Un cortometraggio per provare a fermare un crimine particolarmente abietto, subdolo e ripugnante, che colpisce di continuo, nell’indifferenza generale
Il 29 dicembre 2020 è uscito sulla piattaforma YouTube il cortometraggio Polvere di Antonio Scarcia. Un progetto nato all’interno dell’associazione Marcia per Yula, nome che deriva da una manifestazione organizzata, appunto, in memoria di Yula, il cane di una delle componenti. La morte dell’animale fu causata da un’intossicazione intenzionale a opera di terzi e proprio per questo, da allora, l’organizzazione si impegna a divulgare informazioni sul reato dell’avvelenamento degli amici a quattro zampe.
Un ulteriore tentativo di sensibilizzazione è rappresentato appunto dal video di Scarcia. Laureato nelle Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo (Dams) ed estimatore del cinema di genere, l’autore ha optato per un approccio non documentaristico bensì diverso, con l’intenzione di coinvolgere un pubblico giovanile. L’ispirazione contenutistica è arrivata da un racconto breve di Luca Spennacchio, Polvere rossa, mentre quella registica intende essere un piccolo omaggio ai lungometraggi horror e thriller. Infatti, le musiche sono un dettaglio volto a veicolare la tensione e a sottolineare la suspense sopperendo così, agevolmente, alla mancanza di dialoghi. Un particolare che rimanda vagamente al cinema russo.
La vicenda messa in scena racconta di una bambina e del suo cane, Stella, vittime della cattiveria gratuita di Polvere. Quest’uomo, una volta imparate le abitudini delle due, prepara delle polpette tossiche, usando una polvere velenosa di colore rosso. Le lascia, poi, a portata di bocca della povera bestia. La personalità del killer è stata oggetto di uno studio attento, tanto da divenire, nella riscrittura della sceneggiatura, il principale punto focale della narrazione. Una psiche vorticosamente disagiata e un’anima impregnata d’odio che si riversano sugli indifesi. Solitamente i motivi che spingono tali individui al desiderio di causare morte sono dovuti a traumi infantili difficili da elaborare e all’invidiare vissuti a loro preclusi. Una rabbia feroce nei confronti di chi è più fortunato accentuata dalla difficoltà nel rapportarsi con gli altri.
Si evince, quindi, che la storia e la figura dell’attentatore siano i due pilastri del lavoro. Talmente importanti da essere sufficienti a diffondere il messaggio voluto, senza avvalersi di ulteriori effetti speciali aggiunti. Molto esplicativa è la preparazione del cibo mortale, una sequenza seguita con precisione passo passo. A proposito di scene, senza voler anticipare troppo, durante gli abbondanti 12 minuti di shortfilm ve ne sono alcune che consentono una doppia lettura, attraverso l’allusione a contenuti più profondi rispetto a una prima interpretazione semplice e superficiale. Infine, la chiusura vuole essere un chiaro appello a informarsi e a prestare attenzione al fenomeno descritto. Magari col coraggio di segnalare eventuali sospetti grazie alla conoscenza dell’esistenza di un reato simile e alla consapevolezza della sua diffusione, purtroppo in crescita.
Le immagini: due frame del cortometraggio Polvere e l’immagine di un cagnolino (a uso gratuito da pixabay.com).
Arianna Mazzanti
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 182, febbraio 2021)