Il direttore di Radio Città del capo di Bologna smaschera le ipocrisie e le falsificazioni della destra italiana sulla strage norvegese
Oggi, facendo la rassegna stampa, provavo la sempre più ricorrente sensazione di quello che va in autostrada e si vede sfrecciare le auto addosso.
Sono loro i pazzi o sono io che vado contromano? Ricapitoliamo: il norvegese Anders Breivik, in piena coscienza di sé e in nome delle sue idee, stermina decine di adolescenti a una convention laburista. Non essendo l’attentato opera di islamici barbuti, l’uomo è subito catalogato come “pazzo”. Dai tg mainstream sparisce qualsiasi accostamento, anche ipotetico, tra il Breivik e il mondo cristiano/conservatore/xenofobo/integralista.
I distinguo, poi, si sprecano: tutti a spiegarci – da Socci a Introvigne – come sia sbagliato accostare il termine “cristiano” al terrorista di Oslo: “il Killer non è cristiano la sua unica fede è la pazzia…”
Ci prendono per babbei: è tale la loro malafede culturale e il bisogno di allontanare i mostri che si annidano nel loro mondo che pensano sia per noi impossibile distinguere un Anders Bhering Breivik da un Jerry Adams, un don Seppia da un don Ciotti, come se la sola parola “cristiano” o “cattolico”, accostata a qualcuno, bastasse ad assolvere completamente o viceversa a condannare.
Bisogna dunque aspettare l’esponente leghista Borghezio, con quella “banalità del male” che lo contraddistingue, per togliere ogni velo d’ambiguità alla costruzione ideologica che sottende la strage dell’isola di Utoya. Il “Pantheon” di riferimento di Breivik è quanto di più comune e diffuso si possa trovare nei manifesti ideologici dei movimenti xenofobi e razzisti di mezza Europa, sia di quelli che partono da posizioni di estrema destra, sia da coloro che si rifanno al fondamentalismo cristiano o ai movimenti separatisti tipo Lega. Per Borghezio, infatti, le idee di Breivik sono buone, in alcuni casi ottime. Sono le stesse idee portate avanti dal suo movimento e da analoghi movimenti in Europa che vincono le elezioni, sono le idee che professava l’ultima Fallaci lanciando i suoi anatemi antislamici dopo l’11 settembre. Punto.
Bene ha fatto dunque Michele Serra, intervenendo oggi su la Repubblica, a rimarcare la “connotazione politica” della strage compiuta da Breivik. Conclude Serra: “Tutto, in questa vicenda che gronda sangue, gronda anche di politica. La follia è solo ospite di un teatro, la politica, che come ogni europeo sa bene è carico di tragedia e di morte, ma anche di nobiltà e di gloria. Dovrebbe essere vietato, dico vietato, parlare di Breivik, della Norvegia, dei suoi giovani martiri laburisti, senza parlare di politica”.
Andiamo avanti, sempre contromano. Mentre dalla Norvegia il premier laburista Jens Stoltenberg afferma che la loro società aperta non cambierà e che alla strage e al terrorismo si risponde con più democrazia in Italia, su “il Giornale”, si stupiscono del fatto che nel carcere in cui è recluso il terrorista Breivik abbia a disposizione una cella pulita e confortevole: un “paradiso”, lo definisce il cronista, “c’è addirittura la tv e fanno perfino corsi di cucina ai detenuti…”. Che robe… È evidente che per questi “liberali” nostrani, un detenuto dovrebbe vivere in fetide segrete medioevali, marcendo nei suoi escrementi, o tutt’al più nei “pollai” di Guantanamo. Questo è il mondo che immaginano e costruiscono nel nostro paese pervicacemente, giorno dopo giorno.
E ci riescono con successo. Ieri, dulcis in fundo, il Parlamento dei “liberali” e dei “moderati” ha deciso di affossare la norma sull’omofobia che inaspriva le pene per coloro che compiono atti di violenza nei confronti di persone con differenti orientamenti sessuali. Ma complimenti…. Questa è gente che pensa sia assolutamente normale non curare o addirittura incarcerare persone per la loro “clandestinità”, ma trova incostituzionale “discriminare” con pene più severe uno che “ha la sola colpa” di aver ingiuriato e picchiato un gay.
Ebbene, perché dico che mi sembra di andare contromano? Perché in tutto questo casino, passando dalle grandi tragedie alle piccole farse della politica, non mi stupisce più di tanto la nostra destra italiana, la Lega e neppure l’Udc di Buttiglione. Mi fa specie, invece, che il maggior partito della sinistra trovi normale (normale!) affidare – in Emilia-Romagna – alla cognata di Casini, antiabortista convinta, nemica di ogni apertura in termini di diritti civili agli omosessuali, la commissione regionale pari opportunià (col beneplacito iniziale del Movimento 5 Stelle, peraltro). La decisione è rientrata solo per la ferma opposizione della società civile e del resto della maggioranza (Idv, Sel, Verdi, FdS), ma ci è mancato poco… Aver spacciato questa scelta – che è solo un mercimonio politico di basso profilo – addirittura come una sorta di “nobile apertura”, mettendo all’indice chi dissentiva come fosse un povero residuato bellico impregnato di ideologia, è il vero limite del Pd attuale.
Un partito che non sa cosa vuole, ma che nel dubbio passa gran parte del suo tempo a voler essere come gli altri. Altro che diversità.
Dunque, alla fine, chi è “normale” e chi no?
Paolo Soglia (direttore di Città del capo – Radio metropolitana)
http://radio.rcdc.it/archives/chi-e-normale-e-chi-no-83991/
(LucidaMente, 27 luglio 2011)