Il nuovo libro (“Conservare l’anima”, Lindau) di Francesco Borgonovo è un atto d’accusa nei confronti del modello culturale dominante, con l’invito a fortificare i legami col passato
Quale idea insita nell’uomo lo conduce a guardare in alto, a porsi nobili interrogativi sullo scopo della vita e a spiritualizzare la propria esistenza? Quale luogo avvertiamo come casa, come sede secolare di legami umani, culturali, linguistici, per non dire anche gastronomici? Qual è l’unico segmento della nostra odierna società nel quale vigono i princìpi di dedizione reciproca e gratuita?
Non scandalizzatevi. È l’antico trittico Dio-Patria-Famiglia. E scandalizzatevi ancora di meno, visto che a inventarlo e a porlo alla base del proprio pensiero patriottico e sociale è stato uno dei grandi padri d’Italia: Giuseppe Mazzini. È la tela su cui si distende il nuovo libro del giornalista, intellettuale e scrittore Francesco Borgonovo. Di lui avevamo in passato recensito due libri scritti a quattro mani (vedi La natura come risposta alla globalizzazione postumana e Islamofobia, il bavaglio alla libertà). Tutto suo, invece, è il recente Conservare l’anima. Manuale per aspiranti patrioti (Prefazione di Marcello Veneziani, Lindau, pp. 160, € 14,00, acquistabile anche qui), ricchissimo di citazioni che palesano lo sterminato studio dell’autore. Il volumetto nasce anche come reazione all’involuzione assunta dal mondo contemporaneo, in particolare in Occidente, dominato dal capitalismo neoliberista finanziario e globalista e dal pensiero unico politically correct della sinistra “progressista” e radical chic. Un mondo nel quale si sta via via sostituendo la tensione verso lo spirituale, la trascendenza e la metafisica, il nobile, il bello, il vero e il giusto, con l’ideologia capitalista fondata su materialismo e consumismo. Così, alla dedizione e alla gratuità dei saldi rapporti affettivi e umani subentra il mercato, per cui tutto ha un prezzo, compresi i nostri corpi (lo stiamo vedendo con l’attuale, presunta, “vaccinazione” anti Covid o con la mercificazione sessuale; leggi Il sesso sporco del neocapitalismo).
Lo spirito comunitario e solidale e i loro legami vengono sostituiti dall’isolamento atomistico, dall’individualismo e dal soddisfacimento onanistico di ogni desiderio/pulsione (gli esseri umani ridotti a povere «particelle elementari», secondo la stessa definizione di Michel Houellebecq). L’identità (personale, famigliare, nazionale), dall’indifferenziato («un mondo abitato da esseri umani meticci, senza differenze di cultura, nazionalità, abitudini alimentari, perfino di sesso»). L’attenzione per il prossimo, da un generico “amore” per chi è lontano e non vedremo né potremo mai aiutare. Il senso del dovere e della responsabilità, il dare e ricevere rispetto, l’onore, la parsimonia e l’abnegazione, dall’infantile, egoistica cultura del piagnisteo, per la quale si è tutti vittime di qualcosa di cui lagnarsi, nessuno è responsabile ed esistono solo diritti senza alcun vincolo verso gli altri e la società. Il coraggio, dal conformismo fatto passare per trasgressione e originalità. Il governo nato dalla partecipazione attiva alla politica da parte dei cittadini, dalla “governance” di poteri sovranazionali irresponsabili e inafferrabili. Tutto ciò che di nobile e forte conteneva il passato e la sua eredità, comprese la cultura e le grandi opere dell’arte e dell’ingegno, è travolto dall’«era della decostruzione» e del cancel culture.
In apparenza, assistiamo a un formalmente generoso, seppur astratto, ampliamento dei diritti, delle libertà e delle occasioni offerti agli esseri umani. Ma, avverte Borgonovo, la loro moltiplicazione, «per paradosso, ci rende via via più sottomessi alla tecnocrazia, alla burocrazia e alle regole di un mercato in cui – alla fine dei conti – sono i più forti, anzi i più ricchi, a trionfare. Nella società dove tutto è permesso, quasi nulla è possibile per chi non ha potere e soldi». Del resto, «l’ideologia liberal è una fusione perversa di capitalismo sfrenato e fissazione progressista per i diritti». Un’infausta unione nata coi movimenti culturali legati al Sessantotto tendenti a fare tabula rasa di tutto, suscitando un irrazionale odio iconoclasta dei giovani nei confronti del passato e dei suoi simboli, anche quelli più nobili, senza sostituirli con alcuna realizzazione positiva. Lo scrittore torna spesso sul tema del dono e della gratitudine, oggi in via d’estinzione; anzi, possiamo dire che esso è davvero il fil rouge dell’opera: «il neoliberismo osteggia la famiglia» proprio perché essa si basa su quei valori.
Che fare? Fin dal primo capitolo Borgonovo differenzia il difendere dal conservare. Quest’ultimo termine indica una posizione quasi spaventata e passiva; il primo un atteggiamento attivo. E, per salvare innanzitutto la nostra anima, cosa dobbiamo difendere? Lo indicano i titoli dei vari capitoli nei quali è suddivisa la pubblicazione: «la casa», «la famiglia», «il padre», «la madre», «la libertà» (l’autore sottolinea l’intensità dei termini “patria” e “madrepatria”, che includono in sé il maschile e il femminile, il cielo e la terra, l’aspirazione alla grandezza e la realtà territoriale). E cominciare dai piccoli gesti, quali essere da esempio per la famiglia e i figli, riaffermare che esistono solo due sessi e la loro splendida differenza, mangiare insieme a tavola conversando, rifiutare il cibo spazzatura, attestare sempre la propria identità, tenere vivi, soprattutto dentro di sé, i simboli che danno forza. In attesa di tempi nei quali le contraddizioni dell’attuale sistema di potere esploderanno e la verità verrà alla luce e sarà compresa pure dalle masse. Nel frattempo, basterà questo per non soccombere al nuovo totalitarismo imperante, che reprime violentemente ogni dissenso?
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Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 195, marzo 2022)