Subito sottovalutata e vilipesa, già alla sua seconda edizione la nuova coppa di calcio ha mostrato tutti i propri pregi. E, forse, la sua formula può essere uno spunto per le altre competizioni europee e nazionali
“Un torneo inutile”. “Una fatica in più per i calciatori”. “Una follia dell’Uefa”. “Una competizione snobbata da tutti”. “Un doppione degli Europei”. “Una formula assurda”… Questi e altri simili sono stati gli epiteti che hanno accompagnato la prima (ma anche la seconda) edizione dell’Uefa Nations League. Ebbene, pensiamo fossero tutti sbagliati e legati al conformismo e al tradizionalismo della stampa sportiva.
Tralasciamo pure il fatto, puramente patriottico, che l’Italia, grazie alla bella vittoria in trasferta sulla Bosnia nell’ultima partita del suo gruppo, abbia ottenuto un meritata qualificazione alla fase finale del torneo; e che, per di più, si terrà proprio nel nostro Paese tra il 6 e il 10 ottobre 2021, a Milano e Torino. E sorvoliamo sull’altro aspetto nazionalistico: sempre per merito dei risultati ottenuti nel torneo, gli azzurri sono rientrati tra le prime dieci nazionali nel ranking mondiale Fifa. Oltre a quanto finora detto, valido per la nazionale italiana, in effetti, i pregi della Nations League sono oggettivi per tutti. Partiamo dalla formula. Dividendo le nazionali di calcio europee in quattro livelli (League; per noi italiani è più comprensibile la definizione di serie A, B, C, D), con quattro gironi di quattro squadre (tranne la “serie” D), si è ottenuto il primo risultato di mettere a confronto squadre dello stesso livello. Si sono eluse, così, assurdità del tipo Francia-Gibilterra, Germania-Andorra o Spagna-San Marino. Inoltre, con la formula che prevede per ogni girone una promozione alla final four o alla serie superiore e una retrocessione alla serie inferiore, si sono evitate combine e “biscotti”, in quanto ogni partita contava ai fini del raggiungimento di un importante obiettivo, con soltanto una squadra per girone che “saliva” e una sola che “scendeva”.
Anche la formula final four, ovvero semifinali e finali in unica sede da disputarsi nel giro di pochi giorni ci sembra azzeccata. Lo hanno dimostrato le final eight cui l’estate scorsa le competizioni per club europee Champions League ed Europa League sono state costrette per la pandemia: concentrare in un’unica sede i turni finali, e quindi le partite più importanti, con la formula dell’eliminazione diretta, rende tutto più eccitante e credibile. Pensate che, in genere, tra un ottavo di finale e la finalissima possono passare tre mesi! Ora restiamo in attesa del 3 dicembre, quando a Nyon si sorteggeranno gli accoppiamenti per la fase finale di questa seconda edizione di Nations League. Intanto prendiamo atto che le quattro squadre che vi parteciperanno sono tutte di area “latina”: Belgio, Francia, Italia e Spagna. Un calcio più fantasioso che ha la meglio sui quello atletico dei paesi del Nord Europa, mentre il calcio slavo resta sempre ai margini? Aspettiamo ancora un po’, almeno lo svolgimento dei Campionati europei del giugno-luglio 2021, per affermarlo con sicurezza.
Nel frattempo, sull’onda dell’esperimento Nations League, saremmo lieti se le federazioni calcistiche nazionali cominciassero a pensare di rinnovare le formule dei propri campionati. Quasi tutti vedono il loro esito già scontato quando ancora mancano sette-otto giornate alla fine dei tornei (leggi Calcio: come evitare i “biscotti”). Play off e play out? Forse allungherebbero ancor di più un calendario già fittissimo. Allora, anche se tutti levano gli scudi, non ci sembra una bestemmia ipotizzare una European Super League, nella quale si scontrerebbero i maggiori club del continente (sarebbe di certo un grande successo di spettacolo e pubblico), per poi, terminato il torneo, far disputar loro in maggio i playoff con le migliori classificate dei tornei nazionali (magari a otto). In tal modo si renderebbe più avvincente e meno scontato l’esito finale degli “scudetti” nazionali, al contrario di oggi, coi noiosi campionati a 38 squadre, con vincitori, retrocessi e ammessi alle competizioni Uefa già decisi da tempo.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XV, n. 180, dicembre 2020)
Una fatica in più per i calciatori… Che, però, con quello che guadagnano e per quello che hanno da fare possono benissimo affrontare. C’era bisogno di più competizioni e più partite.