Nel mondo quasi 537 milioni di persone di tutte le età sono costrette a convivere con questa malattia insidiosa. In occasione della Giornata mondiale ad essa dedicata, facciamo il punto sulle sue caratteristiche e su ciò che comporta averci a che fare. Lunedì 12 dicembre tappa a Bologna di Diabete Italia
Il 14 novembre è stata la Giornata mondiale del diabete, indetta per la prima volta nel 1992 dalla Federazione internazionale del diabete (Idf) e dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) per tenere alta l’attenzione su una malattia in costante crescita in tutti i Paesi e sensibilizzare alla prevenzione e all’accesso alle cure, aspetti niente affatto scontati. Dal 2006 la ricorrenza è riconosciuta ufficialmente dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite come giornata dell’Onu, dichiarando il diabete «una malattia cronica, invalidante e costosa che comporta gravi complicanze».
La premessa è d’obbligo per inquadrare la situazione: avere il diabete non significa solo avere i livelli di “zuccheri” alti nel sangue bensì rientrare in una elevata categoria di rischio per la salute, il che comporta serie conseguenze e condiziona la qualità della vita. Dai dati recentemente diffusi da Diabete Italia Onlus (www.diabeteitalia.it) apprendiamo che negli ultimi anni il trend è in aumento. Si pensi che il diabete di tipo 2 interessa, solo in Italia, oltre 4 milioni di individui mentre quello di tipo 1 ne colpisce circa 300 mila; con il progredire dell’età accresce anche l’incidenza, arrivando a un 21% di malati dai 75 anni in su. I dati Istat relativi all’attività fisica rivelano inoltre che le regioni italiane dove si registra una maggiore sedentarietà segnalano un più alto numero di casi di diabete. In Europa, quasi 62 milioni di persone vi convivono e oltre 1 milione di decessi sono provocati da questa condizione, che nel nostro continente rappresenta la quarta causa di morte. Allargando la lente, nel mondo la malattia colpisce ogni anno 422 milioni di individui, per un totale di quasi 537 milioni di pazienti (www.diabete.com).
L’Oms ne distingue due forme principali: il diabete mellito di tipo 1 e il diabete mellito di tipo 2, alle quali si aggiungono quello gestazionale e altre forme meno comuni. Nel caso del tipo 1 siamo di fronte a una patologia autoimmune, di cui non si conoscono ancora con certezza le origini e che solitamente si manifesta in età puerile o giovanile, spesso entro i 20 anni, attraverso vari sintomi evidenti: stanchezza, aumento della sete e della diuresi, perdita di peso non voluta, malessere e dolori addominali. In tal caso la produzione di insulina, l’ormone prodotto dalle cellule pancreatiche, viene soppressa o ridotta a causa della distruzione delle medesime ad opera del sistema immunitario. Il diabete di tipo 1 condiziona seriamente lo stile di vita ma, grazie a continui controlli specialistici, alla somministrazione di insulina in funzione degli zuccheri e alle ultime tecnologie (microinfusori e pancreas artificiali), si riescono a “normalizzare” le giornate dei pazienti, nelle quali deve trovare spazio anche lo sport, che aiuta a combattere la malattia stabilizzando il metabolismo.
Nel diabete di tipo 2, invece, l’insulina non viene prodotta in quantità sufficiente per soddisfare le necessità dell’organismo (deficit di secrezione) o non agisce in modo rilevante (insulinoresistenza). Questa è la forma di diabete più diffusa, è silente e interessa maggiormente la popolazione adulta, anche se 1 persona su 3 non sa di averla. Tra le cause dell’alto livello di glucosio nel sangue vi sono il sovrappeso, un’alimentazione scorretta basata su ripetuti pasti a elevato contenuto glicemico e una vita sedentaria, aspetti purtroppo tipici della società contemporanea. Siccome tale condizione può essere reversibile, è necessaria una rivoluzione culturale fin dalla più tenera età, in famiglia e nelle scuole, a favore di uno stile di vita sano, caratterizzato da una dieta varia ed equilibrata – consumando carboidrati a lento rilascio e fibre – e da attività fisica (www.siditalia.it/divulgazione/alimentazione e diabete e www.diabete.com/L’importanza dei carboidrati per i diabetici). Una diagnosi precoce del diabete di tipo 2 – che non dando sintomi tende a manifestarsi tramite complicazioni cliniche di varia natura, quando potrebbe essere già troppo tardi – aiuta a gestire la malattia e a condurre un’esistenza senza troppe privazioni.
