Il torneo da poco conclusosi in Qatar, e vinto dall’Argentina, sarà ricordato non soltanto per le gesta di Mbappé e Messi, ma anche per i danni ambientali, i morti sul lavoro e gli scandali. Come evitare “biscotti” e calci di rigore
Si è da poco conclusa la ventiduesima edizione della Coppa del mondo di calcio, una delle più controverse della sua storia sia per la sede scelta (il Qatar), sia per la stagione autunnale nella quale si è svolta. Ha vinto l’Argentina di Lionel Scaloni, che ha battuto ai rigori la Francia di Didier Deschamps nella drammatica ed emozionante finale tenutasi il 18 dicembre scorso nell’iconico stadio di Lusail. Il torneo qatariota, tuttavia, sarà ricordato soprattutto per i disastri ambientali, l’elevato numero di morti sul lavoro (vedi Mondiali di sangue ed ecoinsostenibili) e gli scandali che ha provocato. Ai tifosi nostrani rimane il rammarico di non aver potuto vedere ai nastri di partenza l’Italia, rocambolescamente superata dalla Svizzera nel girone di qualificazione e poi inopinatamente eliminata nei play off dalla Macedonia del Nord.
Nel dicembre 2010 il Consiglio della Fédération Internationale de Football Association (Fifa) – allora diretto da Sepp Blatter – decise a sorpresa di assegnare al Qatar i mondiali del 2022, suscitando una miriade di proteste (vedi La Coppa del Mondo: la timeline dei Mondiali della Vergogna in Qatar, in https://pallonateinfaccia.com). Nel 2014 il Sunday Times ha denunciato le manovre sospette di Mohamed bin Hammam – presidente qatariota dell’Asian football confederation (Afc) dal 2002 al 2011, poi squalificato a vita per corruzione – che avrebbe pagato vari esponenti della Fifa affinché scegliessero il Paese mediorientale come sede della ventiduesima edizione della Coppa del mondo (Mondiale in Qatar, il Sunday Times: “Fu comprato”, in www.gazzetta.it). Nel 2015, inoltre, la Corte federale di New York ha aperto un’indagine su sette membri della Fifa, accusati di corruzione e associazione a delinquere in merito all’assegnazione degli ultimi due mondiali di calcio (vedi Fifagate, nuove rivelazioni dagli Usa: Fbi indaga anche sui Mondiali in Russia e Qatar, in www.rainews.it).
Il programma televisivo Report ha recentemente svelato i loschi retroscena che avrebbero consentito all’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani di ottenere i mondiali del 2022, in cambio dell’acquisto di armi francesi e della squadra di calcio del Paris Saint-Germain (che nel 2011 è stata poi rilevata dal Qatar sports investments, una società controllata dal fondo sovrano del Qatar). Sembra, infatti, che nel novembre 2010 ci sia stato all’Eliseo un pranzo informale tra il presidente francese Nicolas Sarkozy, il capo della Union of European Football Associations (Uefa) Michel Platini e Al Thani, nel corso del quale si sarebbero definiti i termini della complessa transazione (vedi Mondiali, inchiesta Report fa luce sui rapporti Fifa-Qatar:”Mondiali e armi monete di scambio per l’assegnazione”, in www.eurosport.it). Ricordiamo, infine, il recente scandalo che ha travolto il Parlamento europeo, coinvolgendo – tra gli altri – la vicepresidente Eva Kaili, l’ex eurodeputato Antonio Panzeri e il sindacalista Luca Visentini, arrestati con l’accusa di aver intascato un cospicuo numero di tangenti e regali per condizionare le scelte dell’europarlamento in favore dell’emirato arabo (vedi Luca Pons, Qatargate, cosa è successo e chi sono i politici italiani coinvolti, in www.fanpage.it, e, in questo stesso numero di LucidaMente 3000, Rino Tripodi, Sinistropoli, il “diritto umano” dei borsoni pieni di soldi).
Il mondiale qatariota sarà comunque ricordato anche per le gesta di Kylian Mbappé e Lionel Messi, assoluti protagonisti dell’epica finale tra Argentina e Francia. L’attaccante transalpino si è spesso esibito in affondi velocissimi, dribbling irresistibili e gol spettacolari, vincendo la classifica dei cannonieri con 8 reti; il capitano albiceleste ha deliziato il pubblico con assist sopraffini e serpentine “alla Maradona”, venendo giustamente premiato come miglior calciatore del torneo. Un altro sorprendente protagonista di Qatar 2022 è stato il Marocco – egregiamente allenato da Walid Regragui – che ha dimostrato una buona organizzazione difensiva e una grande abilità nel contropiede, conquistando meritatamente un inatteso quarto posto. Hanno ben figurato, inoltre, anche Arabia saudita, Australia, Camerun, Corea del Sud, Giappone, Iran, Senegal, Tunisia e Usa che, ribaltando i pronostici, hanno vinto o pareggiato contro avversari più accreditati. Particolare simpatia ci hanno ispirato i calciatori iraniani, i quali – rifiutandosi di cantare l’inno nazionale nella prima partita – hanno inscenato un’originale forma di disobbedienza civile contro il regime degli ayatollah. Ci sono piaciuti, inoltre, anche i giapponesi, sempre disciplinati e combattivi, che sono stati tra i pochi a non esibire sul corpo orridi tatuaggi.
