muslims e la Nation of islam negli Usa; l’odio verso se stessi e l’autoumiliazione degli intellettuali occidentali nei confronti della propria stessa civiltà; il negazionismo dell’Olocausto… Qual è il cemento che avvicina islamisti, comunisti e nazisti, in apparenza così distanti tra loro? Il totalitarismo, il fanatismo, la mancanza di rispetto per la vita e per la libertà dell’individuo, la mobilitazione permanente, la militarizzazione, il terrorismo, la disumanizzazione dell’Altro, il cospirazionismo, la visione manichea, l’odio verso la civiltà occidentale, ritenuta responsabile di tutti i mali del mondo, e il conseguente vittimismo, senza mai ammettere neppure lontanamente i propri crimini passati e presenti. Dunque, la posizione dell’autore è nettamente filoccidentale e filostatunitense e non certo “filoputiniana”, secondo l’adagio criminalizzante vigente. Tanto da auspicare, nell’ultimo capitolo di VerdiRossiNeri, L’Unione «panoccidentale»: unica via di salvezza per l’Occidente e l’Europa.
Ma, per Del Valle, il “Panoccidente” deve comprendere anche la Russia, parte integrante della nostra civiltà. Invece, «è innegabile che dalla fine della Guerra fredda, l’Occidente e la Nato non hanno fatto niente per integrare la Russia nel mondo euroccidentale […], fatta eccezione per il caso di Silvio Berlusconi». Eppure, tra il 1999 e il 2001, «Putin voleva fare entrare la Russia nella Nato, proponeva una grande alleanza tra Usa, Ue e Stati uniti contro l’islamo-terrorismo». Senza mezzi termini il saggista aggiunge che la risposta occidentale fu «l’attitudine arrogante dei vincitori della Guerra fredda, senza prendere in considerazione gli interessi e le suscettibilità di Mosca nell’Europa dell’Est, nel Caucaso e in Asia centrale. Posticipando di qualche anno l’integrazione dei Paesi baltici, della Polonia, della Repubblica ceca, della Slovacchia, e prima di impegnarsi politicamente con l’Ucraina e la Georgia riguardo all’adesione alla Nato e di riconoscere l’indipendenza del Kosovo, gli Stati uniti e l’Unione europea avrebbero forse evitato il formarsi dell’asse Russia-Iran-Cina, curando maggiormente l’interesse superiore del dialogo intraoccidentale e “panoccidentalista”».
La Russia ha percepito come una sorta di dichiarazione di una nuova guerra fredda «il progetto d’installazione di un sistema di difesa antimissilistico americano in Europa orientale (poi abbandonato dal presidente Obama il 25 settembre 2009), la violazione del Trattato ABM […], il rifiuto dell’inserimento della Russia nell’Organizzazione mondiale del commercio, la strategia angloamericana di controllo delle fonti e delle vie degli idrocarburi nel Caucaso e in Asia centrale, la crisi georgiana (estate 2008), le guerre contro Jugoslavia e Serbia (e il riconoscimento del Kosovo nel febbraio 2008), senza dimenticare la guerra del 2003 in Iraq contro il regime pro Russia di Saddam Hussein». Cinesi e russi hanno sempre considerato tale strategia di allargamento della Nato nell’Europa orientale e balcanica, nel Caucaso e in Asia centrale «un tentativo per dividere il continente euroasiatico in due» e impedire qualsiasi possibilità «di costituire un’Europa unita imperniata sul temuto asse Parigi-Roma-Berlino-Mosca». Secondo la Nato, la Russia, potenza tellurocratica, deve essere ricacciata nelle zone più fredde dell’Est e lontane dall’Ovest, mentre l’Europa deve essere inglobata senza sconti nella sfera di Usa e Regno Unito, potenze talassocratiche.
È normale che in Russia sia subentrato il “complesso dell’accerchiamento”, essendo circondata dai paesi europei dell’Est tradizionalmente antirussi (e tanto più dopo decenni di sottomissione all’Unione sovietica) e dall’Ucraina, ultimo stato-cuscinetto, tentata ad entrare nella Nato. Ma non va meglio nei Balcani, con le guerre contro l’ex Jugoslavia e la dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kosovo (subito riconosciuta dall’Occidente), sottratto ai serbi, storici amici dei russi. Altra previsione di Del Valle: la Repubblica popolare cinese «ambisce a “respingere” a breve la Marina americana fuori dal Mar della Cina e a recuperare Taiwan». Anche in questo caso il saggista ha anticipato i preoccupanti eventi di queste ultime settimane. Avremmo preferito, invece, che si fosse sbagliato, in particolare su Ucraina e Taiwan; sia per motivi umanitari, sia perché avremmo continuato ad acquistare i beni energetici a prezzi sostenibili. Però la sua analisi ci fa comprendere come le ragioni non stiano solo dalla parte filoamericana, che ha il solo argomento di voler difendere uno Stato attaccato; quante altre argomentazioni possono addurre i russi per giustificare la loro aggressione dopo decenni di aperte provocazioni con lo scopo di umiliarli?
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 202, ottobre 2022)
Fantastica analisi, direttore.
Mi sembra eccessivo considerare il Gran Muftì una sorta di collaborazionista, creatore addirittura di SS islamiche.
Gli israeliani si stanno comportando alla stregua di aguzzini nazisti.
E’ tutto vero, purtroppo. Sarebbe piaciuta anche a me un’alleanza veramente europea, soprattutto tutta europeista; ovviamente con fuori gli inglesi, che sono da sempre stati lontani da questa idea, loro sono superiori e poi sono ancorati alle loro ex colonie, al massimo ci vedono come schiavi autonomi e gratuiti.
Non capisco come, dopo la Brexit, i nostri Parlamenti europeo e nazionali si siano posti a fianco dei colonialisti americani ed inglesi.
Mi aspettavo qualcosa di differente.