Tre strategie per decondizionare la nostra mente da una propaganda ultradecennale e martellante nel libro di Francesco Carraro “Manuale di autodifesa per sovranisti” (byoblu Edizioni)
Che l’Unione europea (Ue, da non confondere con l’Europa, come comunemente si fa in malafede) non sia stata, soprattutto per l’Italia, un buon affare, rientra nella consapevolezza della maggioranza degli italiani. I sondaggi sul gradimento dell’istituzione continentale forniscono numeri continuamente in discesa (Europa, sondaggi: gli italiani, al 70%, disapprovano la Ue e la Germania, considerata stato ostile), anche nel periodo dell’emergenza Covid (In Ue gli italiani sono i più delusi della risposta dell’Europa alla crisi).
A continuare a martellare sulla bontà dell’Ue sono rimasti i detentori del potere, le alte cariche istituzionali e tanti ingenui fanatici. E, intendiamoci, non è poco. Tuttavia, per svelare l’inganno non sono sufficienti le sensazioni e le tasche vuote, occorrono informazioni e valide argomentazioni, basate su numeri, cifre, fatti. E non basta ancora. Servono pure tecniche per decondizionare la nostra mente dalle strategie adoperate ormai da decenni dal Sistema, dai mass media e dalla propaganda, attraverso il controllo dei nostri stessi pensieri, posti in corto circuito con la realtà. Prova a raggiungere tale obiettivo il volume di Francesco Carraro Manuale di autodifesa per sovranisti. Con prologo per non sovranisti (Prefazione di Claudio Messora, byoblu Edizioni, Milano 2020, pp. 400, € 18,99). L’autore, infatti, oltre a essere avvocato, giornalista e scrittore, è esperto in programmazione neurolinguistica (Pnl), quindi è tra i più adatti a disinnescare le tecniche di manipolazione sociopolitico-culturale, che ci hanno (forse) convinti tutti che “Ci vuole più Europa” o “Lo vuole il duce… pardon, l’Europa” (ma, come detto, l’Europa non è l’Unione europea). E, quando, magari, cominciamo a nutrire qualche legittimo dubbio, ecco una crisi economica, una pandemia, un Pnrr, a convincerci che senza l’Ue saremmo rovinati.
Le tre parti nelle quali è diviso il libro di Carraro adoperano tre diverse tipologie di arte della persuasione: la prima orientale («I 36 stratagemmi e l’arte della guerra di Sun Tzu»); la seconda occidentale tardonovecentesca («La programmazione neurolinguistica»); la terza facente parte della nostra classicità («Le fallacie» aristoteliche). Utilizzando di volta in volta tali tecniche, ma all’incontrario, vale a dire non come manipolazione degli altri, bensì come strumenti di «autodifesa», il saggista smonta un edificio costruito da decenni proprio sull’inganno delle masse europee. Così, passiamo dalle strategie cinesi, designate quasi in modo poetico (ad esempio, «Cavalcare il mare all’insaputa del cielo»; «Far salire sul tetto e togliere la scala»; «Togliere la legna da sotto la pentola»; «Adornare l’albero con fiori finti») alla Pnl (ad esempio, «L’ancoraggio»; «La piramide dei livelli logici»; «L’equivalenza complessa»; «L’operatore modale di necessità»), fino ad Aristotele (ad esempio, «La fallacia semantica o ambiguità»; «La falsa analogia»; «La falsa dicotomia»). Vi potrebbero sembrare concetti difficili, e in parte lo sono. Tuttavia, si tratta di meccanismi che tutti noi adoperiamo/subiamo tutti i giorni. E, grazie alle esemplificazioni pratiche, concrete e reali riportate da Carraro, capiremo meglio, oltre agli inganni Ue, il nostro stesso modo di ragionare.
Dal 1992 al 2019 sono stati stipulati trattati, emanate leggi, direttive (pp. 47-48), che hanno cambiato radicalmente il nostro status di cittadini, soprattutto dal punto di vista economico-finanziario. Eppure, l’informazione e il dibattito pubblico di quegli anni non ne hanno affatto parlato: al centro ci son stati, di volta in volta, il berlusconismo, il conflitto d’interessi, il federalismo o la secessione leghiste, le olgettine e il bunga bunga, l’immigrazione, l’antifascismo in assenza di pericolo fascista, i girotondini, il popolo viola, le sardine, i femminicidi, la lotta alla omolesbobitransofobia (ma nessuno ha più il senso del ridicolo?), ecc. ecc. Una grande operazione di distrazione di massa funzionale a chi, in ambito Ue, decideva davvero le nostre sorti future. Soprattutto coi Trattati di Maastricht (1992) e di Lisbona (2009). Scusate, qualcuno li ha, almeno in parte, mai letti? Nessuno. E chi ci ha provato ha trovato molteplici difficoltà per il linguaggio fumoso proprio da neolingua tecnocratica: esattamente il contrario della nostra Costituzione (1948). Questa è chiara, comprensibile ed è sempre stata pubblicizzata e insegnata nelle scuole quanto più possibile, invece i trattati europei sono stati introdotti di soppiatto, senza parlarne, approfittando della comprensibile distrazione dei cittadini. E, si sa, chi fa le cose di nascosto, lo fa per occultare-celare-coprire: non ha certo la coscienza a posto. E, infatti – approfondiremo meglio l’argomento in un prossimo articolo – la Costituzione italiana è democratica, mentre i trattati istitutivi dell’Unione europea sono a vantaggio delle oligarchie; se la prima si basa su «lavoro, solidarietà, uguaglianza», i secondi poggiano su «rendita, egoismo, disparità» (pp. 106-107).
È il trionfo del neoliberismo, della tecnocrazia, della finanza, con una moneta unica sottratta al controllo e alla gestione degli stati nazionali, una banca centrale privata e indipendente, l’obiettivo di salari bassi, ecc. Carraro spiega con paziente chiarezza cosa sia il reddito da signoraggio e come il suo passaggio dalla Banca d’Italia alla Banca centrale europea abbia significato la cessione della sovranità nazionale, e non solo in termini di emissione di una propria moneta (pp. 180-181); svela cosa sia l’Ert (European Round Table of Industrialist), che dal 1983 raggruppa i Ceo delle principali multinazionali operanti in Europa, e come esso abbia dettato e imposto le regole all’Ue (pp. 270-271); dimostra che la democrazia può esistere solo nell’ambito degli stati nazionali e non in regime di «tecnocrazie elitarie» (p. 152); riporta e analizza testualmente la lettera inviata dalla Bce al Governo Berlusconi, nella quale sono presenti terribili diktat da “macelleria sociale”: «liberalizzazione dei servizi pubblici locali»; «privatizzazioni su larga scala»; «ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende»; «accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti»; «intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità»; «riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, […] se necessario, riducendo gli stipendi» (pp. 275-277).
Che fare? Prima ancora di protestare o andare al voto, occorre essere preparati, conoscere, sapere. Quindi, studiare presso i canali librari e/o sul web di controinformazione alternativa per decondizionarci. Sebbene il potere, imponendo ritmi stressanti e occupando anche il tempo libero con attività funzionali al rimbambimento e alla completa evasione, cerca di non lasciarcene la possibilità. Proibito pensare? Anche di questo parleremo in un nostro prossimo articolo…
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 189, settembre 2021)