Corruzione, collusioni, alluvione… Intervista a Christian Abbondanza, presidente della Casa della legalità e della cultura, al centro, ora, di gravi minacce mafiose. E non si salva neanche l’Emilia-Romagna
La Casa della legalità e della cultura è un’associazione di Genova che da anni si occupa di diffondere la cultura dell’antimafia con diverse attività e inchieste (una delle quali riguarda anche l’Emilia-Romagna e si intitola Tra la via Emilia e il Clan). Le più importanti fra queste hanno dato il via a molte indagini e riguardano principalmente le collusioni tra amministrazione pubblica e famiglie mafiose (soprattutto per alcuni lavori di cementificazione che sono stati causa di gravi danni durante la recente alluvione). Proprio per questo motivo Christian Abbondanza, il presidente dell’associazione, sa di essere nel mirino delle cosche.
Lo scorso venerdì 16 dicembre, presso la sala polivalente del Quartiere Borgo Panigale di Bologna, Abbondanza è intervenuto a un incontro organizzato dal Movimento 5 Stelle di Bologna, dal significativo titolo: «Mortadella Connection!Le mafie in Emilia-Romagna: apriamo gli occhi, infrangiamo il muro di paura e omertà». Infatti, secondo l’attivista antimafia Gaetano Alessi, editorialista del giornale on line Articolo 21, l’Emilia-Romagna è «terra gaudente, di solidarietà, buon governo, welfare e mafie. Affermazione dura? Sessantatre cosche mafiose operanti sul territorio, trentasette di ’ndrangheta (ci sono le ’ndrine di Platì, della piana di Gioia Tauro, di Reggio Calabria, di Isola Capo Rizzuto, via via fino ai Cutresi), dodici di camorra, dodici di Cosa nostra, una della Sacra corona unita. Numeri impressionanti, ma non è finita. Nell’ultimo rapporto di Sos-Impresa Confesercenti, si scopre anche che il 5% dei commercianti emiliano-romagnoli (soprattutto tra Modena, Bologna e la Riviera) è sottoposto al pizzo. Storia dura da digerire per chi ha visto le mafie come un problema lontano, mentre in realtà le radici dell’infiltrazione in regione sono più antiche di quanto si creda».
Sulla situazione della criminalità organizzata in Liguria, abbiamo sentito Abbondanza. Ecco cosa ci ha detto.
Chi è Christian Abbondanza?«Uno della “Casa della Legalità”».
Di cosa si occupa esattamente la Casa della legalità?«Contrasta criminalità, mafia, corruzione, distorsione delle pubbliche amministrazioni, reati ambientali e speculazione edilizia».
Quali sono le inchieste più importanti che ha seguito?«Ve ne sono diverse. Preferisco parlare di “temi più importanti”: l’infiltrazione mafiosa nella sanità, il ciclo del cemento, rifiuti e bonifiche, i rapporti tra mafia e politica in diverse regioni del Sud come del Nord, come da voi in Emilia-Romagna».
Caso “alluvione a Genova”. Cosa c’è da denunciare?«I lavori di cementificazione del torrente fatti nel Ferreggiano e quelli del rio Noce (due dei luoghi più colpiti dalle alluvioni dei giorni scorsi, ndr), che sono stati fatti fare dal presidente della Regione Liguria Burlando quando è stato nominato commissario delegato della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Burlando li ha descritti come “messa in sicurezza”, ma non è stato assolutamente così, anzi tutto il contrario! In entrambi i casi si sono voluti costruire dei parcheggi. Nel Ferreggiano si è tombinato il fiume e, non avendo più spazio per allargarsi, le copiose piogge cadute a inizio mese hanno fatto sì che “esplodesse”. Stessa cosa è avvenuta per il rio Noce: il suo straripamento ha causato l’allagamento delle Cliniche dell’Ospedale San Martino (e ciò è avvenuto a causa della deviazione del corso). Entrambi gli appalti sono stati dati a ditte su cui ci sarebbe molto da dire. Il primo a quella di Antonio Furfaro, già indagato dall’Antimafia. Il secondo appalto è stato dato alla società Ecoge dei Mamone in odore di ’ndrangheta). Il bello è che sono stato poi querelato da Mamone».
Gli allagamenti in Liguria sono stati disastrosi come quelli del Messinese. Vi sono altre “analogie”?«Come “analogie” vedo le grosse speculazioni edilizie che vi sono state in entrambi i territori. Vi sono pesanti contiguità fra Cosa Nostra e la cosca calabrese dei Piromalli, per lavori in diverse parti del nostro Paese. Oramai la situazione è così critica che la piana di Albenga è diventata la succursale della piana di Gioia Tauro».
Ci sono novità circa le indagini che state facendo?«Ve ne sono diverse sul Ponente e sul gruppo che fa capo a Carmelo Gullace. Ma non posso aggiungere altro».
A che punto sono le indagini sulle minacce e intimidazioni che avete ricevuto e in particolare quelle alla sua persona?«Dalla primavera di quest’anno la Prefettura di Genova ha riscontrato “concreto pericolo” con “protezione di videosorveglianza generica radio collegata” alla mia persona. A Savona hanno potenziato il controllo e ogni volta che facciamo un’iniziativa c’è una pattuglia che ci segue e presto, spero, sarà così anche per gli spostamenti nel capoluogo».
L’immagine di copertina: fotomontaggio di un’onda anomala su Genova da www.bastardidentro.it).
Silvia Patini
(LM MAGAZINE n. 21, 15 dicembre 2011, supplemento a LucidaMente, anno VI, n. 72, dicembre 2011)
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