Qatar 2022 si è rivelato fallimentare per tante squadre blasonate (Belgio, Brasile, Germania, Inghilterra, Olanda, Portogallo, Spagna, Uruguay), nonché per molti dei campioni più attesi. Ha molto deluso Cristiano Ronaldo – sempre più narcisista e indisponente – che ormai è un calciatore a fine carriera, lento, impacciato, incapace di segnare se non su rigore: una brutta configura del goleador che un tempo deliziava il pubblico. Non ha convinto Neymar Junior, l’estroso numero 10 brasiliano, che tra infortuni e prestazioni altalenanti non è riuscito a incidere più di tanto sulle sorti della Seleção. Poco incisivo si è rivelato anche Harry Kane, che ha sbagliato il rigore del possibile pareggio nella gara dei quarti di finale persa dall’Inghilterra contro la Francia. Han fatto veder poco altresì i belgi Kevin De Bruyne e Romelu Lukaku, il gallese Gareth Bale, gli olandesi Frenkie de Jong e Memphis Depay, i polacchi Robert Lewandowski e Piotr Zieliński. gli uruguayani Edinson Cavani e Luis Suarez. Hanno invece giocato a un buon livello il croato Luka Modrić e il francese Antoine Griezmann, dimostratisi ancora una volta tra i più forti centrocampisti in attività.
Diverse partite ci hanno annoiato, perché per lunghi tratti si è assistito a un gioco statico, con troppi calciatori intenti a fronteggiarsi in trenta/quaranta metri di campo. Il tedio, inoltre, è stato amplificato dai commenti prolissi e dalle urla esagerate di molti telecronisti e opinionisti televisivi. Un calcio più divertente si è intravisto soprattutto nelle interminabili fasi conclusive dei match, oppure quando (come nella partita finale) una delle squadre ha dovuto attaccare a pieno organico per recuperare lo svantaggio. Ci ha esasperato l’atteggiamento tattico di Germania e Spagna, che si sono ostinate a praticare il monotono e controproducente “tiki-taka”, come pure ci ha infastidito la supponenza dello spagnolo Luis Enrique Martinez e dell’olandese Louis van Gaal, due allenatori convinti di poter vincere i mondiali senza schierare nella formazione iniziale nessuna punta centrale, in sintonia con quanto affermato da Pep Guardiola in un’intervista di qualche anno: «Non abbiamo un centravanti, perché il nostro centravanti è lo spazio» (vedi Josep Guardiola, in https://it.wikiquote.org)!
Escono ridimensionati dal torneo il trainer del Brasile Adenor Bacchi (in arte Tite, abile soprattutto… a ballare!) e quello del Portogallo Fernando Santos, dallo sguardo triste e sofferto. Il primo non ha saputo gestire il vantaggio dei verdeoro contro la Croazia, tardando nei cambi e consentendo così agli slavi di pareggiare in contropiede. Il secondo è andato in confusione nella gara persa dai lusitani contro il Marocco e non ha trovato soluzioni idonee a scardinare il fortino maghrebino. Sul piano tattico si è assistito al ritorno di un calcio più difensivistico, come ha giustamente osservato il giornalista sportivo Alberto Polverosi in un recente articolo: «In Qatar siamo passati dal guardiolismo al contropiede» (Il tramonto del guardiolismo, in Corriere dello sport, anno 98, n. 346, 16 dicembre 2022). Il campo, infatti, ha sconfessato gli assunti dei paladini del calcio a zona, maniacalmente fissati con l’“attacco degli spazi”, la “circolazione della palla”, il “falso nueve”, l’“impostazione dal basso”, il “pressing alto”, i “retropassaggi al portiere”, ecc.
Vorremmo – in conclusione – esprimere un’ultima considerazione critica: è mai possibile che, come già avvenuto in altri precedenti tornei calcistici (vedi Paraguay, ossia come sfiorare la vittoria finale senza giocare), anche in Qatar ben cinque partite della fase a eliminazione diretta siano finite con i tiri di rigore? È giusto che la Croazia – per il secondo mondiale di seguito – abbia superato ottavi e quarti di finale solo grazie all’abilità dei suoi tiratori dagli undici metri? Non si potrebbe adottare una regola più meritocratica per stabilire – quantomeno per gli ottavi, i quarti e le semifinali – quale squadra abbia diritto a passare il turno in caso di parità dopo i tempi supplementari? Non sarebbe più corretto – ad esempio – considerare i punti complessivi conquistati nelle gare precedenti (e, in seconda istanza, la differenza reti), obbligando così le squadre a schierare sempre la formazione migliore e a impegnarsi anche nel terzo incontro del girone eliminatorio, che invece viene spesso snobbato da chi è già qualificato, col rischio-biscotto? Il fair play, tuttavia, interessa poco alla Fifa, al vertice della quale oggi troneggia il cinico Gianni Infantino: l’audience, infatti, aumenta notevolmente durante i tiri di rigore e, quindi, chi gestisce i diritti televisivi non ha interesse a cambiare le regole del calcio in senso più meritocratico.
Giuseppe Licandro
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 205, gennaio 2023)