Si ricorderanno a lungo il suo carattere deciso e l’immancabile sorriso. I funerali di Stato celebrati da Matteo Maria Zuppi, cardinale e arcivescovo di Bologna e suo compagno di scuola
L’Italia piange David Maria Sassoli, deceduto l’11 gennaio scorso a soli 65 anni. L’Italia ma soprattutto l’Europa che – dopo una florida carriera giornalistica – dal 2019 aveva rappresentato quale presidente del suo Parlamento; carica che si apprestava a lasciare con la decisione di non ricandidarsi. Dell’uomo che è stato abbiamo avuto una chiara dimostrazione nei volti visibilmente commossi di chi ha partecipato al funerale di Stato trasmesso in diretta su Rai 1 dalla basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma. Nella capitale Sassoli si era trasferito giovanissimo da Firenze con la famiglia di origine e qui aveva compiuto gli studi.
Alle esequie – precedute dal tributo degli onori militari con tre squilli di tromba – erano presenti le più alte cariche dello Stato italiano e dell’Unione europea (Ue): il presidente della Repubblica Sergio Mattarella; il presidente del Consiglio Mario Draghi; i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati; il premier spagnolo Pedro Sanchez; il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen; il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Numerosi anche i ministri italiani: Luigi Di Maio – che gli ha intitolato la Sala dei Trattati europei della Farnesina –, Luciana Lamorgese, Renato Brunetta, Paolo Gentiloni. Presenti anche la delegazione del Parlamento europeo; Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea; Maria Elena Boschi. Ancora: il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario all’emergenza Covid-19; il senatore a vita Mario Monti; Enrico Letta, segretario del Pd, partito col quale Sassoli si era schierato entrando in politica; il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Davanti all’altare, la salma ricoperta dalla bandiera dell’Europa, per la quale il presidente si era impegnato in difesa dei diritti dei più deboli.
I partecipanti hanno salutato il feretro, accompagnato all’interno della chiesa da sei carabinieri in alta uniforme. Numerosi gli interventi commossi che hanno costituito nel loro insieme un coro unanime di riconoscimenti. Oltre all’omelia del cardinale Matteo Maria Zuppi, amico d’infanzia di Sassoli, quello del gesuita e politologo padre Francesco Occhetta; quello della giornalista Elisa Anzaldo in rappresentanza di tutti i colleghi della Rai, ove Sassoli era approdato nel 1992. E, in chiusura di cerimonia, quelli commoventi dei figli Giulio e Livia e della moglie, Alessandra Vittorini. Il giorno precedente una folla ininterrotta di persone comuni si era susseguita alla camera ardente allestita in Campidoglio. Sassoli è deceduto prematuramente a causa di una grave disfunzione al sistema immunitario; da anni combatteva contro una grave forma di mieloma a séguito della quale, nel 2011, aveva subito un trapianto di cellule staminali ematopoietiche. Le sue condizioni di salute erano peggiorate lo scorso settembre 2021 a causa di una polmonite da legionella; precipitate infine il 26 dicembre, con il ricovero presso il Centro di Riferimento oncologico di Aviano (Pordenone).
L’emozione diffusa che la sua morte ha provocato va al di là dei confini e delle idee di partito. Con grande coraggio – senza mai contraddire l’animo mite e il sorriso che, da sempre, lo caratterizzavano – Sassoli ha avuto un grande merito: trovare il modo e le capacità politiche per condividere il saper stare dalla parte degli ultimi. Vladimir Putin lo aveva dichiarato «persona non grata» a seguito della sua richiesta, a nome del Parlamento europeo, della liberazione dell’attivista russo Aleksej Naval’nyj e dopo le conseguenti sanzioni inflitte dall’Europa alla Russia. Il nuovo zar aveva vietato l’ingresso al Cremlino a lui e ad altre otto personalità rappresentanti altrettanti Paesi europei. Sassoli aveva così risposto: «A quanto pare, non sono il benvenuto al Cremlino? Lo sospettavo un po’. Nessuna sanzione o intimidazione fermerà il Parlamento europeo o me dalla difesa dei diritti umani, della libertà e della democrazia. Le minacce non ci zittiranno. Come ha scritto Tolstoj, non c’è grandezza dove non c’è verità». E di certo per lui non è stato facile tenere “aperto” il Parlamento europeo durante la pandemia mondiale, scatenatasi pochi mesi dopo la sua elezione a presidente.
Alla fermezza del suo carattere e all’azione finalizzata ad attuare le sue idee ha probabilmente contribuito il percorso giovanile negli scout. Ma anche la gavetta intrapresa dopo gli studi classici e la laurea in Scienze politiche prima di affermarsi quale valido giornalista del servizio pubblico. O, forse, anche il fatto che recava lo stesso nome di battesimo di David Maria Turoldo, di cui Enrico Letta ha citato alla Camera una poesia in ricordo. Desideriamo concludere con il discorso che Sassoli tenne durante il proprio insediamento a presidente del Parlamento europeo (per ascoltarlo, premere qui). E con le sentite parole pronunciate dalla moglie in chiusura del suo funerale: «Sarà dura, durissima. Ma tu ci hai dimostrato che nulla è impossibile».
Emanuela Susmel
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 194, febbraio 2022)