Nella raccolta di racconti “Il portiere”, ricca di numerosi e singolari personaggi, Giuseppe Tecce lascia al lettore il compito di concludere le vicende narrate
Il portiere. Storia di guerra e di portieri (pp. 142, € 9,00) è la nuova opera dello scrittore Giuseppe Tecce: una raccolta di dieci racconti brevi ambientati in varie parti d’Italia e sempre in alberghi, dove il testimone degli eventi è il portiere di notte. Un altro legame tra le storie è rappresentato dal conflitto ucraino-russo, trattato da diversi e a volte opposti punti di vista.
Inoltre, l’autore ha scelto di non terminare i suoi racconti, ma di affidare al lettore il compito di creare la conclusione che più lo soddisfi e di scriverla alla fine del libro, dove sono state lasciate delle pagine bianche. Le vicende narrate nell’opera sono drammatiche ma anche surreali; alcune edificanti, altre decisamente pessimistiche. I numerosi personaggi che si alternano in questi racconti sono l’esempio della complessità della natura umana, costantemente in lotta tra luce e oscurità. Abbiamo quindi la possibilità di conoscere Augusto e Raffaella, una coppia in apparenza banale ma che in realtà nasconde un sordido segreto: sono infatti dei falsari di documenti e di banconote, e forse non solo; oppure possiamo incontrare Antonio, un uomo che un giorno decide di prendere in ostaggio delle persone per una “buona causa”, che alla fine commuoverà i lettori in quanto si parla della guerra in termini di sacrifici e di dolore. Il conflitto ucraino-russo è presente in quasi tutti i dialoghi tra i protagonisti delle vicende; come in quello di Michele, che intrattiene un acceso dibattito con il portiere di turno, Mario, sull’invio delle armi in Ucraina: il primo pensa che ogni popolo debba avere la possibilità di lottare per la propria libertà, mentre l’altro è convinto che la pace si possa raggiungere solo senza armi.
E sull’illogicità e la violenza della guerra sono basati anche gli altri racconti, che non tralasciano neanche le ragioni putiniane al fine di offrire un quadro completo del conflitto bellico o mostrano i pericoli dell’informazione quando viene pilotata per favorire gli interessi poco puliti dei potenti. Nel frattempo si narrano pure le vicende, alcune molto semplici e altre più complesse, dei vari personaggi, colti in momenti di crisi, o di rabbia, o di tristezza: tutti, inevitabilmente, specchio di un’umanità che ha perso la strada, che ha smarrito i punti di riferimento. Alla fine sono pochi i personaggi totalmente positivi e molti, purtroppo, quelli chiaroscurali se non pienamente negativi: la guerra, si sa, porta spesso anche a tremende conseguenze indirette, che spingono gli esseri umani ad abbandonare ogni moralità, quasi come fossero giustificati dall’insensatezza e dalla vacuità del mondo di oggi.
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Nicola Marzo
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 202, ottobre 2022)