Un evento devastante sul piano ambientale e con 6.500 operai morti per la costruzione degli impianti calcistici e delle relative infrastrutture. Nonostante il greenwashing di facciata, il Qatar è il Paese al mondo con maggiori emissioni di CO2 pro capite, mentre solo il 2% dell’energia è prodotto da fonti rinnovabili
Ad affermarlo è l’autorevole quotidiano britannico The Guardian: nella costruzione degli stadi per i Mondiali di calcio in Qatar, attualmente in corso, sono morti 6.500 operai; l’emirato è inoltre il primo Paese al mondo per emissioni pro capite e soltanto il 2% dell’energia proviene da fonti rinnovabili.
«Il Mondiale in Qatar produce 3,6 milioni di tonnellate di anidride carbonica (biossido di carbonio, CO2). Si tratta di 1,5 milioni di tonnellate in più rispetto alla precedente edizione, molto più di quanto alcuni Paesi producono in un anno» mettono in evidenza pure gli analisti di Ener2Crowd.com, la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding ambientale ed energetico. Solo per il mantenimento di un singolo campo in Qatar, in questo periodo in cui le temperature si aggirano intorno ai 25 gradi, sono necessari 10 mila litri d’acqua al giorno, da moltiplicare per 144 campi approntati per il Mondiale, dove fare arrivare l’acqua non è facile e la desalinizzazione di quella marina richiede un elevato consumo di energia elettrica (oltre il 99% della quale viene prodotta da petrolio e gas). E perfino i semi dell’erba per i campi da gioco sono stati acquistati all’estero e trasportati dagli Usa su aerei a clima controllato, determinando una grande produzione di CO2.
Il Qatar aveva promesso che i Mondiali ospitati nel loro Paese sarebbero stati a zero emissioni di CO2. Ma sembra l’ennesima operazione di “greenwashing”. Infatti, il Paese del Golfo dipende fortemente dai combustibili fossili e ha temperature altissime. La sua strategia di sostenibilità si è concentrata solo sul minimizzare le emissioni nel miglior modo possibile, con grandi limiti, vista la necessità di costruire stadi da zero e di farli funzionare nel deserto in presenza di grandi folle e di alte temperature. «Non sorprende perciò, come risulta dal rapporto ufficiale della Fifa sulle emissioni di gas serra, che il torneo produrrà 3,6 milioni di tonnellate di anidride carbonica» sottolinea Niccolò Sovico, ceo, ideatore e cofondatore di Ener2Crowd.com. «In verità il Qatar non ha ancora provveduto ad acquistare i 3,6 milioni di crediti di CO2 per compensare le emissioni del Mondiale e il sistema creato solleva dubbi riguardo la legittimità» aggiunge Giorgio Mottironi, cso e cofondatore di Ener2Crowd.com.
Si stima che la competizione inquinerà il doppio di Russia 2018 e otto volte in più di Euro 2020. Preoccupa inoltre l’uso massivo d’acqua nella regione desertica e l’idea che il verde “installato” possa assorbire la CO2, cosa che necessiterebbe di molto tempo, richiedendo un’intensa irrigazione tramite desalinizzazione dell’acqua, il che, come si è detto, è una pratica fortemente energivora. Senza dimenticare le morti nella costruzione delle infrastrutture: 6.500 vittime in 10 anni. Tuttavia, si teme che la stima reale possa essere più alta: mancano le cifre di Kenya e Filippine, Paesi dai quali sono giunti in Qatar molti lavoratori. La gran parte dei decessi viene ipocritamente attribuito a “cause naturali” piuttosto che agli incidenti sul lavoro e alle condizioni di vita degli immigrati-schiavi. Insomma, uno scandalo per le drammatiche condizioni degli operai, che meritano maggiore attenzione internazionale. Una moderna forma di schiavitù e allo stesso tempo un’aberrazione ecologica. Purtroppo, però, in molti, compresa la stessa Fifa, preferiscono godersi lo spettacolo, ignorando tutto il sangue che vi è dietro.
Emilio Lonardo
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 204, dicembre 2022)