L’eccesso di zuccheri nell’organismo può provocare patologie cardiovascolari, obesità, ictus, cecità, danni ai reni e amputazioni. Ricordiamo anche quanto il diabete rappresenti un fattore di rischio in questi tempi di pandemia da Covid-19: durante la prima ondata del virus le persone diabetiche avevano una probabilità di ospedalizzazione superiore a 3,6 volte rispetto ai soggetti sani, mentre le infezioni da nuovo coronavirus e i conseguenti decessi sono stati più elevati nei Paesi ad alta prevalenza della patologia (https://www.diabete.com/Incidenza diabete in Europa e nel mondo). Fare prevenzione con il proprio medico di fiducia tenendo monitorati gli esami del sangue, in particolare il valore dell’emoglobina glicata, è fondamentale per identificare precocemente l’insorgere del diabete, così come imparare ad alimentarsi in modo corretto, conoscendo bene gli zuccheri e i tantissimi alimenti che lo contengono.
Esiste poi un ulteriore aspetto che la malattia comporta e su cui Diabete Italia pone l’accento: l’accesso alle cure. Purtroppo molte persone non riescono ad avere a disposizione farmaci, tecnologie e screening per prevenire le complicazioni e ciò si traduce in un elevato costo per il Servizio sanitario nazionale (l’8% del budget, per una spesa complessiva di 2.800 euro a paziente). L’impatto della malattia è pertanto sì gravoso da un punto di vista clinico ma anche da quello sociale ed economico. Vediamo in pillole alcuni dati: l’aspettativa di vita dell’individuo diabetico non in controllo metabolico è ridotta di circa 7-8 anni; il 60% della mortalità per malattie cardiovascolari è associata al diabete; il 38% delle persone colpite ha insufficienza renale che può condurli alla dialisi; il 22% ha retinopatia; il 3% ha problemi agli arti inferiori e ai piedi; il 32% dei soggetti malati è in età lavorativa (tra i 20 e i 64 anni). Tutto questo si traduce in una spesa diretta di oltre 9 miliardi di euro (farmaci, prestazioni ambulatoriali, diagnostica e ricoveri) e indiretta di 11 miliardi di euro (assenza dal lavoro e diminuzione della produttività). Il 90% dei costi riguarda il trattamento delle complicanze mentre solo il 10% è assorbito dalla gestione del problema metabolico.
La prevenzione e la diagnosi tempestiva di questa condizione cronica e spesso polipatologica si rivelano ancora una volta di primaria importanza, anche per arginare le spese di Regioni e Ssn. «La recente pandemia ha aperto gli occhi su tutto ciò in maniera drammatica stimolando la creazione del Pnrr con risorse dedicate a curare la malattia» rileva Stefano Nervo, presidente di Diabete Italia, che prosegue: «Agli investimenti strutturali previsti dovranno però seguire nuovi modelli organizzativi che garantiscano una migliore gestione e integrazione con il territorio. Nel diabete di tipo 1 sono fondamentali una rapida e precoce diagnosi e un monitoraggio attento attraverso gli ultimi strumenti tecnologici a disposizione che cambiano la vita dei pazienti. Nel diabete di tipo 2 è fondamentale la prevenzione ed è indispensabile realizzare una completa integrazione tra specialisti e medici di famiglia sul territorio, oltre a garantire l’accesso agli screening sulle complicanze della malattia».
Vi lasciamo con un’ultima curiosità: Diabete Italia Onlus è un’associazione nata nel 2002 che opera con le società scientifiche che rappresentano specialisti diabetologi pediatrici e per adulti, medici di medicina generale e infermieri, e con le associazioni dei pazienti, quali i genitori di minori malati, atleti con diabete e persone di ogni età colpite da questa patologia. Dopo le tappe novembrine a Napoli e a Roma, lunedì 12 dicembre 2022 Diabete Italia, che è anche partner ufficiale della Giornata mondiale del diabete in Italia, approda a Bologna per un incontro/discussione sul futuro della Sanità, con particolare riferimento ai modelli assistenziali sul territorio per i pazienti diabetici. Per informazioni si può consultare il sito www.diabeteitalia.it.
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 204, dicembre 2022)