Nel disco “Felsina” (Deux-Elles Records), un viaggio musicale tra i luoghi-simbolo del capoluogo emiliano. Il pianista e compositore statunitense e l’amore per la città che lo ha adottato
Lo scorso ottobre è uscito l’album Felsina. Music for solo piano (Deux-Elles Records, € 13,99) del pianista e compositore statunitense David Salvage (vedi anche Un piano solo per Bologna). L’opera è interamente dedicata alla città che lo ha adottato: Bologna. Dalle note del suo pianoforte trapelano l’amore e la riconoscenza che l’artista nutre verso il capoluogo emiliano nel quale abita da anni con la famiglia, dopo periodi vissuti a Boston, New York e in Virginia.
La sua avventura inizia con la richiesta di un particolare regalo ai genitori, che di musica non s’intendono: un pianoforte. A soli quattro anni inizia un percorso quindicinale di lezioni, lungo ben oltre quanto promesso alla famiglia in cambio dello strumento richiesto. Si specializza in composizione, vincendo anche premi regionali e nazionali nell’Ohio, di cui è originario. Il Perlman Music Program lo sceglie fra i suoi primi giovani pianisti. Questo gli vale una borsa di studio alla Harvard University; il proseguimento degli studi di composizione presso la Manhattan School of Music e la City University of New York; un dottorato di ricerca con una tesi su György Kurtág e l’insegnamento di Storia della musica e teoria musicale presso lo stesso ateneo. A oggi vanta firme in spartiti per orchestra, film, coro e insiemi di diversi generi. La sua predisposizione a trasferirsi in luoghi così differenti fra loro ha contribuito ad arricchire la sua abilità nel comporre opere. Una testimonianza di questo è proprio Felsina, che contiene ben venticinque brani: tutti – tranne il primo – dedicati a Bologna e significativamente legati fra loro. Scorriamone insieme i più rappresentativi, facendoci aiutare anche dalle annotazioni che accompagnano l’opera. In Overheard in Santo Stefano (“Udito a Santo Stefano”) «un canto piano risuona lungo la volta della chiesa; le note adiacenti scatenano armonie fuggenti».
Ascoltando il brano si percepisce una cascata di note, a tratti somiglianti a gocce d’acqua che scendono. In The Horses of Via delle Belle Arti (“I cavalli di Via delle Belle Arti”) viene descritta una «scena di terribile brutalità»: due cavalli spaventati vengono sacrificati da un gruppo di etruschi in un rito funebre. Le note risultano interrotte fra loro, quasi a significare l’interruzione della vita di questi animali. Portici è un omaggio agli archi coperti di Bologna, riconosciuti quale patrimonio dell’Unesco: il pezzo apre una nuova sezione ambientata nella zona universitaria della città. Peraltro la suggestione di tale particolarissima architettura appare, in tutta la sua evidenza, nel videoclip con le musiche di Three Winter Gardens – II Palazzo d’Accursio.
Non poteva poi mancare un pensiero dedicato alla maschera carnevalesca felsinea più celebre: Doctor Balanzone tells us how things are (“Il dottor Balanzone ci dice come stanno le cose”). In esso «il personaggio bolognese più conosciuto della commedia dell’arte tiene un discorso dal contenuto banale di fronte a un pubblico scettico». Il brano sembra essere stato particolarmente arricchito di note, quasi a eguagliarlo all’intelletto del personaggio cui è dedicato. Il già citato Palazzo d’Accursio è una delle sonate comprese in Three Winter Gardens. I suoi suoni sembrano un proclama della maestosità dell’edificio urlato all’intero sito in cui è situato: piazza Maggiore. L’autore si esprime così: «Note ripetute evocano le fontane degli affreschi e le note sostenute verso la fine richiamano la statua nel centro della stanza». Nella stessa sezione Salvage ha inserito anche Palazzo Hercolani e The Museum of Music (“Il Museo della musica”): componimento in cui «due corni e due arpe prendono vita e si scambiano le frasi. Le loro sonorità si mescolano all’Ave Maria, Virgo serena di Josquin Desprez che apre il primo libro di musica stampato della storia».
L’opera, insomma, è un omaggio dell’autore alla città di adozione non soltanto nelle sonorità ma anche nel titolo che la racchiude: Felsina è infatti l’originario nome di Bologna, attribuitole dagli Etruschi quasi tremila anni fa. Il cd è una rivisitazione dei luoghi più suggestivi del capoluogo: per chi già lo conosce, un modo per rivivere musicalmente i luoghi amati; per chi ne viene a contatto per la prima volta, una originalissima e immancabile scoperta.
Le immagini: la copertina dell’album Felsina e foto del musicista e compositore David Salvage.
Emanuela Susmel
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 192, dicembre 2021)
Una recensione delicata e davvero coinvolgente… Grazie, Emanuela, riesci sempre ad emozionare! Milena
Grazie a te, Milena, per il tuo gradito commento.